Cultura e Spettacoli

42 è il nome dell’Impossibile

A gennaio di quest’anno Cristò Chiapparino ha dato alle stampe  ‘That’s (im)possible’, un romanzo edito da Intermezzi Editore. E’ la storia della più ricca lotteria di tutti i tempi : Chi vince può praticamente comprare il mondo, per quanto le possibilità di vincita siano prossime allo zero. Ma dai e dai alla fine qualcuno pesca il jolly, che corrisponde al numero 42. Ciò tuttavia non produce l’effetto sperato dall’inventore del gioco : uno stravolgimento del mondo che restituisca l’uomo a sé stesso… Catturati dal soggetto, Ermelinda Nasuto e Giancarlo Luce lo adattano per il teatro e lo portano in scena. Interpretato dagli stessi, ‘That’s impossibile – I dispersi’ (compagnia Teatro delle Forche) è andato in scena domenica scorsa a Teatro sull’Aia, lo spazio teatrale inventato da Carlo Formigoni nelle campagne dell’ostunese. Non da poco il lavoro drammaturgico di Nasuto e Luce, attesa l’inafferrabilità dell’opera di Chiapparino.  In ‘…I dispersi’ si gioca su piani paralleli : Da un lato la vicenda dell’inventore di questa misteriosa lotteria, Bruno Marinetti, e di sua sorella Sofia, dall’altro scorci di vita di persone che in un modo o nell’altro sono coinvolte dall’infernale meccanismo (un impresario, una stagista, una casalinga…). Le vicende s’intersecano in un abile gioco d’incastri dove molto si domanda al trasformismo degli interpreti, in particolar modo della Nasuto. La regia di Luce assicura fluidità a queste intersezioni, il che certamente torna a vantaggio dello spettacolo. Ugualmente, la storia dell’infernale lotteria continua a presentare ombre. E allora il valore di questo allestimento, oltre che nella bravura degli interpreti, è nel vortice di personaggi che danno vita a schegge di drammaturgia per lo più felici e nelle quali trova rappresentazione una pochezza umana assolutamente contemporanea. Frustrazione, ipocrisia, orizzonti mentali asfittici e valori miserandi convergono a comporre personalità ‘disperse’. Smarrita la primigenia coesione, l’umanità si polverizza in una diaspora del pensiero. Ciascuno si chiude nel proprio meschino sogno di successo, del quale sogno l’unico viatico è il gioco (la lotteria, appunto, tradizionale o istantanea che sia). L’anelito rivoluzionario dell’immaginario Marinetti s’infrange contro una condizione umana di base che non concede speranze, l’Età dell’Oro è perduta. La buona riduzione drammaturgica de ‘I dispersi’ rende bene il senso di solitudine e il pessimismo disarmante che intridono il lavoro di Chiapparino. Contribuisce al successo il lavoro di Mariella Putignano che disegna un scena essenziale ma non algida e seleziona bene i costumi (che passerella per Ermelinda). Luci di Giuseppe Panetti e musiche di Raffaele Stellacci. Con il sostegno di Nostos e Théâtre de l’Usine.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 3 Luglio 2018

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