Cultura e Spettacoli

Tagliatele la testa!

Ben poche sono le volte in cui un dittatore è stato messo a morte dopo un regolare giudizio. In genere questa gente rimane vittima di colpi di mano nel corso dei quali non c’è spazio per cerimonie e formalismi. E poiché storicamente il potere è maschile, ancora più rari sono i casi di regine e tiranne processate ed affidate al boia. Il più recente è stato quello di Elena Ceaucescu, fucilata col marito al termine di un frettoloso processo celebrato in una caserma. Ben altra enfasi ebbe invece il procedimento a carico della regina di Francia, Maria Antonietta d’Asburgo che a distanza di oltre due secoli continua a far discutere e appassionare. Tornare su quel processo equivale a riflettere sulla sorte di una donna che la ragion di Stato chiamò pressoché bambina a vestire panni regali e interpretare un ruolo particolarmente insidioso per il fatto di esporla a calunnie gratuite e dall’immancabile efficacia. Raggiunta dall’eco di quella tragedia, Giusy Salomone, in collaborazione con Francesco Zeffiri, tesse intorno alla sfortunata sovrana un testo che la settimana scorsa la compagnia Vitruvians ha portato sul palco del teatro Forma. ‘Processo a Maria Antonietta’ è messinscena assai dinamica, ambiziosa, anche debordante per eccesso d’entusiasmo. Convinta del fatto che il dramma della sfortunata regina di Francia abbia ancora qualcosa da insegnare all’uomo globale, la Salomone mescola (alquanto) le carte e serve alla platea un ‘mano’ piuttosto ibrida. Costumi, parrucche, inchini e cerimonie sono quelli giusti, ma inseriti in un‘atmosfera pesantemente rock (trapela la vocazione di Vitruvians verso il musical). Parlavamo prima di allestimento debordante. Di tanto in tanto l’azione tracima in scena, a lasciare il segno però è soprattutto l’esercizio di un’ironia plateale, anche feroce, che intride il tutto volgendolo al grottesco. Elemento, quest’ultimo, che assume particolare rilievo quando a sorpresa, spostandosi le cose sul multimediale, un breve clip proiettato su un fondalino suggerisce a proposito di quella tragedia un approccio contemporaneo e dissacrante (Le Iene hanno fatto scuola). La viltà di cortigiani rancorosi, di doppiogiochisti e d’altre figure pavide e irresolute è equamente rappresentata in entrambe le parti in cui lo spettacolo è fratto (nel primo tempo Maria Antonietta è ritratta al vertice della sua parabola, nel secondo affronta il tribunale e poi il supplizio). Ed è un dagli-alla-Regina che, inizialmente strisciante, assume via via forza sino a tradursi nel grido di battaglia di megere sferruzzanti ai piedi del patibolo (tagliatele la testaaaa!). Giusy Salomone lavora con cura sul piano storico comprimendo bene i tempi del racconto (e non era facile). Uno sviluppo più ampio, tuttavia, non avrebbe  guastato ; come non avrebbe guastato l’eliminazione dell’intervallo. La stessa giovane regista è anche in scena nei panni della protagonista, sembrandoci nella seconda frazione migliore che nella prima, dove non risalta a sufficienza la leggerezza immatura della baby-Regina. Accanto alla comunque brava Salomone si muovono con generosità Domenico Indiveri, Antonio Intranuovo, Alessia Sannicandro e Walter Vasco. Menzione d’obbligo per Antonella Perrone nel ruolo di una esuberante Contessa du Barry. Bene anche i costumi di Dimitar Dimitrov e le parrucche di Simona Anna Soranno.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 14 Gennaio 2014

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