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“Il mio gol al Padova, la promozione con il Bari e l’amicizia con Gigi Sala”

“A Bari ho vissuto stagioni memorabili, cinque gol ma anche una promozione che porto sempre con me e la fortuna di aver giocato con tanti campioni, da Igor Protti, Flachi, Nicola Ventola, sono stato anche capitano in ‘B’ e poi non dimenticherò mai il gol al Padova nella prima annata. Legai tantissimo con Gigi Sala, eravamo compagni di reparto e di stanza, e l’ho sentito tre ore fa, si ricorda volentieri assieme ancora quei tempi in biancorosso, a prescindere dai progetti odierni”, un passaggio chiave e che evidenza quanto sia rimasta nel cuore di Roberto Ripa, il Bari. L’ex calciatore, di ruolo difensore col vizio del gol, ben venti gol tra serie A e B, e la sua ultima partita disputata con la Fiorentina, aveva 36 anni, quell’ultima stagione conquistò l’ennesima promozione dalla B alla A. Ripa ha indossato le maglie della Bibbienese, Motevarchi, Arezzo prima di passare alla Fidelis Andria di Guido Angelozzi per un triennio, e poi è passato a giocare rispettivamente con l’Udinese, Bari, Perugia, con la Ternana ed ha archiviato la sua carriera con la Florentia Viola poi ritornata ACF Fiorentina (l’anno successivo), dove ha ricoperto in seguito il ruolo sia di club & team manager. E sino allo scorso anno ha collaborato anche con l’Udinese Calcio.

Ad Andria con il Ds Guido Angelozzi hai realizzato dodici reti in tre stagioni, facendo molto bene anche in B soprattutto nell’annata 93/94 quando sfidaste il Bari. Quali ricordi conservi?

Nella mia carriera ho sempre avuto il vizio del gol ed anche con la maglia dell’Arezzo prima di arrivare alla Fidelis Andria, segnai un gol. Si nella mia prima esperienza pugliese c’era il direttore Guido Angelozzi, il quale allestì una squadra molto forte con un il compianto tecnico, Mario Russo che ci portò alla promozione in B, da quella che era ancora chiamata C1. Dopo una salvezza relativamente tranquilla nella mia ultima stagione segnai ben sei gol, sotto la guida tecnica di un grande tecnico quale Attilio Perotti ed arrivammo al nono posto, a quattro punti dal quarto e quinto posto che ci sarebbe consentito di giocare lo spareggio promozione. Quello del 93/94 fu un campionato strepitoso sotto tutti gli aspetti e fummo capaci di pareggiare contro il Bari di Sandro Tovalieri e Bigica, per ben due volte: all’andata Tangorra portò il Bari in vantaggio noi pareggiammo con Masolini, a ritorno fu 0-0 ma anche lì una partita combattuta tra due squadre che volevano la vittoria del derby. In difesa con me in quella Fidelis, c’era anche un grande tecnico, Davide Nicola che avete apprezzato a Baro”.

L’anno successivo sei passato all’Udinese con la quale conquistasti la promozione con Galeone. L’anno dopo aver iniziato con i bianconeri, sei approdato al Bari, senza però riuscire a centrare la salvezza nonostante in squadra avevate, un grandissimo bomber, Igor Protti. Il tuo ricordo in merito.

Sono molto legato all’Udinese Calcio per aver fatto un altro tipo di percorso, da supervisore tecnico fino a giugno scorso. Da calciatore anche sono stato benissimo perché con quella squadra ho fatto il mio esordio in ‘A’ contro il Milan di Fabio Capello, esattamente il 10 settembre 1995 perdendo 1-2 e ricordo che subentrai a dieci dalla fine, anche se il Divin Codino Roberto Baggio ci castigò ad una manciata di minuti dal triplice fischio. Quanto alla prima stagione in bianconero, iniziammo con Fedele che dopo una decina di giornate fu sollevato dall’incarico e subentrò Giovanni Galeone, un maestro di calcio che ci motivò e trascinò alla conquista della promozione ed un ottimo secondo posto. A Bari arrivai perché fortemente voluto da Beppe Materazzi. Soltanto che dopo tre giornate il tecnico che mi aveva voluto fortemente nella partita persa in casa contro la Sampdoria, fu sollevato dall’incarico. Iniziamo malissimo con Fascetti, ma cercammo subito di svoltare e nonostante ci togliemmo diverse soddisfazioni nel corso del campionato, come in quella serata contro l’Inter per 4-1 con un formidabile Igor Protti che realizzò una doppietta. Su Protti che quell’anno divenne capocannoniere a pari merito con Beppe Signori, aggiungo che avrebbe meritato la convocazione in Nazionale, più di altri, ma fa parte del calcio. Retrocedemmo con una squadra davvero forte. In quella stagione segnai anche il mio primo gol in ‘A’ contro il Padova, grazie ad una punizione dalla ¾ di Igor Protti, riuscì ad anticipare l’ex Andria e Juve, Nicola Amoruso e segnai il gol del vantaggio, al quale replicò Igor Protti qualche minuto dopo”.

Vi siete riscattati l’anno dopo conquistando la promozione, trascinati da Klas Ingesson. Raccontaci anche della tua amicizia con Gigi Sala e dell’anno successivo invece, quando sei stato ceduto se nutri qualche rimpianto.

