Cultura e Spettacoli

Minima moralia (Meditazioni sulla Vita Offesa. T. Adorno) (35)

Leggo, ancora, su “facebook” una citazione da Alberto Moravia, il cui contenuto, a dispetto del suo Autore che nei suoi Scritti ha, sempre, Rivelato somma Profondità di Analisi,è, invece, di somma genericità. Devo Rinnovare ai miei 25 Lettori l’Avvertimento che le citazioni su “facebook”, come, in generale, tutte le citazioni, sono nel loro messaggio da prendersi “cum grano salis”, in quanto, estrapolate dal loro contesto, spesso semplificano, quando non travisano il reale Pensiero dell’Autore. In ogni caso, in qualche  commendevole Meditazione esse possono Immergere qualche loro non sbrigativo, non indaffarato Lettore. Ebbene, Moravia scrive: ”Sai come si fa quando non se ne può più? Si cambia”. Si può intendere questo perentorio consiglio di Moravia, ispirato dalla sua personale esperienza. Infatti, egli, esasperato dai frequenti momenti, rapporti non idilliaci con la Scrittrice Elsa Morante, sua Moglie, in accesa, continua Competizione Intellettuale, Letteraria con lui,   decise di cambiare il suo ménage famigliare, separandosi dalla Moglie. Moravia, pur non divorziando,mai, dall’Amata Elsa, si accompagnò, in seguito, con altre donne e, infine, stabilmente, con la Scrittrice Dacia Maraini. Ma può darsi che Moravia, nel raccomandare il cambiamento, si riferisse alla situazione di grave insostenibilità politica, economica, culturale, in cui il popolo italiettino venne  a trovarsi  nelle stagioni storiche, in cui egli visse, si che per lui si rendesse  necessario cambiare la ”governance” dispotica o, falsamente, democratica che, comunque, l’ opprimeva. I miei 25 Lettori avranno Notato che, appena sopra, ho usato, in funzione di soggetto agente del verbo ”rendere”, il “ si” indefinito, come Moravia dissolve nel suo “apoftegma” il soggetto agente del cambiamento nel “si” indefinito. Cioè, IO e Moravia abbiamo col ”si” indefinito tradotto  nella Lingua Italiana il pronome indefinito francese,”on”. Per  entrare ”in medias res”, molto spesso l’uso dell’indefinito”si”, che precede un verbo, indicante un’azione, un modo di essere, di esistere, etc., etc., etc., non  è una mera questione di formalità o di formalismo grammaticale o sintattico, è una questione di malafede intellettuale o di penuria etica. Per usare uno stilema  di moda o di tendenza, il ”si” italiano o l’”on” francese asseverano “tout court” che chi parla della inderogabilità che qualcosa si faccia, si debba fare o che si è fatta, non volendo “metterci la faccia”, si nasconde nel “si”. Se l’esortazione di Moravia traeva spunto dalla  sua situazione famigliare, non più tollerabile per i continui litigi con la moglie, che lo induceva a riconoscere impossibile la convivenza con lei e, quindi, alla decisione di separarsi da lei,  non è un ludico opinare che, poiché sia lui che la moglie erano entrambi personaggi pubblici, non gradendo egli essere oggetto di “rumors”, non volendo gettare la moglie in pasto ai pettegolezzi giornalistici, egli dal particolare abbia fatto transumanza al generale o all’astratto,  componendo la regola astratta, appunto, della necessità del cambiamento, quando, ad esempio, un marito non ne può più della moglie e viceversa o quando un popolo non ne può più dei suoi governanti. Ma il “si” italiano o l”on” francese implicano una ineludibile Questione Etica: quando  in un qualsiasi rapporto, in una qualsiasi evenienza o  esistenziale o politica o economica o culturale l’atmosfera diventa di improbabile vivibilità, è importante che chi raccoglie la necessità del cambiamento Dia, pubblicamente, le sue generalità e, chiaramente, Indichi chi nella relazione deve cambiare, cosa debba essere cambiato,il come, il metodo, le modalità del cambiare. Se Vincoliamo il nostro Argomentare alla plausibilità che Moravia nel suo aforisma avesse, furtivamente, fatto cenno al suo “privato”, conseguentemente dovremmo concludere che egli si fosse nascosto nel”si” indefinito, non avendo precisato, se dovesse essere lui  l’attore o la moglie l’attrice  del cambiare, o, addirittura, essendo consapevole che nella dualità, di cui si componeva la sua famiglia, fosse lui l’elemento non adeguato ad essa.  Un’altrettale carenza di precisazione non possiamo fare a meno di riscontrare, se Moravia nel suo detto  avesse  in mente la situazione di disagio, a dir poco, tra il popolo italiettino e i suoi reggitori: quali i promotori del cambiamento? Moravia sperimentò la tragica irragionevolezza del ventennio fascista, del cinquantennio corrottissimo democattolico e, senza soluzione di continuità, di quello berlusconiano. Se il disagio nel rapporto tra il popolo e digitatori nella ”stanza dei bottoni” non è cambiato in 90 anni, nonostante il vecchio dispotico digitatore sia stato sostituito da una manica di corrotti, incompetenti  digitatori, in regime democratico, non è igienico pensare che non tutte le motivazioni, le cause del disagio fossero attribuibili ai digitatori, ma che il popolo dovesse sentire impellente il bisogno di mettersi in discussione? O che i rappresentanti del popolo italiano nella “stanza dei bottoni”, dalla non unità dell’italietta,non fossero altro che l’espressione dell’inopia etica, culturale, politica di una massa di indigeni di una zolla del pianeta,  tanto che nemmeno la Genialità di Dante e dei Nobilissimi suoi Compagni sia Riuscita a Trasformarli in una Comunità solidale? L’”Ancien regime” francese era da rottamare, si doveva rottamare. Quel “si” o “on” indefiniti velano gli interessati alla rottamazione,  gli obiettivi della rottamazione, cosa dovesse essere cambiato, quali le modalità. Sì che a luigi XVI si sostituirono i criminali del “terrore” e napoleone che, come augusto, rottamatore della repubblica romana, si incoronò imperatore, quasi,”divus”. La medesima cosa potrei dire (ci metto la faccia!) della rivoluzione russa: quanto sangue, ahiME’,  nonostante tanto sangue, a nicola II si sostituisce stalin, un’altra dittatura invivibile e, dittatore, dopo dittatorello in 70 anni di sovietismo, ecco  il piccione dal cappello della storia russa, putin. E al popolicchio italiettino e al popolicchio  francese e al popolicchio russo una pernacchia edoardiana, no? O non è ,forse, l’uomo, quest’uomo che sono Io, tu, egli, noi, voi, loro a dover scomparire dal pianeta “Terra”?

