Cultura e Spettacoli

Per un ‘no’ sfumò il sogno di Franceschiello

Con ardito paragone si può dire che le speranze degli Insorti i quali nel Mezzogiorno post-unitario si batterono per reinsediare Francesco II sul trono di Napoli non superavano quelle che un secolo e mezzo dopo avrebbe avuto l’Italia di vincere la seconda guerra mondiale. Forse è così. Persero Legittimisti e fascisti, i primi onorevolmente, i secondi no. Seconda differenza : se l’Italia di Mussolini poteva al massimo rinviare la disfatta, i cosiddetti briganti si avvicinarono sensibilmente alla vittoria. Ciò accadde nel momento più delicato di quella lotta sanguinosa e fratricida. All’imboccatura di una grotta che si apre nella grave di Vuolo, nel territorio di Martina Franca, un targa in pietra ricorda che lì, il 20 agosto 1862, si diedero convegno le più importanti formazioni legittimiste attive sulle Murge e in Terra d’Otranto per designare un capo comune e coordinare azioni di lotta sino a quel momento indipendenti l’una dall’altra, affidate al caso ed esercitate localmente. Il disegno, manovrato dallo spodestato Borbone che in quel momento era in esilio a Roma sotto la protezione del Pontefice, segnalava un salto di qualità strategico di rilevante importanza. Anche perché, dai e dai, quella guerriglia disordinata aveva finito col selezionare un vero leader : Pasquale Romano da Gioia del Colle, detto il Sergente per l’aver lungamente vestito l’uniforme borbonica con quel grado (era anche Alfiere della I Compagnia V Reggimento Cacciatori). Eletto per acclamazione da duecento persone ed insignito del titolo di Maggiore, il Romano ristrutturò militarmente le forze sparse sul territorio assegnando compiti e gradi. All’indomani dello storico confronto, i duecento convenuti si separarono, ciascuno diretto verso il personale territorio d’azione per reclutare altri uomini. Il nuovo disegno prevedeva che ai primi di agosto questi contingenti sparpagliati convergessero su Brindisi allo scopo di assalire il Bagno Penale di quella città , liberare i forzati e assimilarli. Ma le possibilità di riuscita dell’ambizioso piano erano legate al fatto che contemporaneamente, nel lucano, Crocco e i suoi uomini facessero altrettanto a Matera o Potenza. A quel punto, unite le forze, sarebbe stato possibile per il Sergente e Crocco sollevare l’intero Mezzogiorno, contro cui le forze del Regio Esercito, pur cospicue e bene armate, non avrebbero potuto che soccombere. Ora le sorti del neo nato Regno d’Italia erano nelle mani di Crocco. Sarebbe bastato un suo sì per cambiare la nostra Storia. E invece Crocco, “cui la politica serviva da pretesto per accumular quattrini” (Antonio Lucarelli), dapprima prese tempo, quindi con scuse varie fece sapere di non condividere la temeraria l’iniziativa del “collega”. La guerra di liberazione perse così la sua grande occasione. Ugualmente il Romano volle andare avanti da solo. Ma non giunse mai a Brindisi. Dopo aver trionfato a Cellino, invaso Carovigno e raccolto qualche risultato nel conflitto della Badessa (un masseria nel carovignese) fu sconfitto nello scontro di Vallata, nel gioiese, dove perse la vita. Con la morte del Romano, e prima ancora col rifiuto di Crocco, il sogno di Franceschiello sfumò ad un passo dalla realizzazione. – Nell’immagine, un fotogramma di ‘E li chiamarono… briganti’, un film diretto nel 1999 da Pasquale Squitieri.

Italo Interesse


Pubblicato il 24 Luglio 2018

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