Cultura e Spettacoli

Musei e sigle, l’equivoco dietro l’angolo

Una volta esistevamo il Museo d’Arte Orientale di Torino, la Fondazione Musei Civici di Venezia. il Museo Archeologico di Taranto… Il loro posto è stato preso rispettivamente dal MAO, dal MUVE, dal MARTA… Il lungo, cacofonico e fuorviante elenco annovera pure il MUV, che sta per Museo Rodolfo Valentino. Sito al civico 119 di via Vittorio Emanuele nei locali dell’ex monastero di Santa Chiara, nel centro storico di Castellaneta e gestito dalla Fondazione Rodolfo Valentino, il MUV è più che altro uno spazio ‘commemorativo’. Inutile cercarvi epistolari, indumenti, ciocche di capelli o effetti personali del divo (nato a Castellaneta il 6 maggio 1895 e prematuramente scomparso a New York il 23 agosto 1926). Il Museo Rodolfo Valentino accoglie un’esposizione di locandine, cartoline, fotogrammi e foto, la ricostruzione di un set de ‘Il figlio dello sceicco’ ; c’è anche la possibilità di assistere alla proiezione di alcune pellicole. Tra i pochissimi cimeli, una rara cromolitografia di pubblicità di sigarette ‘Valentino’ del 1927, il letto adoprato da Valentino quand’era ragazzo e una biografia sull’attore pubblicata a Hollywood nel 1926.Non trascurabile il valore di una piccola documentazione bibliografica (una quarantina di volumi) che consente di gettare uno sguardo oltre lo stereotipo del grande seduttore da grande schermo.  Rodolfo Valentino, che tra l’altro fu poeta di buona caratura, leggeva molto, amava i libri rari e durante uno dei suoi viaggi in Italia entrò in contatto con i maggiori rappresentanti della letteratura (D’Annunzio fu tra questi). Per dovere di cronaca non dobbiamo dimenticare il set ‘Foto nostalgia’ che consente al visitatore d’essere immortalato indossando riproduzioni degli abiti usati da Valentino. Contrastanti i pareri dei visitatori. Alcuni si sono dichiarati delusi. Tale delusione ha schiuso spiragli a frecciate velenose, la peggiore della quali equipara il MUV alla discussa statua di Valentino scolpita da Luigi Gheno e che dagli anni sessanta ‘impreziosisce’ un tratto di via Principe di Napoli. In appendice, precisiamo che in Italia esiste un altro MUV. Questa volta si tratta del Museo della civilta Villanoviana, che ha sede a Villanova di Castenaso in via Tosarelli, 191. La raccolta mette assieme reperti dell’età del ferro. Dunque la stessa  sigla è comune a due raccolte che più lontane l’una dall’altra non si potrebbe. Restando in tema di confusione, MUV è pure acronimo di Mobility Urban Values, azione di ricerca e innovazione sul tema della mobilità sostenibile finanziata dalla Commissione Europea attraverso il programma Horizon 2020.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 26 Agosto 2020

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