 

“L’odio non ha futuro”, proclama Liliana Segre. D’accordo, senatrice Segre,”tamen”, il suo ottimistico proclama  potrebbe svestirsi del suo carattere utopico per discendere nella realtà se, per riprendere un Convincimento di Leonardo Sciascia, le madri palestinesi smettessero di nutrire i loro figli di odio nei confronti degli israeliani e, altrettanto, si premurassero di fare le madri israeliane nei confronti dei palestinesi. E’ del 20 dicembre la notizia, che Riprendo da “Rai news24”, dell’apertura di un’inchiesta da parte della“Cpi”(Corte penale internazionale) sui crimini di guerra nei Territori Palestinesi. Infatti, la Procuratrice della “Corte penale internazionale”, Fatou Bensouda, S’E’ Dichiarata Certa che: “esista una ragionevole base a giustificare l’apertura di una inchiesta sulla situazione in Palestina e che crimini di guerra siano stati commessi o vengano commessi in Cisgiordania, in particolare a Gerusalemme Est e nella “Striscia di Gaza”.In ogni caso, a  parte la, purtroppo,  inevitabile “paideia”famigliare palestinese, si fa per dire, di cui Sciascia Si Lamenta, che tramanda di generazione in generazione l’odio contro gli ebrei, a far data dal VI secolo a.c., precisamente, dal 597 a.c. si fa iniziare la prima diaspora  ebraica con la distruzione di Gerusalemme da parte dei babilonesi e la deportazione in babilonia di una larga parte della popolazione della città. La seconda diaspora si ha dal 70 d.c. con la distruzione, ancora, di  Gerusalemme da parte dell’imperatore romano tito con l’olocausto di gran parte della popolazione di essa e l’inevitabile dispersione degli ebrei sopravissuti in mesopotamia, in grecia, in roma, in alessandria d’egitto. Come mai, allora, tanto astio, odio nei riguardi di un popolo che, nonostante disperso nel mondo, è riuscito a non disperdere la sua identità culturale e religiosa? Di cosa è impastata siffatta “weltanschauung”, quali gli elementi ideologici e lo storico vissuto che la caratterizzano, alcuni considerati negativi, che hanno consegnato gli ebrei a umiliazioni, torture, sofferenze immani?   Il primo ”pogrom” che la Storia conosca avvenne ad alessandria d’egitto nell’anno 38 d.c. e tanti altri sono stati perpetrati contro gli ebrei sino ad arrivare nella prima metà del’900 a hitler e mussuolini e alle infami “leggi razziali”. Ma questi ultimi antisemiti sono la punta visibile di un”icerberg” antisemita, di un percorso antisemita alla luce del sole,  sotterraneo, a volte, che dura da millenni e che la Ragione Filosofica e Scientifica non è riuscita a prosciugare. Perfino, nel linguaggio popolare di bitonto, quando si vuole esprimere un giudizio negativo su un individuo, che per qualche euro sarebbe capace di pestare il corpo di sua madre, lo si apostrofa così: “ cur jej nu ebrej”. Hitler antisemita? E pure, per parte di madre, in lui scorreva sangue semita!  A auscwitz, birkenau, etc., etc., egli aveva fatto internare non solo ebrei, ma tutti coloro che erano  considerati gli ultimi della “Terra”,  tra gli altri, gli zingari, gli omosessuali, i disabili di ogni specie e, se  furono trucidati ebrei, erano in gran parte gli ebrei rinchiusi nei ghetti, situati in tutta l’europa. Hitler, come mussolini d’alronde, fu il fantoccino, innalzato agli infausti del potere in germania dai padroni delle ferriere,ebrei,e dagli intrallazzatori, ebrei, della grande finanza mondiale, che doveva fare il lavoro sporco di reprimere, avendo da essi ricevuto carta bianca, nel sangue i turbolenti sommovimenti sociali, nella Repubblica di Weimar, della classe operaia tedesca per ottenere più diritti e più dignità. Industria e alta finanza, quindi, in germania e nel mondo in mano agli ebrei! L’ignominia della razza pura, da difendere dagli impuri, da coloro che erano considerati “errori della natura” fu un machiavello escogitato dai consiglieri di hitler, per distogliere l’attenzione dei