Cultura e Spettacoli

Serpi e parole vietate

Intorno alle innocue bisce nere che popolano il territorio pugliese e volgarmente chiamate ‘scorzoni’ circola una curiosa diceria: Questi rettili possono incattivirsi quando distolti dall’atto sessuale. Nel Salento la stessa diceria si arricchisce di colore, nel senso che l’ira delle serpi si accentuerebbe quando il molestatore dovesse pronunciare queste parole: “lu monicu cu la monaca!” Altre leggende parlano di incauti divorati da centinaia di serpenti sbucati da ogni dove e accorsi a dar manforte ai compagni molestati… Cosa c’entrano monaci e monache? Per capire bisogna tenere a mente l’accezione negativa in cui nella tradizione cattolica una volta era tenuto il serpente, animale da sempre associato all’idea di peccato originale e a emblema della lussuria. Proprio quella lussuria tanto ferocemente rimproverata ai fedeli dalla sessuofobica Chiesa di un tempo. Ma la Storia insegna pure che nessuno è invulnerabile alle lusinghe della carne, a cominciare dagli stessi ministri di Dio, come i monaci, appunto. Nella limitata fantasia di villani sessualmente repressi e in pugno a un clero dispotico la vista di due bisce in amore non poteva che solleticare l’idea di religiosi (il cui abito bruno richiama la livrea dello scorzone) in preda a foie bestiali. Certe cose accadevano eccome nei tempi di massima egemonia – e corruzione – della Chiesa. Di qui quel grido di esecrazione in cui tra le righe risuonava la messa in discussione di un potere secolare, avido e astuto. Gira in Rete un video nel quale un giovane incuriosito da una coppia di serpenti in amore (due biacchi) si avvicina troppo scatenando a un certo punto la reazione furiosa di uno dei due rettili. Ciò che impressiona è la rapidità con cui il biacco si scioglie dalla stretta sessuale e parte all’attacco del disturbatore, che insegue per una decina di metri strisciando sulla ghiaia (siamo in aperta campagna) con una serie di ripetuti e fulminei guizzi. Una cosa inaspettata, stante il fatto che di norma le serpi fuggono l’uomo e che solo quando si ritengono minacciate passano ad un breve contrattacco, cui fa seguito un pronto ritiro nel più vicino rifugio. Quel giovane aveva spinto la sua audacia al punto da pronunciare le famose parole vietate? Il video non trasmette altri suoni che quello del vento fra i cespugli e le grida del ragazzo impaurito. Un ben meritato spavento. L’incauto avrebbe dovuto riflettere sulla radice del popolare ‘sfottere’, ovvero distogliere dalla copula, che equivale al modo migliore d’inferocire il prossimo. Lui, disturbato mentre se la spassava con la sua bella, come avrebbe reagito?

Italo Interesse


Pubblicato il 4 Settembre 2020

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