Cronaca

Macchie: benvenuti nel regno dell’abusivismo e del degrado

A circa quarant’anni dalla data di adozione dalla data di adozione del Piano regolatore generale di Bari (dicembre del 1973) redatto dal professor Ludovico Quaroni, l’area di un intero quartiere storico di Palese, quella che per l’appunto si identifica con Macchie, è  bloccata ad ogni possibilità edificatoria. Infatti, quella parte estrema di Palese, che si estende a forma triangolare verso Bari e ricadente tra il perimetro dell’aeroporto civile, da un lato, e le due ferrovie, Bari-Nord e FF.SS, dagli altri due lati, è riservata dal tutt’ora vigente “Piano Quaroni” all’espansionismo artigiano (tecnicamente definita  per “attività secondarie di tipo B”), in quanto ritenuta non idonea all’insediamento residenziale, a causa dell’eccessiva vicinanza (meno di un chilometro) alla pista aeroportuale e, quindi, soggetta ad un forte inquinamento, atmosferico ed acustico, prodotto dai motori degli aerei durante l’atterraggio ed il decollo (la famosa zona interessata dai 60 decibel di rumor degli aerei).La decisione di destinare l’intero abitato di Macchie a “zona artigianale” fu fatta al tempo della presentazione del Piano di Quaroni e condivisa dal Consiglio di quartiere dell’epoca, che dopo un approfondito dibattito, ritenne di accettare la scelta per evitare così il vincolo di in edificabilità totale della zona, che sarebbe stato ancor più penalizzante per i proprietari delle aree ricadenti nell’area di Macchie. Pertanto, questo quartiere di circa mezzo chilometro quadrato, troppo vicino all’aeroporto ma già urbanizzato da vecchi e nuovi fabbricati residenziali, che ospitavano circa 300-400 famiglie, per un totale di circa mille abitanti, continuo a mantenere la possibilità di edificabilità, subordinatamente all’approvazione di un Piano particolareggiato, tecnicamente definito Pip (Piano insediamenti produttivi), che consentirebbe di costruire nuovi edifici alti al massimo 8 metri e con una volumetria di 2,5 metri cubi per ogni mq di superficie disponibile, purché le nuove superfici realizzate siano in parte destinate ad alloggio ed altra parte a laboratorio, o deposito, per attività artigianali. Insomma, una sorta di mix per le volumetria da realizzare, che da la possibilità di costruire nuove case unitamente alle strutture per un artigianato leggero. In effetti, però, l’edificabilità di Macchie prevista dal “Piano Quaroni” non è mai partita, perché il Pip adottato dal Comune di bari nel 1995 fu boicottato da un gruppo di residenti, che impugnarono l’adozione con un ricorso al Tar, ritenendo ormai inidoneo e, quindi, superato il vincolo di destinazione a “zona artigianale” previsto dal Prg di Quaroni per il loro quartiere. Il Tar, però, su quell’impugnativa non si è mai pronunciato, perché il 13 novembre del 2000 il Comune revocò l’adozione del Pip su pressione dell’allora opposizione di centrosinistra, in particolare di un locale consigliere comunale, Giancarlo Lapadula (Ds), che dal 1995 in poi aveva realizzato la sua scalata politica capeggiando proprio la contestazione all’adozione del Pip di Macchie. Dopo la revoca del Pip, la tipizzazione urbanistica di Macchie è rimasta la stessa, e cioè “zona artigianale”, fino alla primavera del 2006, quando la maggioranza di centrosinistra al Comune adottò un Piano di riqualificazione che, riducendo l’indice di edificabilità da 2,5 a 0,5 metri cubi per metro quadro, rendeva “idonea alla residenza” la sola zona centrale del rione, lascando la parte restante a “zona artigianale”. Un Piano di riqualificazione, quest’ultimo, che sin dalla sua adozione in Consiglio comunale presentava molti dubbi e che molti tecnici del settore consideravano più una delibera di propaganda politica dell’amministrazione Emiliano che un valido provvedimento amministrativo, atto a sbloccare l’edificabilità sul quartiere. Infatti, la stessa amministrazione Emiliano non procedette mai a completare l’iter procedurale del Piano adottato nel 2006, alla vigilia delle elezioni politiche. Un’adozione che poi, nell’aprile del 2010, è stata inoltre cancellata da una sentenza del Tar, che ha dichiarato illegittimo quel Piano particolareggiato di Macchie voluto dall’amministrazione barese di centrosinistra. Sta di fatto che la situazione di blocco urbanistico di questo quartiere di Palese si trascina ininterrottamente dal 1973 anche se, in realtà, in quasi quarant’anni sulla zona gli  interventi edificatori abusivi non si sono mai fermati ed oggi rappresentano una parte considerevole dell’attuale contesto edificato. Gran parte dell’abusivismo effettuato è stato, poi, pure sanato usufruendo di uno dei tre condoni edilizi succedutisi dal 1985 al 2003. Resta, invece, invariato l’assetto infrastrutturale e viario del quartiere, così come era negli Anni Cinquanta e Sessanta, quando sulla zona esisteva la possibilità di ottenere una licenza edilizia.All’epoca, infatti, nel rione vi erano anche diverse attività commerciali, una sede di scuola materna ed una per le elementari, poi scomparse, oltre alla chiesa del “Sacro Cuore”  che attualmente è rimasto l’unico centro di aggregazione ancora attivo nel quartiere. Una chiesa, però, che a detta di alcuni residenti “Negli ultimi vent’anni è più un presidio sociale di natura faziosa che religiosa”. Infatti, dicono gli stessi residenti, non è un più un mistero che la chiesa di Macchie negli ultimi quindici o vent’anni è stata utilizzata da qualche esponente politico locale come base per organizzare ed indirizzare il consenso elettorale a scopo prettamente personale. Ed uno dei cavalli di battaglia per tale attività, in passato, è stata proprio l’opposizione al Pip. Ora, però, alla luce degli sviluppi politici ed amministrativi locali, sono in molti ad aver preso coscienza che la mancata realizzazione della “zona artigianale” è stata di fatto la morte sociale, oltre che economica, del piccolo rione. Infatti, constatano gli stessi residenti, il degrado dilagante, in cui versa questa parte di territorio palesino, è sotto gli occhi di tutti. “Un degrado – sostiene con ironia un abitante di Macchie molto adirato per le numerose prese in giro fatte negli ultimi anni per Macchie da una certa classe politica – che non ha risparmiato neppure la piccola comunità ecclesiale, poiché persino la chiesa è gestita, come se fosse una cappella privata gentilizia, da un sodalizio privato non riconosciuto dalla Curia, ma patrocinato da soggetti politicizzati, che da tempo utilizzano la stessa organizzazione ed i locali della chiesa per promuovere attività ed iniziative che ben poco hanno a che vedere con le attività proprie di una comunità religiosa”. Una constatazione, quest’ultima, che evidentemente confermerebbe in modo inequivocabile il degrado non solo materiale del  quartiere, ma anche la situazione in cui si trova da quasi vent’anni.

                            

Giuseppe Palella   


Pubblicato il 24 Ottobre 2012

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