Cronaca

“Un gesto vile che denota rozzezza culturale, un problema di civiltà”

Franco Lavalle, vice presidente a Bari dell'Ordine dei Medici sull'ennesimo episodio di violenza commesso contro un medico del Pronto Soccorso a Foggia

“Un gesto vile che denota rozzezza culturale, un problema di civiltà”: il dottor Franco Lavalle, vice presidente a Bari dell’Ordine dei Medici commenta in questo modo, nell’intervista che ci ha concesso, l’ennesimo episodio di violenza commesso contro un medico del Pronto Soccorso, questa volta a Foggia.

Dottor Lavalle, siamo alle solite. Un altro medico picchiato nell’esercizio delle sue funzioni…

“Si tratta ovviamente di un gesto vile e sconsiderato. La violenza è sempre e comunque da bandire e condannare contro chiunque venga esercitata, ma è ancor più grave se si alzano le mani su chi serve con abnegazione e valore la comunità e penso ad un medico del pronto soccorso. Nel caso di specie un rianimatore in servizio su un elisoccorso e dunque indispensabile in centri isolati, e penso alle comunità montane. Chi lo ha percosso non si è reso conto della doppia gravità del gesto”.

Cioè?

“Oltre ad aver percosso un soggetto nell’ esercizio delle sue funzioni, ha privato la comunità non sappiamo per quanto tempo, di un ausilio fondamentale. In poche parole questo sconsiderato ha compiuto un gesto grave e allo stesso tempo dannoso per tutti”.

Ormai nei pronto soccorso capita di tutto…

“Non esiste una giustificazione valida. Penso sia un fatto di natura culturale e di civiltà. Spesso non ci si rende conto che arrivano casi più urgenti dei nostri e allora è ovvio che bisogna dare la precedenza, fa parte della normalità. Nei pronto soccorso esiste un Tirage che valuta la gravità e serietà e bisogna attenersi. Io capisco che a volte l’attesa o lo stress possano giocare brutti tiri, ma non è colpa dei medici e degli infermieri che fanno tutto il loro dovere ed anche più”.

E avviene che pochi vogliano andare a lavorare come medici di pronto soccorso…

“Normale. Tra stress, personale carente e soprattutto stipendi non attrattivi, il medico non si sente attirato o stimolato dallo scegliere la medicina di urgenza, sta diventando una specializzazione ormai tralasciata per queste motivazioni”.

Quali i rimedi?

“Il primo è di indole culturale. Bisogna far capire alla gente che esiste un criterio di urgenza e serietà nel trattare i casi e dipende dalla gravità. I pronto soccorso sono affollati spesso per carenza di organico, ma anche da chi vi fa ricorso abilmente per saltare i turni e le file delle liste di attesa. Si va al pronto soccorso dicendo che ci fa male il cuore per effettuare l’ecg che avremmo tra tre mesi. In più vi è chi ci va e accade per risparmiare sulle visite specialistiche”.

E come la mettiamo con tanta gente che in alcuni pronto soccorso di grandi città bivacca giorni in barella e aspetta?

“Vero, accade anche questo e il figlio o nipote del ricoverato che aspetta ore e giorni in barella o su una sedia al pronto soccorso aspettando che si liberi un letto in reparto, si stressa. Ritengo che sia sbagliato il sistema e che il ricorso al pronto soccorso e all’ospedale debbano essere residuali, solo in casi limite, privilegiando la medicina del territorio. Se si assumessero più medici e infermieri e si potenziasse la medicina intermedia, tante situazioni limite non accadrebbero e staremmo tutti meglio, pazienti e medici”.

BV


Pubblicato il 27 Marzo 2024

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