Premetto che ho grande stima di mister Fascetti; lui era uno che parlava poco ma che si faceva allo stesso tempo sentire con gesti e con le sue spiegazioni e disamine perfette. Non eravamo partiti bene nel campionato cadetto, anzi prima del derby di ritorno contro il Lecce se non avessimo vinto quella partita saremmo sprofondati in una zona calda. In squadra c’era gente come Flachi, Marco Di Vaio. Nicola Ventola, quest’ultimo davvero fortissimo. Io non partì titolare, feci il mio debutto contro il Chievo e poi daccapo in panchina. Alla vigilia della gara contro l’Empoli, ottava di campionato, il mister mi prese in disparte e disse: ‘Roberto sei pronto?’ ed io risposi che non aspettavo altro, vincemmo 5-0 contro la squadra toscana, disputando una partita perfetta. Ma la partita che diede il là alla nostra cavalcata fu Lecce-Bari, il 6 aprile del ’97, vero Klas grande campione fece doppietta, ma tutto il gruppo rispose con grande orgoglio, supportati dai nostri tifosi ed inanellando una serie di vittorie consecutive che ci proiettarono lì ai piani alti della classifica. La promozione la conquistammo, tuttavia, all’ultima partita contro i Castel di Sangro, in uno stadio gremito con 55 mila e più spettatori, rappresenta ancora ad oggi, quella partita, uno dei ricordi più belli della mia carriera. Ho legato tantissimo in quegli anni, con Gigi Sala ad oggi un fratello che ho sentito qualche ora prima di questa intervista; ricordo che qualche tifoso ci confondeva, eravamo compagni di stanza, e nell’annata della B, divenni anche capitano. In estate, invece, mi aveva contattato il Genoa di Perotti che mi voleva ad ogni costo, però non andò in porto la trattativa e rimasi a Bari, salvo essere comunque ceduto qualche tempo dopo. Anche nell’ultimo frangente della mia esperienza con il Bari in ‘A’, nonostante stessi giocando poco, segnai un gol alla Lazio sugli sviluppi di un corner e corsi di gioia verso la panchina ad abbracciare Sordo perché gli avevo detto che se fossi entrato, avrei fatto gol e così avvenne, era un bel gruppo e sono felice di averne fatto parte, ma non ho rimpianti”.

A Perugia hai vissuto altre stagioni intense, con grandi tecnici da Castagner, Boskov e Carletto Mazzone. Dicci la tua.

A Perugia ho giocato con Marco Materazzi ed altri campioni. Come tecnici, ho avuto Castagner e poi Boskov con il quale conquistammo una salvezza rocambolesca in virtù della classifica avulsa, nonostante la sconfitta all’ultima giornata con il Milan che vinse lo scudetto. L’anno dopo, partimmo subito con la ‘Coppa Intertoto’, dopo una tournee in Giappone ed una sola settimana di riposo, riuscimmo a salvarci, ancora una volta facendo vedere anche un buon calcio, cito giusto un nome oltre Materazzi, già citato, il giapponese Nakata, tra i nipponici più forti di sempre”.

Hai concluso la carriera con la Florentia Viola, assieme a due grandi giocatore come Angelo Di Livio ed anche con un giocatore barese, Martino Traversa. Il ricordo di quella tua ultima stagione con i viola che vi vide protagonisti di un doppio salto fino alla massima serie.

Lì abbiamo disputato la vecchia C2;un campionato straordinario con giocatori molto forti che erano di una categoria superiore ma soprattutto prima che compagni di squadra sono grandi uomini. Hai menzionato due grandi giocatori, il primo Angelo Di Livio che ha fatto parte in pianta stabile della Nazionale italiana e vinto tantissimo anche con la Juve, e poi Martino Traversa, anche lui ha disputato una carriera di prestigio, esordito a 17 anni col Bologna in A, ma è anche un amico che ho sentito qualche settimana fa. Gli allenatori di quella Fiorentina furono inizialmente Pietro Vierchowod che poi fu sollevato ed Alberto Cavasin, il quale ci condusse alla doppia promozione. Sono contento di essere tornato a Firenze da club e team manager, c’era stata la possibilità anche di tornarci piuttosto di recente (non ha specificato il periodo, ndr), con altro ruolo ma non si è fatto più nulla. Ringrazio però anche l’Udinese Calcio per avermi dato l’opportunità di collaborare sino a giugno scorso grazie ad un grande Ds, Daniele Pradè che ringrazio pubblicamente”.

Un’ultima battuta sul Bari, targato Luigi De Laurentiis.

La famiglia De Laurentiis fa calcio ad altissimi livelli da diversi anni e dall’anno scorso ha iniziato col botto anche a Bari. Seppur a distanza, ho visto che anche quest’anno hanno fatto grandi investimenti ed adesso attendono di capire quale sarà il finale di stagione. Sono sicuro che potranno portare Bari nei palcoscenici più ambiti che merita la piazza barese. Ad oggi nonostante mi occupo di un progetto importante in un altro settore come quello della nutrizione, seguo il calcio a 360° e la piazza barese non potrò mai dimenticarla”.

Marco Iusco

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Pubblicato il 8 Maggio 2020

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