Cultura e Spettacoli

Il temerario coraggio di Sara

La crisi del teatro ha segnato la fine delle grandi compagnie. Oggi si preferisce prendere uno Shakespeare, per esempio, e adattarlo a tre, quattro interpreti. Non bastasse e ancora per ragioni di cassetta, molti teatranti tendono a scrivere il testo e a interpretarlo autodirigendosi. Insomma, chi va in scena, ora, gode di più spazio e attenzione, grazie anche alla potenza dei social. Insomma, va sparendo la figura del teatrante-Carneade. In passato, quanti ce n’erano. Figure anche talentose ma senza fortuna, costrette a ricoprire ruoli di terzo piano, gente che faceva solo ‘massa’ all’interno dei grandi allestimenti. ‘Soldati’ del palcoscenico di cui resta un’eco sbiadita a caratteri minuscoli in fondo ad una locandina e dei quali invano si cercherebbe una scheda su Wikipedia. Prendi per esempio una Sara Agrò. Di costei sappiamo qualcosa solo grazie ad un passaggio in ‘Edda’ (Mondadori, 1993), un libro di Antonio Spinosa sulla figlia del Duce. Costei faceva parte della compagnia Pica-Turco, che il 5 e il 6 febbraio 1941 risultava alloggiata presso l’Hotel Imperiale di Bari. In quelle due sere l’attrice “disse alla polizia politica” d’essere stata “ripetutamente insidiata” da due grossi personaggi pubblici “ma non cedette loro. Per questo fu espulsa dall’albergo e presentò un esposto in merito all’accaduto”. Chi erano i due che insidiavano l’onore di Sara Agrò ? Due pezzi grossi del regime : Galeazzo Ciano e Alessandro Pavolini, il primo Ministro degli Esteri, il secondo Ministro della Cultura Popolare… Ciano e Pavolini, che  sono a Bari in procinto di imbarcarsi per la Grecia, sul cui ‘bollente’ fronte di guerra è richiesta la loro presenza, hanno preso alloggio proprio all’Hotel Imperiale. Nella hall del grande albergo i due ministri fanno conoscenza col cast della Pica-Turco. Entrambi mettono gli occhi sulla Agrò che ‘insidiano’ con insistenza : omaggi floreali, pressanti inviti a cena… Sara respinge fiori e cene, lei non è tipo da una-botta-e-via. Chissà, si lascia scappare qualche parolina di troppo e quelli – che possono tollerare rifiuti solo dai pochissimi più in alto di loro – non gliela perdonano. Ciano  convoca il direttore : O caccia la Agrò oppure finisce al confino. Il direttore non esita. Mezz’ora dopo Sara è alla porta dell’Hotel ; nessuno della compagnia ha osato intercedere in suo favore. Sara Agrò, tuttavia, ha coraggio da vendere. Prim’ancora di cercarsi un altro albergo si reca a denunciare il fatto in Questura. Qui, evidentemente, non si limita ad accusare un direttore per ingiustificata espulsione. Se la faccenda viene rimessa alla sezione politica è segno che sono venuti a galla nomi che scottano… Il resto tocca immaginarselo. La temeraria viene ammonita : Non sarà accolta nessuna denuncia e acqua in bocca con tutti, pena l’apertura di un fascicolo a suo nome quale ‘potenziale antifascista’… La beffa oltre al danno. Ma cosa sperava Sara appellandosi alla Giustizia in tempi come quelli e a danno dei più alti papaveri del paese ? Resta comunque la soddisfazione di un gesto impunito di ‘dissidenza’ il quale nel suo piccolo annunciava la fine che attendeva gente come Ciano e Pavolini e il sistema di cose che ne giustificava la tracotanza.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 7 Aprile 2020

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