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Gegè Gerson: “Enrico Cucchi nel mio cuore, ma questo Bari targato De Laurentiis tornerà in A”

Ieri dalla splendida location di Villa Rotondo a Bari, in occasione della trasmissione di ‘Barimania’ condotta dal giornalista Marcello Mancino che ieri festeggiava le sue 400 conduzioni televisive, prima dell’inizio della puntata stessa abbiamo realizzato un’intervista esclusiva all’ex biancorosso Gegè Gerson Cacapa, oggi allenatore e responsabile tecnico della Virtus Palese, società affiliata dell’Atalanta. L’ex biancorosso, brasiliano, ma con il Bari nel cuore, ex anche del Palmeiras, del Lecce e del Fenerbahce e di altri club stranieri, ha parlato a 360 gradi, commuovendosi quando si è parlato di un suo caro amico.

Sandro Tovalieri, ex Bari come ed attaccante che andava sempre a doppia cifra. Che ricordi hai di quelle stagioni ed in particolare del Cobra?

Sandro Tovalieri è un amicone, un romano verace, uno che si fa sentire anche in campo, allenatore già quando giocava. Per me e per il tifoso barese incarna l’essenza dell’attaccante, lui amava Bari ed amerà per sempre questi colori. Qua a Bari ha fatto benissimo insieme a Igor Protti, quei due li davanti, giocavano a memoria, avrebbero meritato una chance in Nazionale. Tovalieri, non solo si faceva trovare sempre al posto giusto, era leader e trascinatore, quando non segnava era nervoso ma dava l’anima in campo. Oggi giocatori che sudano sino al triplice fischio e sentono tantissimo la partita, se ne vedono pochi.

Giulio Mola ha anche scritto un libro, ‘Calcio e morti sospette’ e sempre più spesso si stanno sentendo notizie tragiche. Nel tuo Bari, ci fu una tragedia nel 1994, quando la promessa Erico Cucchi, da un neo interruppe bruscamente la sua carriera. Che ricordo hai?

Ci sono tante morti che fanno pensare però non entro nel merito. Di Enrico, posso dire che solo a sentirlo citato il suo nome mi viene la pelle d’oca. Eravamo amici, lo chiamavano ‘dinamite’ perché aveva un piede esplosivo e il vizio del gol, cosa insolita per un centrocampista di quei tempi. Si stava laureando, e agli allenamenti arrivavamo sempre insieme, lui aveva sempre il sorriso, incarnava l’allegria in persona. Lo porto sempre nel cuore, un ragazzo che aveva giocato anche nell’Inter, meritava un’altra sorte.

Un argomento più leggero e che ti metterà di buon umore. Pensi che il miglior Bari stagionale visto contro la Nocerina potrà ripetersi contro il Portici in trasferta?

Si, naturalmente l’ho visto. Giocare davanti ad uno stadio così che sta esponendo una fantastica coreografia e segnare dopo cinquanta secondi, che dire sembra una favola. Una cornice del genere non può stare in serie D. Bravissimo Cornacchini a tenere unito questo gruppo e la società che gli ha messo a disposizione un ottimo gruppo. Non è mai semplice comunque ed il Portici non regalerà nulla. Devono però continuare con questo piglio ed arriveranno le soddisfazioni.

Chi ti ha impressionato maggiormente deli Under, per te che lavori con gli Allievi e giovanissimi?

Si vedo tutti giorni ragazzini che sognano di vestire la maglia del Bari e di arrivare nelle massime categorie. Anche se poi, non tutti riescono a realizzare il grande sogno, e magari si fermano massimo in LegaPro. Nel Bari, però, c’è il portierino Davide Marfella che ha subito quattro gol ed ha parato due rigore, oltre a dimostrare di saper stare in campo, senso della posizione e infonde sicurezza al resto del reparto nonostante la sua giovanissima età. Mi hanno sorpreso anche Piovanello, Turi, però tutti a dover di cronaca aiutati da giocatori più esperti e veterani che hanno spsoato il progetto della famiglia De Laurentiis e seguono il tecnico in tutto, questi particolari fanno la differenza.

Un’ultima pillola sulla finale del superclassico che si disputerà domenica a Madrid tra Boca e River Plate, il tuo parere e se ci sveli per quale squadra tifi oltre al Bari?

Sulla finale dico che sono estremamente dispiaciuto perché dopo quello successo si sarebbe dovuto sospendere. Però la COMMEBOL, ha deciso così e le società si dovranno adeguare. Questa scelta è penalizzante soprattutto per i bimbi che crescono in strada ed i genitori fanno di tutto per portarli a vedere la finalissima. Tifo che vinca il migliore e che sia una giornata di sport, alla fine si sarebbe a quel punto giocare anche in Italia. Oltre al Bari, tifo per la squadra dove sono nato, Palmeiras. Quest’anno ci siamo fermati ad un passo dalla finale della Coppa Libertadores e vinto il decimo campionato Paulista. Palmeiras e Bari sono molto simili, per tifo molto caldo e chissà che il mio Bari acquisito dalla da Luigi De Laurentiis potrà vincere altri trofei, oltre alla Mitropa Cup che sollevammo tanti anni fa, quando ero ancora calciatore.

Marco Iusco

 


Pubblicato il 7 Dicembre 2018

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