Cultura e Spettacoli

Il non-segreto del Maestro

Lunedì scorso, nel Salone degli Affreschi, Vito Reibaldi suonava alcuni preludi e ‘immagini’ di Claude Debussy a conclusione di una giornata di studio dedicata al compositore francese organizzata dal Centro Studi Il Salotto Delle Arti e dall’Associazione Comunicazione Plurale. Per precedenti da disco e da concerto ricordavamo del Maestro armonie incantevoli. Le abbiamo ritrovate all’Ateneo  venate però da un sentimento inquieto. L’idea che ad ispirare un’architettura musicale possa concorrere un motivo criptico non è di quelle che si metabolizzano alla svelta. Sapevamo di Mozart e di pretesi messaggi massonici mimetizzati all’interno di partiture celeberrime. Non sapevamo invece che Debussy fosse un Rosacroce. Il convegno di tre giorni fa toccava anche questo – inatteso – aspetto. Debussy, dunque,  non solo esponente del simbolismo ma pure iniziato a misteri esosterici? A giudizio di uno dei relatori (Claudio Mazzucco, Gran Maestro dell’Ordine della Rosa Croce AMORC di Lingua Italiana) non esistono dubbi in proposito. Alla luce di queste rivelazioni, comunque da considerare con prudenza, la fruizione di un Autore può non essere più lo stessa. Per esempio, come rileggere il Faust pensando che Goethe fece parte della Setta degli Illuminati di Baviera? E chissà cosa si nasconde nel sorriso della Gioconda, se è vero che Leonardo fu il dodicesimo Gran Maestro del Priorato di Sion. Se poi il Canova fu un Neotemplare, nel suo Le Tre Grazie si potrebbe nascondere il segreto della quadratura del cerchio… Tra serio e faceto si potrebbe andare avanti così per pagine e pagine. Torniamo a Debussy. Nel corso dello stesso convegno Andrea Malvano, cattedratico dell’Università di Torino, in una brillante relazione su una possibile società dell’esoterismo musicale, si è soffermato sull’esoterismo dell’ascolto nella musica di Debussy. Lo ha fatto con grande competenza e nei termini di una lezione, illustrando al pianoforte le ragioni (e le non ragioni) di certe costanti e di talune ‘stranezze’ presenti nelle pagine del Nostro. Assai suggestive a tale proposito le proiezioni di alcuni spartiti,  accessibili quanto le pagine dei papiri di Tutankamon e proprio per questo fascinosi, capaci di suggerire fantasie intriganti. Ma la realtà delle cose è diversa. Nella complessità della musica di Debussy non vanno cercati segreti di gelosa custodia e riservati a un’élite di iniziati, bensì la necessità di individuare – attraverso mirate scelte compositive – altra élite, quella composta dai pochi (i veri Iniziati) capaci della giusta disposizione d’animo, propedeutica ad un ascolto ‘altro’, scevro da pregiudizi, libero e spiritualmente ‘formativo’. Come tale, un ascolto non partecipabile, pur con tutta la migliore volontà, all’uomo della strada. Vogliamo chiamarlo ‘segreto’?

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 1 Novembre 2012

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