Cultura e Spettacoli

Il ricordo di Gianni Colajemma e i riflessi della pandemia sul teatro

Rompe il silenzio dopo un certo tempo. E’ rimasto scosso dalla morte del suo fraterno amico Gianni Colajemma, molto più che un semplice collega. Parliamo di Pinuccio Sinisi, bandiera del teatro dialettale barese. Il Quotidiano lo ha intervistato.

Sinisi, lei conosceva molto bene Colajemma, che idea ne conserva?

“Non amo parlarne troppo, perchè mi rinnova il dolore, enorme. Una perdita gravissima sia per quello che riguarda l’amicizia, ma anche per la colleganza. Lo definisco un sincero fratello”.

Avete lavorato assieme…

“Ne ho sempre apprezzato la caparbietà, la grinta, la professionalità sul palcoscenico, dove ha dato il massimo. Ci vedevamo ad Antenna Sud ed è andato via così, in poco tempo”.

Colajemma nutriva profonda devozione per San Nicola, vero?

“Pensi che è andato persino in pellegrinaggio a Myra e quando è tornato gli ho chiesto come è la Turchia. Lui ironicamente mi ha risposto che la Turchia è a Bari, e che nella reale Turchia non c’è neanche una carta a terra al contrario di Bari. Di San Nicola sapeva tutto, informatissimo”.

E’ un periodo brutto viste le tante perdite nel teatro dialettale di Bari…

“Un anno orribile, da poco è morta pure Rachele Viggiano. Sono scosso”

Parliamo di pandemia e riflessi su cultura e teatro, come ve la passate?

“Un momentaccio. Lasci da parte me che ho una pensione e me la cavo, ma c’è chi non può mangiare. Siamo stati dimenticati. Nell’ antichità i morti si seppellivano fuori dal contado, lo stesso succede oggi, siamo i reietti. Eppure la cultura è importante, aiuta a crescere, chi ha studiato non si beve tutto. Una società colta cammina con la schiena dritta senza chiedere nulla a nessuno, ma spesso i potenti hanno paura di un popolo istruito, vogliono una massa ignorante per dominarla e controllarla a proprio agio. Fa comodo”.

Bruno Volpe

 


Pubblicato il 19 Giugno 2021

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio