Cronaca

La partita dei nomi dei candidati a sindaco di Bari è tutta da giocare

 

 

L’antico detto “Se Atene piange, Sparta non ride” potrebbe essere utilizzato a Bari per fotografare lo scenario politico locale in vista delle prossime amministrative. Infatti, sostituendo i nomi delle due città greche con quelli dei contrapposti schieramenti politici, si sintetizzerebbe l’attuale situazione politica barese che sarebbe sommariamente così descritta: “Se il centrodestra piange, il centrosinistra non ride”. In effetti, attualmente, il quadro politico del capoluogo non potrebbe essere meglio rappresentato, poiché entrambi gli schieramenti si presentano in una situazione di totale confusione, sia sul piano delle aggregazioni con le formazioni politiche minori, sia soprattutto per l’individuazione del nome da sostenere come candidato sindaco. E ciò nonostante manchino pochi mesi al rinnovo dell’assemblea cittadina ed all’elezione del nuovo sindaco. Fino a qualche giorno fa, con l’elezione a segretario provinciale del Pd di Ubaldo Pagano, pareva che nella coalizione di centrosinistra almeno per il nome del candidato sindaco non avrebbero dovuto esserci più problemi, visto che la vittoria interna al Pd in Terra di Bari di un uomo imposto dal sindaco uscente, Michele Emiliano, avrebbe facilitato la candidatura a primo cittadino di Antonio Decaro, che è la figura politica scelta dallo stesso Emiliano come suo successore, con l’evidente obiettivo di cercare di perpetuare sulla città la propria rete clientelare e di potere, organizzata e consolidata nei suoi dieci anni di mandato. Una rete, questa, indispensabile al sindaco Emiliano per poter conseguentemente sperare di essere candidato alla guida della Regione ed essere, quindi, eletto. Però, alla luce dei  risultati emersi domenica scorsa dal voto degli iscritti al Pd di Terra di Bari, per eleggere i delegati al congresso nazionale del partito, si evince che la neo corrente renziana, capeggiata nel barese da Emiliano, è tutt’altro che maggioritaria all’interno del Pd locale, per cui la quasi scontata candidatura a sindaco di Decaro alla fine potrebbe non essere così certa. Anzi, qualche esponente di rilievo dell’area cuperliana del Pd (che in Puglia, ed a Bari in particolare, significa area D’Alema) ha già fatto presente che candidato sindaco del capoluogo dovrà essere un nome gradito anche all’altra metà del Pd barese e non soltanto a quella che si richiama al sindaco uscente. Una sottolineatura che già sottintende forse il non gradimento di Decaro e, quindi, la necessità di individuare un altro nome su cui puntare. Un nome che evidentemente potrebbe essere scelto con le primarie, o non essere necessariamente un esponente del Pd, ma espressione della società civile. Come dire che la partita per l’individuazione del candidato sindaco di centrosinistra è aperta ed è tutta ancora da giocare. Ma se la situazione per la scelta del nome da candidare a sindaco è in alto mare nel centrosinistra, sul fronte opposto è verosimilmente ancora peggio. Infatti, nel centrodestra barese il quadro politico è ancora più confuso di quello presente nel Pd, per l’individuazione del nome da portare nella corsa di conquista della poltrona più alta di Palazzo di città. Una confusione che, se a sinistra potrebbe essere anche giustificata dal fatto che si tratta di individuare un nome che, in caso di vittoria, dovrebbe garantire assetti di potere già cristallizzati, nel centrodestra non dovrebbe esserci neppure questo problema, poiché è all’opposizione da ben due mandati. Quindi, in teoria, il centrodestra avrebbe dovuto essere facilitato nell’individuare il nome da proporre per la poltrona di Primo cittadino. Scelta, pertanto, che avrebbe dovuto essere già stata effettuata da tempo e che, invece, stenta a venir fuori, evidentemente per i timori del maggior leader pugliese del centrodestra, Raffaele Fitto, di veder ridimensionata la sua leadership in Terra di Bari da un eventuale candidato sindaco che, pur avendo buone possibilità di vittoria, non sia perfettamente allineato con lui. Ora, però, la situazione nel centrodestra barese sembra essersi complicata ancora di più a seguito delle note vicende nazionali, che hanno visto spaccarsi il Pdl tra i fedelissimi di Silvio Berlusconi, che lo hanno seguito nel ricostituito partito di Forza Italia, e coloro che hanno scelto invece di fondare un’altra formazione politica moderata, il Nuovo centrodestra. Infatti, mentre Fitto è tra i “lealisti” rimasti con Berlusconi, il barese Massimo Cassano, eletto senatore alle  politiche di febbraio scorso nelle fila del Pdl, ha aderito al Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. Ed è noto da tempo che Cassano a Bari, nel centrodestra, è spasmodicamente alla ricerca non solo di uno spazio politico proprio, ma soprattutto di una visibilità e di una prestigiosa affermazione locale, considerato che il seggio senatoriale potrebbe valere ben poco in termini di gestione concreta del potere a livello locale. Sta di fatto che lo sfilacciamento nazionale del Pdl, a Bari creerà sicuramente ulteriori complicazioni nello schieramento di centrodestra per la scelta del candidato sindaco. Un’altra grana politica per Fitto che, già in precedenza, sembrava alquanto incerto e confuso nell’individuare un candidato con concrete possibilità di vittoria. Da non dimenticare, poi, la presenza sulla scena barese di possibili candidati sindaci fuori dai tradizionali schieramenti. E tra questi ci sarà probabilmente anche il vice di Emiliano, Alfonsino Pisicchio, che proprio ieri ha diramato una “lettera aperta” ai baresi con cui rende nota la sua intenzione di proporsi  tra coloro che correranno per succedere ad Emiliano. Una corsa quindi che, stando alle avvisaglie, già ora avrebbe diversi concorrenti all’interno dei due maggiori schieramenti, ma anche fuori da questi. Una gran bella partita che, stando così le cose, sicuramente non si concluderà al primo turno. Salvo sorprese dell’ultima ora.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 20 Novembre 2013

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