Cronaca

Emiliano: “Anche da Segretario rimarrò governatore della Puglia”

 

Se a vincere le primarie per la segreteria nazionale del Pd dovesse essere Michele Emiliano, la Regione Puglia potrebbe ben presto essere etichettata come “culla” di un’altro leader rivoluzionario. Infatti, dopo l’ex governatore Nichi Vendola, a suo tempo definito il “rivoluzionario gentile”, potrebbe essere il suo successore, Emiliano per l’appunto, a guadagnarsi l’appellativo di “rivoluzionario mite”. Però, a dare lo spunto di questa ulteriore rappresentazione dell’ex Primo cittadino barese, ora alla guida della Regione, non è (a differenza di Vendola) la sua azione di governo della Puglia, ma il programma contenuto nella mozione congressuale, presentata giovedì mattina a Roma, dallo sfidante pugliese del segretario uscente del Pd, Matteo Renzi. Mozione che lo stesso Emiliano ha definito come una “rivoluzione mite della sinistra italiana”. E così per Emiliano, dopo i precedenti appellativi di “Scheriffo” di Bari, “Buldozer” della politica pugliese e di “Mangiacozze pelose” di Puglia, ora è arrivato anche quello più nobile e meno plebeo di “rivoluzionario mite” del Paese. Emiliano, per presentare la propria mozione congressuale, ha scelto un circolo storico della sinistra romana, quello che un tempo era in via dei Giubbonari e che alcuni mesi fa è stato trasferito (dopo lo sfratto) nella vicina via dei Cappellari. Ed in questo locale di pochi metri quadrati a un passo da Campo dei Fiori, alla presenza più di cronisti e cineoperatori che di seguaci e militanti, il governatore pugliese ha esposto il  programma per il Pd che vorrebbe, lanciando quella che egli stesso ha definito come una “rivoluzione mite della sinistra italiana” e la piattaforma “Resistenza”, che qualcuno subito dopo non ha esitato a definire ironicamente come “Renzisenza”.  Ironia a parte, la piattaforma “Resistenza” di Emiliano ha le sue basi in una mozione contenuta in un fascicoletto di 18 pagine dal significativo titolo “L’Italia è il nostro partito”  e suddiviso in  dieci sezioni tematiche, oltre premessa introduttiva. Ma vediamo sommariamente i principali contenuti in esso esposti. Il Partito democratico, “nato per attuare i principi della Costituzione”, deve ripartire da un “grande progetto di coesione nazionale e sociale”, “riprendere in mano gli ultimi, quelli che non contano nulla, i milioni di italiani che sono in difficoltà, che si sono sentiti abbandonati. I milioni di giovani in cerca di un lavoro vero” e guardare alle periferie e non all’establishment. “Dobbiamo essere il partito di chi non viene più ascoltato”  ha affermato Emiliano durante la conferenza di presentazione, piegando: “Vogliamo parlare con tutti, in particolare con quelle persone che hanno più bisogno delle istituzioni perché da sole non ce 
la fanno”. Ed ancora: “Dobbiamo rimettere al centro il tema della partecipazione 
democratica, nel Paese e nel partito”. Partecipazione – ha poi spiegato lo sfidante pugliese di Renzi 
– “vuol dire prima di tutto passare dall’Io al Noi, essere un partito del popolo, aperto alla società”. No, dunque, al concetto “dell’uomo solo al comando”, e no al doppio incarico 
segretario-premier, una “sovrapposizione che ha prodotto molti danni”.   Concetti, questi, che si ritrovano nel testo della mozione. Italia, Europa, lavoro, scuola, diritti civili, Mezzogiorno, ambiente, welfare, cultura, risparmio sono i dieci capitoli delle proposte che il presidente della Regione Puglia (che, in caso di elezione a segretario del Pd, come da lui stesso precisato, non lascerà l’incarico) presenterà agli elettori dem nel corso delle prossime settimane e fino al prossimo 30 Aprile, durante la sua campagna propagandistica in giro per l’Italia a caccia di consensi fra i tesserati del Pd e non, nel caso arrivi, il successivo 7 Maggio, al ballottaggio. Sul lavoro Emiliano non ha risparmiato critiche al governo Renzi, proponendo la reintroduzione dell’articolo 18, la riscrittura dei voucher, il contrasto a ogni forma di impiego irregolare e una protezione sociale adeguata ai lavoratori della ‘economy on demand’. Per diminuire la disoccupazione e, quindi, aumentare i posti di lavoro, la sua ricetta è “ricominciare a fare politica industriale” in tutti i settori.  