Cronaca

Il Manovale: la prima micro torrefazione artigianale locale

 

Una giovane scommessa Made in Puglia. Nasce a Turi nel 2019, grazie a un team di professionisti del settore, che dopo l’esperienza aziendale con Saicaf, ha scelto di investire le proprie competenze in un’esperienza all’insegna della dedizione e della qualità. La micro torrefazione artigianale si pone come un esperimento volto a portare nel nostro territorio un approccio già diffuso nel resto del mondo mettendo al centro l’intelligenza e il lavoro dell’uomo. Il Manovale, l’artigiano del caffè, acquista le materie prime coltivate in piccole fattorie del Brasile, Costa Rica, Guatemala, Etiopia, Ruanda, Indonesia, che possano rispettare determinati criteri di qualità. La miscelazione è poi personalizzata su richiesta del cliente, dando così la possibilità ai bar di vendere un caffè a marchio loro. Ad argomentare le vincenti dinamiche aziendali è Monica Tarricone, direttrice della comunicazione del Manovale.

Monica, quali riflessioni e circostanze vi hanno portato a pensare di investire nel settore della torrefazione?
“Abbiamo tutti un’importante esperienza lavorativa in una torrefazione locale, ma di stampo industriale. Grazie alla formazione professionale e alla nostra curiosità personale abbiamo scoperto la realtà del caffè artigianale e quindi delle micro torrefazioni, un fenomeno da anni diffuso in tutto il mondo con il nome di third wave of coffee ma in Italia ancora poco conosciuto. Perciò abbiamo intravisto la possibilità di portare qualcosa che fosse nuovo per la nostra terra e allo stesso tempo consolidato nel mondo.”

Qual è il punto di forza del Manovale?

Pur proponendo un prodotto di rottura rispetto al mercato, il nostro vero punto di forza è mettere al centro l’uomo, il professionista, perché anche la migliore materia prima può essere rovinata da chi non sa come esaltarla al meglio. Per questo abbiamo scelto di chiamarci Il Manovale: è la mano dell’uomo che – mossa da studio ed esperienza – è in grado di raggiungere la qualità, dalla raccolta del frutto fino all’estrazione in tazza.”

Come si comunica il caffè nell’epoca della rivoluzione digitale?

“Su questo punto abbiamo la possibilità di sperimentare qualsiasi tipo di contenuto e di stile, visto che la comunicazione sul prodotto è molto piatta e fondata quasi sempre sugli stessi concetti. Noi usiamo tutti i canali possibili soprattutto per informare ed educare per quanto ci è possibile alla cultura del buon caffè.”

A chi sono rivolti i vostri prodotti?

“Il nostro cliente ideale, Il Manovale, è il titolare di un bar o comunque un professionista del settore con la consapevolezza di dover offrire qualcosa di unico per poter creare una clientela stabile. Molti fanno la gara del prezzo abbassandolo sempre di più, prima di rendersi conto che è una strategia a perdere nel medio termine. Proporre qualità, e saperla raccontare, è in tutte le filiere dell’Ho.Re.Ca. un investimento che paga.”

Cosa apprezzano i vostri clienti all’estero?

L’italian sounding è ancora un fattore di attrazione fortissimo all’estero, ma di certo non basta per una collaborazione continua. Tutti i nostri clienti fuori dal territorio nazionale hanno un canale dedicato esclusivamente a loro, con il quale possono ricevere feedback immediato su qualsiasi criticità, annullando le distanze.”

Quanto è importante la Puglia nel vostro progetto?

“Amiamo la nostra terra al punto da voler restare per dare il nostro contributo nel nostro piccolo, con innovazione, idee e competenze. Abbiamo portato qui i migliori professionisti del settore, tra cui anche la campionessa mondiale di Latte Art, proprio perché i pugliesi possano avere la migliore formazione senza doversi spostare. Ma anche per far conoscere ai nostri ospiti tutte le meravigliose realtà e opportunità che abbiamo qui.”

I prossimi passi del Manovale?

“La richiesta da parte dei privati sta diventando sempre più forte, quindi stiamo mettendo online il nostro sito e trovare dei partner che ci permettano di poter vendere anche al pubblico.”

Con 35.000 kili di caffè tostati solo nel primo anno, circa venti caffetterie sparse per Bari e provincia, e clienti anche in Germania, Grecia, Svezia e prossimamente Stati Uniti, la pandemia ha rallentato una crescita potenzialmente esplosiva. I giovani manovali hanno le idee chiare, e sono riusciti a resistere anche al lockdown. “Sin dai primi giorni era evidente che bar e ristoranti sarebbero stati gli ultimi esercizi commerciali ai quali sarebbe stato concesso aprire” racconta Gianluca Lavacca, torrefattore e trainer de Il Manovale “ma per fortuna alla riapertura, le persone hanno avuto subito voglia di gesti che rientrassero nella normalità, come bere un espresso al bar, e dunque i consumi stanno crescendo gradualmente”. Del resto il caffè, con la sua tradizione, non può e non deve essere considerato solo un prodotto di consumo. Il caffè porta con se’ una simbologia che attraversa la sfera della ritualità, della socialità ma anche e soprattutto dell’artigianato. La tendenza alla rottura con l’industrializzazione è uno dei punti di forza de Il Manovale. L’originalità di questo giovane progetto inverte le prospettive aziendali, e le porta da un sistema basato sulla catena di montaggio a un sistema circolare che vede l’uomo come punto di partenza e punto d’arrivo, dal coltivatore al barista. Una visione ancestrale e allo stesso tempo avanguardistica che ha scelto la Puglia e i suoi professionisti per una forma di imprenditoria liquida che azzera le distanze valorizzando l’uomo, il prodotto e la nostra terra.

 

Federica Muciaccia


Pubblicato il 29 Settembre 2020

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