Cultura e Spettacoli

Minima moralia (Meditazioni sulla Vita Offesa. T. Adorno) (160)

Si lotta per la libertà, spesso, come ho, altrettanto, spesso Ribadito, alfierianamente, ma, in realtà, non si sanno, ché non si contano, le prigioni culturali, spirituali, fisiche, da cui dobbiamo fuggire, liberandoci.

 

“Orto in condotta” (realizzazione di orti per promuovere e sviluppare l’educazione alimentare e ambientale) nella didattica di una scuola primaria in un borgo a nord del borgo metropolitano barese. E in grammatica, in sintassi, in aritmetica, cioè, Gramscianamente, “nel leggere, nello scrivere, nel fare di conto”? Al di là di queste fondamentali competenze, che la scuola primaria dovrebbe fornire ai suoi scolari, il resto è inutile parascolastico, in una parola sola, chiacchiere.

 

Un video, diventato,”statim”, virale, i cui protagonisti sono un poliziotto, che imita il poliziotto degli ”states” omicida di Floyd (cioè, il nero sacrificale di turno) e un Inerme Ambulante Senegalese. Dove? Quando? Su Lungarno Acciaiuoli in Firenze nel pomeriggio del 5 aprile 2022. Il video,  dunque,  mostra il braccio di un innominabile agente di polizia intorno al collo del Senegalese, di cui sopra, l’altro braccio per immobilizzarLo. Pochi “facebookiani”, commentatori del video, in verità, hanno Espresso Solidarietà al Senegalese che,  oltre ad essere un Uomo di vita grama, s’è trovato, da Nero, a incontrare, per caso, un poliziotto italiettino, come milioni di italiettini piccolo borghesi, da Pasolini, di cui quest’anno Si Celebra il Centenario della Sua Nascita, definiti non certo, politicamente, democratici e, anche, un ”cinicinnino”, cattolicamente, razzisti. Di contro, Quelli di Eletta Eccezione, senza mezzi termini, “d’emblée”, Si Sono Detti: Indignati. IO Aggiungo all’Indignazione la Vergogna di appartenere a una nazione che, oltre a dipendere, politicamente, militarmente, dagli” states”, da essi dipende, anche sottoculturalmente. Le peggiori scuole di pensiero, si fa per dire, filosofico e pedagogico, le peggiori mode pseudomusicali, quali il rock e il  “rapperismo”, le peggiori espressioni della violenza imberbe e tanto, tanto altro di negativo per la serenità, la razionalità dei/ nei rapporti Sociali provengono dal centro dell’impero, cioè, dagli “states” alla periferia dell’impero, cioè, a noi, meschini italiettini. Potevano noi italiettini, dunque, come sopra s’E’ Detto, non resilienti (oh, finalmente, MI Sono Deciso, piccolloborghesemente, a respirare il mefitico odore di questo aggettivo, ormai, sulla bocca, perfino, dei, mentalmente, servi e servette), periferici rispetto agli ”states” non avere le nostre “forze dell’ordine”, imitatrici della sottocultura della violenza, da esprimere, però, non frequentemente? Cos’è per noi italiettini la democrazia, se non un giorno, in cui per finta la maggior parte dei 60 milioni di italiettini si scomoda nel recarsi a un seggio, per finta, elettorale, a sverginare, inconsapevolmente, eterodiretta e soggiogata da un dio, che tutto vede dall’alto, con un segno  una scheda e tutto finisce in quel segno e con quel segno? E che importa, assai. a un mammino italiettino, tutto casa, famiglia, posto di lavoro e sagrestia che la democrazia italiettina torturi i detenuti (che, pur incalliti delinquenti, sono Soggetti di Diritti Inalienabili, in  quanto, svestiti dei loro misfatti, sono, essenzialmente, Uomini), “in carceribus” invivibilissimi? Diceva Voltaire: ”Il grado di civiltà di un paese si misura osservando le condizioni delle sue carceri”. Importa, assai, a una papina italiettina che la costituzione italiettina, nata dalla resistenza, purtroppo, alfieriana, raccomandi la presunzione di innocenza fino alla conclusione del terzo grado di giudizio, in cui un Cittadino, senza ombra di dubbio, verrà riconosciuto colpevole o  innocente, definitivamente? A volte, invece, pare che chi indossi una divisa sia autorizzato a considerare uno sfortunato, costretto a incontrarlo per una banale informazione, possa, debba essere, inequivocabilmente, un delinquente. Ecco, quindi, l’operare della sottocultura della violenza nelle forze dell’ordine, non rare volte, nell’italietta e l’esplodere di essa con crudeltà letale nei confronti di coloro che esse fermano per accertamenti, ma, già, predisposte, psicologicamente, ad avere a che fare con il “nemico”, da abbattere (è questo il verbo che esse grugniscono, se immaginano di essere obbligate ad usare le maniere forti). Penso a  Stefano Cucchi, il 31enne Geometra Romano, e a Federico Aldovrandi, il 18enne Studente Ferrarese. Ma sono, a decine, i casi di letale violenza da parte dei ” divisati”, che ha le caratteristiche di quella perseguita dall’ ”homo homini lupus” nei confronti dei suoi simili, cristianamente, segnati da dio, e che essi presumono possano avere sgarrato dalla Legalità. Ma la presunzione di un atto illecito, da dimostrare, non giustifica l’esecuzione di una condanna, anche a morte, senza processo, che è da stigmare da “pollice verso”, irrevocabilmente. Ciò accade negli ”states”, dai quali  apprendiamo, imitandoli, comportamenti inaccettabili, che appartengono, non rare volte, anche, polizie italiettine..

