Cronaca

“Ma l’assessore Palone ha anche la delega all’Urbanistica?”

A Palese continua a far discutere l’occupazione costiera di parte del luogo più suggestivo e caratteristico del locale lungomare, ossia della scogliera meglio nota come “La Punta, con una piattaforma in legno e metallo, di circa un centinaio di metri quadrati in parte occupati da un “box” di circa tre metri d’altezza destinato ad ospitare soci e cose di un’associazione sportiva barese, “Tanaonda”, dedita ad attività legate alle tavole a vela. Infatti, il posizionamento dallo scorso metà luglio dell’innanzi detta struttura ha sorpreso, oltre che indignato, numerosi residenti ed anche tanti forestieri che, transitando su quel tratto di lungomare Tenente Noviello di Palese dove sorge la suggestiva scogliera de “La Punta”, notano quasi al centro della stessa una sorta di parallelepipedo con antistante terrazza, attorniati lungo tutto il perimetro esterno da una recinzione metallica elettrosaldata, che obbiettivamente lascia alquanto perplessi molti osservatori che, incuriositi, si domandano cosa sia ed a cosa possa servire quella specie di container rivestito da fasce in legno pitturate di bianco che interrompe in parte la vista panoramica costiera sul mare da uno dei punti più belli di tutto il lungomare del V Municipio barese. Qualcuno erroneamente pensa addirittura che possa trattarsi di un box che ospita dei bagni pubblici e si lascia andare ad interrogativi ironici del tipo: “Il Comune non poteva trovare altro posto più appropriato per installare i cessi?”. In realtà, a ben vedere, il “parallelepipedo” collocato recentemente sulla caratteristica scogliera de “La Punta” non è sede di servizi igienici pubblici, ma – come innanzi detto – di una associazione di amanti del mare e del vento che, – come gli stessi hanno reso noto a seguito delle polemiche sorte intorno a tale struttura – per diverse esigenze di natura tecnica e sportiva, hanno ritenuto di chiedere la collocazione proprio in quel luogo della struttura ad essi necessaria per le proprie attività corsistiche e sportive. E la meraviglia di tantissimi cittadini per quella installazione, – a detta di molti –  “poco opportuna” su un pezzo di costa che è decisamente bella e suggestiva senza alcun ingombrante opera umana, non è di certo nei confronti di chi legittimamente ha fatto richiesta di concessione, per vari e propri interessi di parte, ma lo è sicuramente nei confronti di “chi” verosimilmente con leggerezza ha accolto tale richiesta, senza forse neppure rendersi conto di quale sia finanche visivamente l’impatto paesaggistico negativo di detto manufatto su quel pezzo di costa palesina. E ciò a prescindere da qualsiasi ipotesi di legittimità o meno dell’autorizzazione urbanistica che ha consentito la successiva concessione. Ma a creare ancora più perplessità in molti di coloro che a Palese stanno contestando il manufatto della “Tanaonda” autorizzato sulla scogliera de “La Punta”, al di là dei punti di vista circa la turbata o inquinata bellezza del luogo a seguito di detta presenza, sta il fatto che finora nessuno dei politici locali interessati per la questione, da semplici cittadini o organizzazioni associative locali, si è reso disponibile a fare chiarezza, carte alla mano, sulla procedura amministrativa che ha poi portato l’associazione occupante quello spazio su “La Punta”  ad ottenere l’ok per la concessione. Infatti, i dubbi di molti al riguardo non sono pochi. A cominciare da quello dell’esistenza, in passato, di un vincolo archeologico “diretto” su quella scogliera da parte della Soprintendenza, a seguito di studi effettuati tra il 1964 ed il 1987 dalla professoressa Francesca Radina. Ma – secondo qualcuno – di “intoppi” tecnici che avrebbero dovuto impedire l’occupazione de “La Punta” con una struttura sia pur prefabbricata e, quindi, provvisoria avrebbero dovuti essere più d’uno. Infatti, ciò che a Palese molti si chiedono (e per questo attendono di venire a conoscenza, carte alla mano, di tutti i “Nullaosta” rilasciati al concessionario per l’occupazione di quell’area!) è il fatto di come sia stato possibile che, in assenza di un Piano della costa comunale, si sia proceduto ad autorizzare una nuova volumetria costiera senza, forse, prendere in considerazione il Piano paesaggistico regionale? Un’illazione destituita di fondamento? Forse. Ma di “dubbi” di tal genere, vista la particolarità dell’area interessata dall’insediamento del “box” dell’associazione “Tanaonda” ne sorgono anche altri, inerenti sempre la legittimità urbanistica del manufatto e, quindi, dell’occupazione. Finora, però, – a detta di alcuni – nonostante le promesse di taluni politici comunali e municipali locali, sia di maggioranza che di opposizione, nulla è stato offerto in termini concreti, ossia con copie degli atti alla mano, per dissolvere ogni dubbio. Tranne una dichiarazione dell’assessore barese alle Attività economiche, Carla Palone, che a mezzo stampa, la scorsa settimana, a dichiarato: “Non esiste alcun vincolo. La struttura è regolare”. Ed a riguardo di tale affermazione qualcuno (forse meravigliato) in loco si è chiesto: “Ma l’assessore Palone ha anche la delega all’Urbanistica nella giunta Decaro?” Dal fronte delle opposizioni, invece, il locale consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Michele Picaro, spera in soluzione bonaria della questione tra l’associazione concessionaria della scogliera e quelle che ne contestano l’occupazione. Quasi che la gestione del territorio e dell’ambiente possa essere un “affare” da regolare tra primate. Pertanto, in quanto ad aver chiarezza e, quindi, trasparenza amministrativa sulla vicenda, coloro che contestano dovranno attendere ancora dai politici oppure devono attivarsi in proprio, attraverso l’accesso diretto agli atti.

 

 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 1 Settembre 2021

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