Cultura e Spettacoli

Pane e quotidiano con Giorgio Bassani (IV parte)

Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi

Dopo essere stato consulente e direttore editoriale, Bassani tra il 1957 e il 1967, si impegna come vicepresidente della Radiotelevisione italiana, carica che lascia per diventare presidente della associazione per la tutela del paesaggio e la cura del patrimonio artistico Italia Nostra e docente di Storia del Teatro all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica a Roma. L’alba ai vetri pubblicato nel 1963 raccoglie tutte le sue poesie dal 1942 al 1950, mentre scrive i libri in prosa: Dietro la porta (1964), Le parole preparate (1967) e L’airone (1968) vincitore del premio Campiello, il cui ammontare verrà devoluto da Bassani a Italia Nostra. Nel 1972 Bassani pubblica la raccolta di racconti L’odore del fieno, seguita dalle raccolte di poesie Epitaffio (1974), In gran segreto (1978) e In rima e senza (1983), ma ormai lo scrittore è da anni intento alla riscrittura e riorganizzazione della sua intera opera, secondo criteri di rigoroso perfezionista qual è. Nel 1978 Bassani si innamora della insegnante americana Anna Portia Prebys ed i dissapori con la famiglia gli amareggiano la vita. Nel 1996 la moglie inizia un procedimento giudiziario con l’intento di dichiararlo incapace di intendere e di volere perché plagiato della nuova compagna. Dopo una lunga malattia lo scrittore muore all’ospedale San Camillo di Roma, il 13 aprile 2000 e viene sepolto nel cimitero ebraico di Ferrara. La famiglia perde la causa contro Anna Portia Prebys e crea la Fondazione Giorgio Bassani per onorare e mantenere viva la memoria dello scrittore.

 

Canzone

Tu che un profumo richiami per me

dal nulla tutti i fiori

che negli anni hai sommesse ombre distrutti,

distruggimi, purché

ogni sera, a un addio d’esuli cori,

io ritorni dal nulla per chi m’amò a rivivere.

Di nulla incoronato, fammi per sempre re

di chi m’ha amato.

da L’alba ai vetri, Einaudi, Torino 1963

Davvero cari non saprei dirvelo

Davvero cari non saprei dirvelo
attraverso quali
strade così di lontano
io sia riuscito dopo talmente
tanto tempo a tornare

Vi dirò soltanto che mi lasciai
pilotare nel buio
da qualcheduno che m’aveva
preso in silenzio per la
mano

da In rima e senza

Se ho cambiato!

Da ragazzo e da giovane ero sempre là a storicizzare
goccia a goccia me stesso

Del poi non mi curavo bastava
quella specie di fiammeo risucchio di folle vortice fatale
a cui m’abbandonavo giorno dopo
giorno a garantirmene
l’avvento ineluttabile

Se ho cambiato! Non faccio adesso che pensare
a domani al mese venturo al prossimo anno
pronto a giurare su tutti i sarà possibili
come se fossero bell’e accaduti
storico del mio futuro non meno avaro e indefesso di quanto
già fui del mio passato

Di niente o quasi più mi ricordo i mari in cui mi bagnai
non sono ormai per me che d’un solo blu le erbe che via
via calpestai d’un verde
solo i cari innumerevoli sguardi della mia vita un unico
grande occhio distante e imperscrutabile

da In rima e senza

Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte


Pubblicato il 3 Marzo 2023

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