popoli, addormentati da vari oppiacei sottoculturali, dai veri obiettivi della surreale, tragica presenza di hitler al vertice del potere nazista. Hitler,  un piccolissimo borghese che, da giovane, aveva tanto sognato di fare il pittore; per ben due volte, venne bocciato agli esami di ammissione all’accademia di vienna, per frequentare la sezione di pittura e di architettura; alcuni degli insegnanti che gli stroncarono il sogno di diventare un artista erano ebrei, piccolo – borghesi ebrei, quelli che egli ritenne adeguati, si fa per dire, ad entrare nelle camere a gas dei suo campi di concentramento. Bocciato dall’accademia, senza denaro, hitler a vienna si diede al vagabondaggio e, come tetto, poté fruire di quello di un dormitorio pubblico nel quale conobbe i poveri cristi, antropologicamente devastati che, quando assunse il potere, destinò, in modo privilegiato, alle camere a gas. Hitler,diciamo, semita, ebreo, quasi, che diventò il truce carnefice nei confronti degli ebrei, dei semiti poveri o picolo- medio borghesi, quelli dei ghetti, insomma, ché  alcuni di essi gli avevano stroncato la giovanile chimera  di essere, di diventare il novello Ernst Ludwig  Kirchner, il maggiore Pittore Espressionista tedesco. Un banale risentimento psicologico fu la causa del fiume di sangue che percorse l’europa e il mondo intero! Hitler scatenò la seconda guerra mondiale? Si, egli leggerà la dichiarazione di guerra per conto della lobby mondiale dei produttori di armi, come per conto della medesima lobby, roosevelt, il presidente  degli “states”(negli “states” i presidenti vengono eletti con l’esclusivo benestare della lobby delle armi) si fece distruggere la flotta americana, di stanza a “pearl harbor”, dai giapponesi, per avere la giustificazione patriottica della partecipazione degli “states” alla medesima guerra. Gentile senatrice Liliana Segre, lei parla di odio, ma, certamente, ella non avrà dimenticato che coloro che da millenni hanno rinfocolato l’odio nei riguardi della sua gente sono coloro che, oggi, fanno gli amici degli ebrei, che si sono decisi o adeguati ai tempi del “politicamente corretto”ad esservi fratelli, cioè i cattolici, i veri anticristiani, i veri traditori della “Parola del Signore”,dal Nazareno diffusa. Infatti, le  principali misure antigiudaiche furono prese con il riconoscimento della religione cristiana come religione, prima ufficiale, e poi unica dell’impero romano(IV secolo). Da quel momento  la legislazione dell’impero e , poi, le legislazioni dei paesi, territori,ove gli ebrei risiedevano. avevano una sola preoccupazione: imporre all’ebraismo  oneri e discriminazioni. Per non parlare della Storia dell’ebraismo in roma e degli ideologi santificati dalla chiesa, della quale pietro avrebbe messo la prima pietra in roma. Tutti, come giovanni crisostomo, agostino, tommaso ritennero gli ebrei indegni della vita eterna non solo per non aver riconosciuto in Gesù il Messia, ma anche per averlo ucciso brutalmente in croce. E, per diminuire il coinvolgimento dei romani nella morte di gesù, e per accrescere quello degli ebrei, ecco il vangelo di matteo e l’automaledizione del popolo ebreo:”E tutto il popolo rispose:” Il suo sangue ricada sopra di noi e sui nostri figli”. E così fu! Ella, senatrice, oltre che nelle scuole laiche o che dovrebbero essere laiche, italiettine, vada a Predicare l’Amore nei seminari cattolici, dove fino a non molto tempo fa,certamente, si leggevano le 8 omelie di san giovanni crisostomo nelle quali si stigmatizza la sinagoga come “caverna di briganti e rifugio per le bestie selvatiche, dove  si vive per il ventre e ci si ingozza e ci si macchia…”. Se compariamo siffatto linguaggio con i contributi hitleriani all’isteria, il viennese appare un abatino da norcia.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano.


Pubblicato il 30 Dicembre 2019

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