Cronaca

Lo strano caso del pensionato barese che vorrebbe trasferirsi all’estero

Tunisia, Grecia e Thailandia, ma anche Tenerife e Portogallo, sono alcuni dei Paesi nei quali, ogni anno, sempre più pensionati italiani decidono di emigrare per trascorrere gli anni della quiescenza in un luogo dal clima ideale, lontano dai problemi del nostro Belpaese. Ma il problema è che il numero sempre più elevato di migranti in pensione ha sollevato le ire del fisco, anche se l’Italia ha da tempo stipulato contratti e convenzioni bilaterali con molti Paesi esteri, per evitare le doppie imposizioni, dando un taglio netto alle doppie imposizioni sui redditi e sul patrimonio dei rispettivi residenti. Ma per poter usufruire delle agevolazioni, il pensionato che risiede all’estero, dovrà richiedere all’INPS l’applicazione delle convenzioni in vigore, così da ottenere la detassazione della pensione italiana, che verrà quindi tassata nel Paese di residenza. Per ottenere tale detassazione, dovrà presentare alla sede INPS di riferimento il modulo disponibile e qui potrebbero nascere i primi problemi burocratici, proprio per invogliare i nostri vecchi a rinunciare visto che da noi la pressione fiscale sui pensionati è molto alta. E dire che nei vari Paesi europei dopo una vita di lavoro i pensionati versano mediamente il 30 per cento in meno di tasse rispetto al nostro. In Italia, però, i pensionati meno abbienti, grazie alla , sono esenti dalle tasse, con aliquote IRPEF a scaglioni di reddito in cui vengono applicate aliquote diverse in base, appunto, ai diversi scaglioni di reddito. Purtroppo però, anche in materia di pensioni, la legge non è uguale per tutti. Lo sanno bene i pensionati ex Inpdap emigrati all’estero, costretti a pagare una doppia tassazione. Ebbene sì, infatti al contrario dei pensionati Inps, gli ex dipendenti della Pubblica Amministrazione sono costretti a percepire la propria pensione al netto delle tasse versate in Italia. In altre parole, un pensionato del settore privato emigrato all’estero percepisce la propria pensione lorda, senza cioè che siano state defalcate le imposte italiane; al contrario un ex statale si ritrova a dover sostenere doppia tassazione, una del Paese ospitante e l’altra dell’Italia. Insomma, un pensionato ex INPDAP, cioè un pensionato della Pubblica Amministrazione e quindi uno statale, parastatale, ex dipendente degli Enti Locali o un ex militare, finanziere, vigile del fuoco, poliziotto, forestale non può chiedere la defiscalizzazione della sua pensione, in caso risieda all’estero, mentre ciò è concesso, illogicamente e anticostituzionalmente, ai pensionati INPS “puri”. E cioè agli ex lavoratori del settore privato. Questo è sancito da tutta una serie di trattati stipulati per evitare le doppie imposizioni, che l’Italia ha sottoscritto con numerosi altri Paesi. La cosa è assurda se si considera che, pur risiedendo all’estero, non si contribuisce alla fiscalità del Paese ospitante, continuando a pagare tasse e imposte in Italia con le varie addizionali regionali e comunali, pur non usufruendo più di alcun servizio che le imposte stesse dovrebbero sostenere. Insomma, per un pensionato che decide di recarsi all’Estero oggi, diventa fondamentale comprendere se la sua contribuzione è stata privata o pubblica. Ed ecco cosa è capitato a Vincenzo Ranieri, ex ferroviere che da mesi sta cercando di districarsi tra uffici Inps, Agenzia delle Entrate e addirittura della Corte dei Conti per districarsi. Il signor Ranieri, pensionato ex ferroviere, vista la situazione attuale  in Italia, ha deciso di trasferirsi lontano da Bari. E racconta la sua storia di solita, maledetta burocrazia. <

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 24 Novembre 2016

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