Cultura e Spettacoli

Pinocchio, il naso è optional

 
 
E’ stato il 2011 anche l’anno di Pinocchio. Non poteva essere diversamente. Unità d’Italia vuol dire raccogliersi non solo attorno a una bandiera, ma anche identificarsi in una scuola pittorica, musicale, scultorea… letteraria. A quest’ultimo proposito è il caso di considerare come il capolavoro del Lorenzini abbia rappresentato per almeno tre generazioni di italiani un punto di riferimento inamovibile. Per cui non meraviglia che lo scorso novembre a Bari prima Elio Pandolfi per la stagione del  Collegium Musicum, poi Paolo Panaro per la rassegna ‘Le direzioni del racconto’ abbiano da par loro letto pagine di ‘Pinocchio’. Circa un mese la Compagnia dell’Anonima si misurava con una personale rilettura dell’opera di Carlo Collodi. “Arrangiati Pinocchio” reca una gran novità. Negli ultimi tempi ci eravamo abituati a vedere la consolidata coppia Marmone/Schiavarelli egemonizzare il palcoscenico del Teatro dell’Anonima in una cornice composta da comprimari anche di qualità. Invece l’ultima produzione della storica compagnia barese ruota intorno ad un ben affiatato trio dove ruoli e spazi trovano equanime distribuzione. A godere di questo fertile ‘allargamento’ è il bravo e versatile Enzo Sarcina. Così rimodulato, il cast s’imbarca nella temeraria impresa di ridurre in una ventina di metri quadri un’opera debordante per fantasia e mutevolezza d’ambientazione. Ciò avviene al prezzo di non poche libertà (Pinocchio nato da un rapporto ‘vegetale’ tra Geppetto e un pino, il Paese dei Balocchi rappresentato da un’entreneuse-vamp in stile charleston, il povero falegname che evade in solitudine dal ventre della balena…). Le libertà non escludono taluni personaggi chiave ; per esempio, il Gatto e la Volpe sembrano una sgangherata coppia da avanspettacolo, la Fata Turchina è la rozzissima Maga di Sponzano e così via. Gradevoli taluni momenti, come Pinocchio che s’interroga sui massimi sistemi con fare esistenzial-casereccio. Gustose pure alcune innovazioni (il diverso percorso delle cinque monete d’oro, Pinocchio che combatte con la Morte…). In mezzo a lazzi (anche grevi) cerca di farsi strada un messaggio innovativo : Se il vecchio Pinocchio poteva contare sull’affetto (Geppetto), sulla saggezza (il Grillo) e sull’aiuto soprannaturale (la Fata dai capelli turchini), il suo discendente, il ragazzaccio dell’era globale è solo, non ha punti di riferimento, per cui o si arrangia o muore. In definitiva un apprezzabile complesso di schegge, talvolta ben assemblate, altre volte no, tutte e sempre sottolineate da musiche opportune. Marmone (e chi altri poteva interpretare Pinocchio?) rinuncia al gran naso e convince più che con una posticcia prolunga. Non deluse le attese della solita folta platea.
Italo Interesse
 
 
 
 


Pubblicato il 11 Gennaio 2012

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