 

Su ”facebooK”, qualche giorno, fa è stata postata un foto, che ritrae napoli nel modo consueto e stucchevole, nella sua stereotipata iconografica ritualità: il vesuvio, in alto giganteggiante, con il solito cipressino, ormai, finito nel “mondo della Verità”,  i manufatti abitativi e pubblici, degradanti sul golfo, e tanto verde, tra l’atro, sparito, dopo che le orde degli speculatori,  alla fine degli anni ’50 del secolo scorso e dopo il terremoto dell’ ’80 del secolo scorso, misero le  “ mani sulla città”, come il Film di Francesco Rosi del 1963, mirabilmente e realisticamente, ci Racconta. La didascalia della foto è quanto di più caramelloso, mellifluo e, quindi, falso, si possa sopportare: ”Napoli, la Città dell’Amore”. Come, come, come, cosa si legge? ”Napoli, Città dell’Amore”? Oggi, è il 12 aprile 2022. Ebbene, sabato, 9 aprile in “torre del greco”, borgo in provincia di napoli, a un tiro di schioppo da napoli,  per motivi banalissimi, all’interno di un ”luna park” un 19enne è stato, mortalmente, accoltellato da una coppia di 15enni. Si inizia, quindi, da adolescenti, in campania, e in napoli, e nei territori ad essa limitrofi a respirare il clima di violenza endemica, di cui  sono inquinate, perfino, le canzonette più celebri e, talvolta, la favolistica letteraria, diciamo. “Città dell’Amore, Napoli”? E la “camorra”, ferocissima, organizzazione criminale”? E la ”terra dei fuochi”, l’area estesa , proprio tra la provincia di napoli e caserta, considerata ad alto rischio per la salute umana? E le piccole e grandi truffe, che vengono organizzate a danno degli ingenui, talvolta enfatizzate, anche, dalla  “commedia” napoletana d’autore, come l’espressione più genuina della creatività partenopea? IO non perdonerò, mai, i napoletani, per avere distrutto il ”Paradiso in terra” e di averNe fatto una miserabile cloaca. Parlo di tutta la campania che, secolo dopo  secolo, ha smesso di essere la ”Terra” di Eccezionale Salubrità e di Sublime Bellezza. IO a napoli, in questa città, che nei palazzi nobiliari fatiscenti, nidi, ormai, della più esecrabile umana fatiscenza, conserva le Vestigia di Essere Stata una Capitale Culturale di Livello Europeo, non ci vivrei, neanche, sotto tortura. Questa è la Mia Verità Dolorosa, al di là di tutti i pregiudizi positivi su napoli, di cui i napoletani riescono a vivere, ancora, di rendita. Se tutti, italiettini e barbari (“oi barbaroi”, cioè, “stranieri”) fossimo consapevoli che la fama di napoli, città incantevole e bla, bla, bla, resiste sulle macerie di ciò che essa Fu e non è più, forse, il ”Paradiso” nell’area della “Dea Partenope” potrebbe risorgere. Ma Dubito della consapevolezza dei partenopei e non.

