Pane e quotidiano con Gianni D’Elia (IV parte)
Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi
Gianni D’Elia, voce netta nel panorama della poesia contemporanea, da anni declina una nozione civile di letteratura che riconosce in Pasolini il suo modello. In quest’alveo si colloca anche il suo “Fiori del mare”, libro civile e nello stesso tempo di densa memoria letteraria. Si tratta di una raccolta complessa, come dimostra la sua organizzazione interna, distesa in tredici sezioni. Con i suoi versi D’Elia disegna i luoghi della costa marchigiana rielaborati fra il ricordo, il sogno e la storia. La sua poesia testimonia una bellezza ogni giorno lacerata dal brutto e dal degrado imperanti. Il titolo, che volutamente ricorda Boudelaire, non è un gioco gratuito, dato che l’aura della Riviera Adriatica, nella scrittura poetica di D’Elia, tende allo Spleen. In particolare, il poeta innesta accanto a rievocazioni personali, vicende collettive, attraverso un lirismo che è anche riflessione letteraria e filosofica.
Caro Secolo Ventesimo,
ora che hai tutto
il mondo qui su ogni schermo
e basta tu muova un dito
nostro sopra un tasto
perché a una parte
di mondo guasto
succeda un’altra
parte di mondo perso
Ora che dall’alto
dei satelliti hai il controllo
d’ogni mossa di chi
tu voglia occhiuto e vile
perseguire o colpire
all’incollo
del millesimo
di secondo sottile
Ora che lo scroscio
universale dei bit e dei circuiti
sovrasta il concerto
delle grandi cascate
e la massa mondiale in orchestra
dei motori e dei fluidi
batte nella colonna
assordante delle strade
o cova al silenzio
sotto mari e città o sui monti
come gli atomici funghi
tuoi dormienti nelle testate
Ora che nelle fabbriche
e nei laboratori
negli immensi hangar
nella gola bicroma dei reattori
nella piccola giungla
trasparente delle rianimazioni
nelle sterminate metropoli
di quartieri ricchi e dormitori
nelle nuove cattedrali
di vetrometallo delle Borse
delle Banche e delle Reti
delle Società per Azioni ˆ
sale l’osanna a te
secolo delle invenzioni e degli orrori ˆ
Ma ora che la più vera
speranza cade non lo senti
né ti chiedi perché
sei così vuoto e menti?
(1994)
Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte
Pubblicato il 13 Aprile 2024