Cultura e Spettacoli

Otranto, il pretesto ‘esotico’

E’ successo spesso – succede ancora – che un romanziere abbia ambientato una vicenda in un luogo noto a tutti senza però averlo mai visitato. E’ il caso, per esempio, di Horace Walpole (Londra 1717 – 1797) il cui nome è legato a ‘The castle of Otranto’ (il castello di Otranto). Per quale motivo Walpole – il quale pur scendendo in Italia nel corso del Grand Tour tra il 1739 e il 1741 non mise mai piede in Puglia – scelse proprio Otranto per ambientarvi la sua prima ed unica opera di successo? La ragione è di carattere ‘esotico’. La collocazione del piccolo centro pugliese, questo posizionarsi all’estrema propaggine orientale della penisola italiana come l’ultimo avamposto della civiltà cattolica prima del tuffo nel Mediterraneo, anticamera di un mondo ‘altro’ (quello islamico) e ragionevolmente temuto, dovette giocare un ruolo determinante nel pensiero di Walpole. Otranto, insomma, assurge qui a topos di confine. A parte questo, non c’è altro, nessun ‘odore’ d’Italia, tanto meno di casa nostra. Ancora pretesti ‘esotici’ sono alla base di ‘Le Baron d’Otrante’ (Il Barone di Otranto), opera buffa in tre atti il cui libretto reca la firma di Voltaire, un altro che parla di Puglia senza averla mai visitata. Se già ‘Il castello di Otranto’ è opera che mai sarebbe diventata celebre se non fosse stata considerata il primo romanzo gotico della storia, genere che nel secolo successivo avrebbe toccato l’apice col ‘Dracula’ di Bram Stoker, con ‘Il Barone di Otranto’ si scivola nel ridicolo. A Walpole va riconosciuto il merito di un intreccio apprezzabile, seppure sviluppato senza originalità, ma Voltaire ?… ‘Il Barone di Otranto’ è opera di esemplare inconsistenza, anche per i già acquosi parametri dell’opera buffa. Per di più, anche qui Otranto involve in un altro luogo comune della geografia, in un pretesto topografico che separa il mondo di Cristo da quello di Maometto. In una Otranto assolutamente amorfa, un Barone cresciuto nella bambagia e che la malizia di cortigiani-parassiti mantiene lontano dalla realtà si trova a fronteggiare una situazione che richiederebbe ben altro polso. Il giovanissimo e ingenuo nobiluomo si ritrova così prigioniero nel suo stesso palazzo per mano di Abdalla, capo di un manipolo di turchi sbarcato senza incontrare resistenza. A salvare il Barone sarà l’astuzia della sua innamorata, Irene, la quale trova come neutralizzare, seducendolo, un turco impigrito dai bagordi cui si è abbandonato dopo la vittoria. La storia – in cui a parte qualche ruberia non scorre una goccia di sangue, né si sente di donne violate – si chiude con un gesto di magnanimità del Barone, reso repentinamente giudizioso dai traumatici eventi : Abdalla e i suoi uomini possono riprendere il mare e tornare a casa.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 26 Agosto 2020

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