Cultura e Spettacoli

Lunga vita a Penelope

 

Si chiude oggi all’Istituto Vittorio Emanuele II, a Giovinazzo, ‘Blow Up’, una applaudita rassegna inserita all’interno di Festival VdA – Le Voci Dell’Anima. Tra i molti spettacoli andati in scena, particolari consensi li ha raccolti ‘I fili di Penelope’, di e con Tiziana Scrocca (compagnia ‘Il naufragar m’è dolce’). Un originale ritratto di Penelope è al centro di un monologo che rilegge l’Odissea da una prospettiva inattesa. La regina di Itaca è per tradizione una figura ‘rigida’, per cui si stenta a immaginarne un rovello interiore che vada oltre l’urgenza di ingannare i Proci, coltivare la speranza e mantenersi fedele. Con molta fantasia Tiziana Scrocca ‘sospetta’ altro. Omero parla di una donna che, pressata dai pretendenti, prende tempo con la scusa di avere da completare la tessitura di un sudario per il suocero Laerte (sudario che, sappiamo, ella disfa di notte per ricominciare a tesserlo l’indomani). Il sospetto in questione attiene alla natura delle decorazioni del lenzuolo funebre : non prevedibili motivi geometri e richiami floreali, bensì il racconto della avventure di Ulisse. Ovvero, gli incontri dell’Eroe con Polifemo, Scilla, Cariddi, i Lotofagi, i Lestrigoni, sono parto dell’immaginazione di una donna che, sotto la buccia dell’impassibilità assegnatole dal ruolo, nasconde il tormento dalla solitudine, l’ansia per lo sposo e persino la gelosia (Ulisse, Penelope sa bene, piace alle donne, niente di più facile allora che in vent’anni si sia ‘distratto’ con Circe, Calypso, Nausicaa…). Insomma, la voce dell’Odissea non è quella di un aedo cieco, ma di una donna. E la donna che pulsa sotto la buccia della Regina si prende la libertà di presentarsi in sottoveste e parlare con accento romanesco. Una regina a colore ‘domestico’ si rivolge a una sedia vuota : lì siede l’immaginario “Ulisse mio”,  intestatario ogni notte di una missiva diversa, strappata all’alba e sostituita da altro esercizio della fantasia. Penelope rievoca pure i rari e bei giorni passati assieme. Nelle orecchie e nel cuore le echeggia un motivo, quello suonato il giorno delle nozze e che ricorre periodicamente per tutto lo spettacolo (il Valzer n° 2 di Shostakovich, abilmente ridotto per chitarra). E Ulisse in tutto questo? Ancora nella fantasia della sua sposa l’eroe è un uomo stanco, un reduce di guerra ‘anomalo’, nel senso che non ama raccontare. Chiuso in un silenzio cupo, Ulisse vuole solo dimenticare. Benedetta allora la fantasia di Penelope. Tiziana Scrocca è brava anche nel tingere d’ironia un’operazione di ridimensionamento del mito che non svilisce lo stesso. Un lavoro notevole.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 30 Giugno 2021

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