Cronaca

Sit-in di protesta degli azionisti della Bpb, dinanzi alla filiale di Bankitalia

Sit-in di protesta degli azionisti e risparmiatori della Banca Popolare di Bari danneggiati dal crac finanziario provocato dalla gestione Jacobini. Questa volta, però, la manifestazione di protesta è stata effettuata davanti alla sede barese della Banca d’Italia, “poiché – hanno spiegato i manifestanti – vogliamo chiarimenti sull’attività di sorveglianza svolta e su come sia stato possibile che titoli illiquidi ad alto rischio siano stati venduti a clienti con basso rischio come innocui titoli liquidi, vero e proprio profilo di miss selling massiva che poteva essere facilmente accertato in sede ispettiva dal semplice esame degli estratti conto inviati”. Gli azionisti e risparmiatori danneggiati hanno chiesto anche chiarimenti “sul ruolo della stessa Banca d’Italia nell’operazione di acquisizione di Banca Tercas” avvenuta a suo tempo da parte dell’Istituto bancario barese, su probabile sollecitazione della Banca centrale. Operazione, questa, che – come si ricorderà – fu finanziata dagli azionisti della BpB con un aumento di capitale dell’Istituto barese di corso Cavour di oltre 400 milioni di euro, che ha poi contribuito pesantemente, se non addirittura in maniera determinante al default della banca acquirente, a causa dell’enorme passivo di Banca Tercas. Ieri, nel corso del sit-in di protesta dinanzi alla filiale di Bari di Bankitalia una delegazione del Comitato indipendente azionisti di Bpb e Asso-Bpb ha consegnato al direttore della filiale di Bari dell’Istituto bancario centrale una missiva indirizzata al Governatore, Ignazio Visco, nella quale sono stati esposti nel dettaglio i chiarimenti richiesti. Infatti, i sospetti delle Associazioni e Comitati degli azionisti e risparmiatori danneggiati dal crac finanziario causato dalla vecchia gestione della Popolare di Bari è che Bankitalia non abbia vigilato adeguatamente, come era suo dovere istituzionale, sull’effettiva situazione patrimoniale dell’Istituto bancario guidato dalla famiglia Jacobini e, in particolare, su talune modalità relative all’attività di ricapitalizzazione dello stesso, poiché il precipuo interesse dell’Istituto bancario centrale era il salvataggio di Banca Tercas e, quindi, dei conti di deposto dei clienti di questa. In altri termini, di un salvataggio dei correntisti di Tercas effettuato a danno degli investitori nelle quote di capitale della Banca barese e sui quali, quindi, si sono riversati indirettamente anche le conseguenze dello sventato affondo finanziario di Tercas. Pertanto, se cosi fosse effettivamente, i risparmiatori della Bpb che hanno visto volatilizzate le somme investite a suo in quote azionarie dell’Istituto bancario barese avrebbero titolo e ragione di chiedere un intervento risarcitorio allo Stato, prima ancora che alla banca danneggiante, poiché avrebbe dovuto essere Bankitalia a garantire la regolarità nell’attività sia di Banca Tercas che del suo salvataggio con l’acquisizione da parte della Bpb. Infatti, come è noto, nel nostro Paese il risparmio è tutelato in primis da una norma (art. 47) di rango costituzionale. Ma, forse, di ciò pare che, con l’istituzione nel 2002 della moneta unica europea, ci si sia quasi dimenticati.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 26 Febbraio 2022

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