Cultura e Spettacoli

Pane e quotidiano con Giovanni Raboni (IV parte)

Pochi grammi di poesia al giorno per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi

Nel 1979 Giovanni Raboni sposa la filologa Serena Vitale, da cui divorzia due anni dopo per iniziare una convivenza con la poetessa veneta Patrizia Valduga, che gli rimarrà accanto fino alla morte.Sempre negli anni ottanta traduce per Einaudi “I fiori del male” di Baudelaire e per la Mondadori “Alla ricerca del tempo perduto” di Proust, oltre a scrivere alcuni testi teatrali, come“Alcesti o la recita dell’esilio”, presentato al Piccolo Teatro di Milano, di cui era membro del comitato direzionale.Negli anni Novanta continua a scrivere poesie e articoli, fino alla morte, avvenuta il 16 settembre 2004 a Fontanellato (Parma) per un arresto cardiaco.La sua ultima raccolta “Ultimi versi”, esce postuma nel 2006, grazie al sostegno affettuoso della compagna Patrizia Valduga, che ne ha scritto la postfazione.

Stanco della vita, io? Non scherziamo.
Ma se me la mangio con gli occhi, ancora,
tutte le sue insegne, se non c’è amo
al quale non abbocchi! Semmai è ora

d’accennare, questo sì, a qualche addio,
cominciare a spegnere le candele
e chiudere gli spartiti, un leggio
per volta fino all’ultimo, al più fedele

degli strumenti… Quale? La memoria
sussurra i due violini, il cuore un flauto
o il tuo silenzio – ma io so che una storia

si fa da sola, e che è empio o almeno incauto

scriversi il finale. Basti l’atroce
strozzarsi in gola, vero, della voce.

(da Quare tristis)

Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte


Pubblicato il 20 Aprile 2024

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