Cultura e Spettacoli

Il dolore del sovrano si fa sussurro

Nell’estate di due anni fa nel cortile del Castello veniva allestito “Io so che a me bambino”, dall’Enrico IV di Pirandello (riduzione di Ettore Catalano), una produzione Gruppo Abeliano con Antonio Salines, diretto da Vito Signorile. Nella circostanza il gioco del teatro nel teatro e la solitudine del protagonista assumevano una naturale enfasi, conseguenza indiretta di una vasta quanto potente scenografia accompagnata da proiezioni. Quasi due anni dopo, con un cast rinnovato, la stessa produzione è tornata in scena nella struttura di via Padre Kolbe. Ed ecco quel gioco e quella solitudine di cui prima vestirsi d’un colore diverso, più intimo, struggente, quasi pregno di pudore. Se nel primo caso, per via del carattere ‘vistoso’ delle cose, un popolo di uomini ingannati può facilmente, identificarsi in un anonimo aristocratico che un caso sfortunato e una singolare disposizione del pensiero consegnano alla follia, nel secondo caso ciò non avviene, poiché lo stesso dramma sembra svincolarsi dalle mani della turba dei delusi per andare in cerca di quell’aristocratico come a volergli annullare la maschera inespressiva ed assegnarli un volto. Ovvero come scendere da un grido di dolore ad un sussurro mesto,  ugualmente grandioso. Quale potenza Antonio Salines. Almeno venerdì, ma pensiamo lo stesso per ogni replica, non c’è stata sua uscita di scena non accompagnata da applausi. Un applauso che dava di inchino, quel gesto di deferenza dovuto ad ogni sovrano, anche nella finzione, anche nella pazzia. Un acuto personale incastonato in un successo collettivo. Signorile cerca fra luci e costumi quel ‘raccoglimento’ che per forza di cose mancò al Castello. Lo trova e la differenza si sente : il dramma è più vibrante. Ben diretti, orbitano intorno a Salines i bravi Tina Tempesta, Enzo Vacca, Mino Decataldo, Roberto Corradino, Stefania Bove, Francesco Lamacchia e Michele Stella. Tutto il resto lo fa la parola del Maestro, una parola, ci faceva osservare Salines a fine spettacolo, che suona musicale e poetica soprattutto là dove non te l’aspetti, sì che essa ti coglie di sorpresa e ti seduce. E ti seduce per questa sua forza discreta, irresistibile, che fugge il narcisismo… A questo punto ci è tornata memoria dell’intransigenza (documentata) con cui Pirandello raccomandava agli interpreti che alcuna parola dei suoi testi venisse mutata o omessa. Come dargli torto? – Prossimo appuntamento al Nuovo Abeliano, venerdì 7 febbraio con ‘Lysistrata, una produzione Astragali che nasce dalla scrittura teatrale di Benedetta Zaccarello e di Fabio Tolledi, il quale firma anche la regia. Lo spettacolo si interroga  e interroga la platea sul tema della guerra e del piacere carnale. Come è noto Lysistrata, protagonista dell’omonima commedia di Aristofane, è colei che mette fine alla sanguinosa guerra del Peloponneso convincendo tutte le donne ateniesi a proclamare uno sciopero del sesso per costringere gli uomini a deporre le armi.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 4 Febbraio 2014

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