Cronaca

Le assunzioni contro l’emergenza Covid-19? “Un vero bluff”

“Ricominciare così è un azzardo. Come temevamo, le risorse sono poche e il tempo per adeguarsi alle misure di sicurezza risicato: gli uffici territoriali e le scuole stanno facendo i salti mortali, ma nutriamo ancora forti perplessità sui presupposti con cui si vuole tornare in classe”, attacca a testa bassa Giovanni Verga, segretario pugliese <<Uil/Scuola>> dopo l’ultimo tavolo coi dirigenti dell’ufficio scolastico regionale di via Sigismondo Castromediano, a Bari. “Gli 84 milioni resi disponibili dal Governo per la nostra regione – spiega Verga – sono a nostro avviso insufficienti e inadeguati rispetto alle necessità delle scuole pugliesi. Con questi soldi, a mala pena si potranno nominare mediamente un paio di docenti e una mezza dozzina di collaboratori scolastici per ciascun istituito, a fronte di una popolazione media per scuola di 900 studenti. Per intenderci, parliamo di uno stanziamento medio per istituto che va dai 129mila euro della provincia di Foggia ai 137mila delle province di Bari-Bat. Come si può pensare di riprendere l’attività in presenza senza le risorse necessarie e, di conseguenza, senza un congruo numero di personale per sanificare gli istituti, lo sdoppiamento delle classi e garantire le minime regole per la tutela della salute dei lavoratori e degli studenti? Come assicurare la tempistica di consegna dei banchi, nonostante la nostra regione presenti la percentuale, tra le più basse, di richieste per arredi, 45.401 postazioni innovative (8% rispetto al numero di alunni pugliesi), 151.760 banchi monoposto (27%) e 127.254 sedie normali?”. Insomma, sul pianeta scuola da sempre i governi sono abituati a tirare i cordoni della borsa, trasformando il settore nella ‘cenerentola’ per cui, al di là di proclami, accuse e contraccuse, ci si rende conto sul campo che le risorse stanziate, per l’organico, sono vicine allo zero e sotto la soglia sicurezza. A rincarare la dose le altre considerazioni sull’emergenza epidemiologica Covid-19, per arrivare ai fondi da destinare alla stipula di contratti a tempo determinato del personale scolastico al fine di consentire l’avvio e lo svolgimento dell’anno scolastico 2020/2021, appunto, nel rispetto delle misure di contenimento dell’emergenza. Fondi che, come detto, sono stati ripartiti tra gli uffici scolastici regionali per il 50% sulla base del numero degli alunni presenti al sistema informativo del Ministero e, per il rimanente 50%, proporzionalmente alle richieste avanzate dagli uffici scolastici regionali (sulla base di un monitoraggio delle richieste effettuato tra tutte le Istituzioni Scolastiche). E l’USR, sentiti i sindacati, sempre per quanto concerne la distribuzione dell’organico alle scuole, ha stabilito di seguire i parametri già individuati dal Ministero per l’assegnazione delle risorse alle regioni. Successivamente le risorse sono state suddivise tra le province attraverso due parametri: il numero di studenti iscritti e il numero di istituzioni scolastiche (in coda al comunicato è presente la tabella con i dati analitici). Ciononostante, le risorse finanziare assegnate non sono sufficienti a coprire le richieste delle istituzioni scolastiche. Inoltre, dall’analisi di queste istanze, si è riscontrato che gran parte dei posti richiesti riguarda il profilo di collaboratore scolastico segno che questi dati debbano essere letti considerando il quadro di condizioni strutturali, anche a prescindere dall’emergenza sanitaria. Per la FLC Puglia la richiesta massiccia di collaboratori scolastici è l’ennesima conferma di quanto denunciamo da diverso tempo. E cioè che i tagli sull’organico del personale ATA degli scorsi anni, dettati esclusivamente da ragioni di natura economica, hanno messo in difficoltà le scuole a cominciare dalla pulizia degli ambienti, la vigilanza sugli studenti, l’apertura e la chiusura dei plessi oltre alle nuove e ulteriori incombenze ricadute sulle spalle delle segreterie scolastiche sulle quali, in ultimo, si è scaricato il lavoro sulle graduatorie per le supplenze. La richiesta di ulteriori spazi per svolgere l’attività didattica avanzata da 267 scuole pugliesi, pari al 47% di quelle che hanno risposto al Ministero dell’Istruzione, testimonia le difficoltà che esse hanno nell’ipotizzare lo sdoppiamento delle classi a causa di problemi legati alla vetustà degli edifici scolastici, oltreché alla loro inadeguatezza. A tal proposito è opportuno ricordare alcuni dati che riguardano lo stato dell’edilizia scolastica in Puglia: più della metà delle scuole è stato costruito prima del 1975, quindi ha oltre 45 anni, il 78% delle scuole non ha il certificato di agibilità, il 59% non possiede il certificato di prevenzione incendi, il 35% è sprovvisto di certificato di collaudo statico e il 74% non ha il certificato di agibilità igienico-sanitaria. Conclusione? Per poter ripartire e continuare a lavorare in sicurezza, anche oltre lo stato di emergenza, è necessario che si preveda un piano di investimenti nella scuola, strutturale e non più straordinario, per dare attuazione a un intervento serio di edilizia scolastica, magari potenziando gli organici del personale scolastico, mettendo così la parola fine al fenomeno delle <<classi pollaio>>.

 

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 27 Agosto 2020

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