 

“Una società sana premia il merito, punisce i mascalzoni e investe nell’istruzione”.Tanto Scrive Milena Gabanelli. Quindi, l’italietta non è, assolutamente, una “società sana”, in quanto, nell’Istruzione e nella Sanità negli ultimi decenni più che Investire ha disinvestito e ha speso male, spende male il poco che ha investito in esse: scarsi i controlli nella sanità e il politicume che spadroneggia senza competenze e senza Senso Etico. Dalla scuola dell’obbligo alla secondaria di primo e di secondo grado vengono varati autentici analfabeti, in quanto non si fa più scuola, tra le numerose feste civili e religiose, tra le rituali occupazioni e i rituali ammutinamenti, mai, puniti con severità, ché più comodo è fare i conti con gli eterni portatori di ignoranza, che con Chi Sa. Inoltre, ormai da remoto, nella scuola si somministra, quotidianamente, il veleno   parascolastico, più che il Cibo Machiavelliano dei Contenuti Culturali, Scientifici, Filosofici Curricolari. Non Parliamo, poi, dell’università, in generale, scadente nella Ricerca e, nei casi migliori, diventata un post liceo, che sana, le lacune, i baratri causati dai licei curricolari. Mai, debellata  l’infamia del ””baronismo”, perseguito, anche, soprattutto, scandalosamente, dagli ex sessantottini,  tanto da parere che nell’università italiettina sia esso una piaga insanabile. Ancora, l’italietta non è una società sana, se tal gigi di maio è diventato ministro degli esteri. Quindi, per allontanare le nuove generazioni dallo Studio, dal Sacrificio, dall’Impegno, è stato premiato uno studente, si fa per dire universitario, che non ha concluso un bel nulla, un ex bibitaro, con tutto il rispetto per i bibitari che, consapevoli dei loro limiti culturali, si sono adattati, si adattano a fare i bibitari. I mascalzoni sono stati e sono nelle istituzioni a livello comunale, provinciale, regionale, nazionale: la mascalzonite è una malattia, che nell’italietta s’è diffusa, dipanata, sincronicamente e diacronicamente, come una croce; la mascalzonite è la croce su cui è stata. è crocifissa  l’italietta. Illiceità di comportamenti, in odore, addirittura, di mafia, di piccola, media e grande caratura; corruzione potenziale e in atto, ovunque. Se avessi la prove di  quanto Sto Denunciando, Farei nomi e cognomi. Intanto, poco sopra, un nome l’ho Fatto, cioè, quello di di maio. Ma una Giornalista come la Gabanelli, che Può più, moltissimo più di ME, quando, coraggiosamente, Denuncia il male, Deve  Fare i nomi ei Cognomi di coloro che il male producono alla Comunità di appartenenza;  di coloro che esemplificano il male, altrimenti, le Sue denunce scadono in un’astratta, inutile genericità. Sì che i malfattori se ne fottono, come se ne sono fottuti in passato, di tutte le colpe che  vengono, che vennero loro  attribuite.

 

Pietro Aretino


Pubblicato il 30 Agosto 2022

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