Cronaca

Niente colpi di coda dopo la bocciatura della legge salva precari, ma c’è chi aspetta qualche sorpresa…

 

Niente di nuovo sotto al sole dopo la legge approvata a fine novembre dell’anno scorso in via Capruzzi dal Consiglio Regionale pugliese e bocciata dal governo quattro mesi fa. Un fatto piuttosto singolare questo silenzio calato sull’assunzione di almeno settecento dipendente-precari assunti senza concorso, a dieci giorni precisi dal voto che designerà presidente della giunta e componenti del Consiglio. Eppure nei mesi scorsi lo sport più in voga tra consiglieri di minoranza e maggioranza a via Capruzzi era quello di prevedere l’assunzione in pianta stabile dei precari regionali assunti, secondo un altro punto di vista, in base a selezioni pilotate. Specie dopo il testo della legge di fine novembre 2014, studiato a puntino dopo una lunga serie di incontri e ‘cabine di regia’ al tavolo occupato per quasi un anno dai rappresentanti sindacali, dalle parti sociali e dai dirigenti regionali, ma ‘rovinata’ da un emendamento imposto all’Aula dal capo della giunta in persona e dal fido consigliere Michele Losappio, di Sinistra, Ecologia e Libertà. Un emendamento che, come si ricorderà, superò lo sbarramento del governo perché, di fatto, cancellava ogni parvenza di selezione per immettere i precari nei ruoli regionali: non un concorso pubblico, ma neppure una selezione sulla scorta di test, come si fa in tutti gli enti pubblici di mezzo Mondo. Solo in Puglia, insomma, i precari intendevano entrare in un ente pubblico come la Regione coi loro titoli e con una semplice domanda, senza sottoporsi a prove selettive: troppo anche per il più distratto e scalcinato dei ministeri. Ora non ci vorrà molto a prevedere cosa deciderà la Corte costituzionale, specie se nessuno correrà ai ripari dopo quel pasticcio Vendola/Losappio che, sottilizzando tra commi, rinnovi contrattuali ed emendamenti, avrebbe concesso di stabilizzare soltanto il personale precario di enti e agenzie regionali, senza contare il blocco delle assunzioni deciso dal governo per il 2015 e 2016 allo scopo di far posto ai dipendenti delle Province, in esubero. Che fare adesso? Che fare, per non far vacillare il lavoro di mesi e mesi di sindacati e funzionari dell’assessorato al Personale di via Celso Ulpiani?, dove c’è chi sostiene che l’unica via d’uscita per la stabilizzazione dei precari tanto cara a Vendola e compagni sarebbe quella di revocare la legge dando mandato, appunto, agli uffici diretti dall’avvocata Gattulli di procedere, per via amministrativa, ad applicare il comma 529 della legge di Stabilità. Intanto si accavallano le posizioni dei politici pugliesi, sia di destra e sia di sinistra. Ma i tempi ormai di questa seconda legislatura Vendola sono troppo stretti. «La storia delle stabilizzazioni — ripete Francesco De Biasi, capogruppo della Puglia prima di tutto — è l’ennesima guerra tra poveri che la giunta regionale ha messo in atto usando le solite, vecchie armi di populismo e demagogia. Ma sulla pelle della gente più indifesa: tutto era stato ampiamente preventivato, eppure c’è chi nel partito democratico e nel partito di Vendola hanno scelto di andare comunque avanti». Ma che tutto sarebbe andato a farsi benedire, nel campo delle stabilizzazioni pugliesi, s’è capito quasi subito. In effetti, fatta la legge due mesi fa esatti, bisognava approvare criteri e modalità di applicazione per arrivare, infine, alle sospirate stabilizzazioni dei circa quattrocento precari impiegati alla Regione Puglia. Una strada troppo tortuosa, come detto, specie dopo il disco rosso scattato in aula regionale fin dall’11 novembre, in seguito a una cruenta battaglia che aveva portato la maggioranza a stravolgere il testo del disegno di legge approvato nelle varie commissioni di via Capruzzi. Tanto che la stessa avvocatessa Domenica Gattulli, la dirigente chiamata ad applicarla, aveva subito preso tempo, per capire –per esempio- se toccava davvero ai suoi uffici procedere per assumere nel più breve lasso di tempo possibile i 379 precari sparsi in Regione. O non piuttosto alla Giunta, deputata a fissare gli indirizzi per decidere i criteri con cui compilare la graduatoria (anzianità, titoli e pesi famigliari) provvisoria. E proprio su questo scoglio, tra la dottoressa Domenica Gattulli e il capo della giunta in persona, era nata una discussione sfociata in vero e proprio diverbio. Vendola, infatti, avvertendo già puzza di bruciato, non voleva perdere tempo per vedere nero su bianco la determinazione dirigenziale che avrebbe consentito, appunto, al personale precario di accedere alle procedure di stabilizzazione. Ora sembra proprio sia troppo tardi per coltivare speranze di sistemazione a tempo indeterminato dietro alle scrivanie del palazzone nuovo di via Gentile…

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 20 Maggio 2015

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