Sulla scuola, invece, Emiliano ha detto che se diventerà segretario del Pd azzererà, tranne la parte che riguarda le assunzioni, l’attuale normativa, “che va riscritta con gli insegnanti”, aggiungendo: “Abbiamo dato il segnale che non li consideriamo all’altezza di scrivere con il governo le leggi sulla scuola, si é sottovalutato il loro ruolo”. Sul welfare, per il governatore pugliese, si deve prevedere “una forma universale di sostegno al reddito” per chi non ha un lavoro “e vive in condizioni di povertà assoluta” e “rafforzare il sistema di protezione sociale per chi, anche se lavoratore, vive situazioni di disagio economico legate alla precarietà, alla 
genitorialità e alla non autosufficienza”. 
Sui diritti civili l’ex Primo cittadino barese dice sì alla legge sullo ‘Ius soli” (che é 
“folle confondere con la sicurezza”) e ad un pacchetto di proposte che comprenda anche norme sul testamento biologico, sul contrasto all’omofobia e la transfobia, e che introduca il reato di tortura. Sulla cultura, per Emiliano, “si deve passare dalla logica dei bonus, che riconducono ad una mera visione di giovane consumatore, a quella dei diritti”. Infatti, secondo lui, il contributo una tantum di 500 Euro ai neo diciottenni, voluto la scorsa estate dal precedente governo Renzi,  “é stato un flop” costato 290 milioni di Euro. Per cui, in questo settore, sarebbe meglio investire in misure strutturali e stabili “a cominciare dal finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni culturali e della gratuità di ingresso ai musei, ai monumenti, alle aree archeologiche a partire da chi studia”.  Dopo la presentazione del programma, Emiliano è passato agli annunci, affermando: “E’ finita l’epoca della rottamazione ed é iniziata l’epoca della ricostruzione, dell’amicizia e 
dell’armonia, assicurando di non provare alcun rancore nei confronti di Renzi (anche se, ha poi ironicamente sottolineato , “mi guarda con uno sguardo terribile”) e di voler riportare ‘a casa’ i transfughi Enrico Rossi e Roberto Speranza e dimenticando (chissà perché!) di citare anche Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani che della recente scissione del Pd sono stati forse i registi. A chi, poi, gli ha chiesto a chi, nel caso in cui nessuno dei candidati alla segreteria dovesse arrivare al 50%, darà il suo sostegno, Emiliano ha seccamente risposto: “Renzi e Orlando li rispetto, ma stanno entrambi nello stesso governo e hanno fatto il contrario di quello che é nel mio programma”. Però, “é ovvio che se nessuno arriva al 50% un accordo bisogna trovarlo e io sono disponibile ma senza arretrare sui miei principi programmatici”, aggiungendo: “se qualcuno pensa di fare accordi di potere con me si sbaglia”. La battuta finale Emiliano l’ha riservata al cronista che gli ha chiesto se riuscirà in una ‘remuntada’ in stile Barcellona, affermando: “Non so se c’é bisogno di rimontare, non sto tanto indietro”. Allora, se non occorre una rimonta e non sta neppure “tanto indietro”, per vincere occorre il sorpasso. Ma la corsa alla segreteria tra Emiliano, Renzi ed Andrea Orlando è appena iniziata e per lo sprint finale il traguardo è ancora lontano.

 

 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 10 Marzo 2017

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