Bari come Racoon City, la città degli zombie
Desolazione profonda e angoscia per le strade di Bari, divenute un cimitero dove i non morti , in questo caso i baresi, passeggiano in stato comatoso. E’ la Bari del terzo millennio, irriconoscibile rispetto a qualche decennio fa,allorquando il traffico intenso, alle volte impazzito, ed il suono dei clacson animavano una città in pieno fermento commerciale. Una involuzione netta, si spera non inarrestabile ,che fa del capoluogo pugliese una delle città più tristi ed invivibili dell’intera regione . Una città da depressione cosmica, sia da un punto di vista economico e commerciale che sotto l’aspetto delle relazioni umane e sociali. Le cause e le concause sarebbero tante, a cominciare dalla crisi, che in termini generali ha sconvolto le abitudini e le aspettative di vita della gente,per finire, in ambito strettamente locale,all’endemica incapacità di reagire in termini propositivi a livello politico amministrativo. Bari avrebbe bisogno più che della attuale mediocrità di un briciolo di fantasia al potere, attitudine della mente che purtroppo difetta agli attuali amministratori sia per inesperienza che per scarsa competenza in settori delicati qual, ad esempio, l’intero comparto commerciale, essenza della vera anima e cuore pulsante sin dagli anni ’60 di Bari. Non intercettare il profondo grido di dolore che proviene dai piccoli e medi commercianti, già vessati dai vari balzelli, significa da parte della attuale civica amministrazione non avere contezza della gravità della situazione. Dai rioni periferici sino al centro murattiano la lamentela è generalizzata,una richiesta di aiuto alla quale gli amministratori,al di là di empirici progetti di rilancio, non riescono a dare concrete e fattive risposte. Abbiamo negli ultimi tempi, insieme ad altri organi di informazione locali, registrato la protesta dei tanti piccoli commercianti del murattiano, solo per rimanere nel quartiere centrale della città, che segnalavano e continuano a segnalare una sorta di “accanimento terapeutico” della polizia municipale ,che in modo assai inflessibile riesce a multare l’immultabile , allontanando così flussi di potenziali clienti che, spaventati dal pericolo multe ,preferiscono fare compere nei grandi centri commerciali , dove trovano a disposizioni ampie scelte merceologiche ma ,soprattutto, il tanto sospirato e tranquillo posto auto. Non capire che il comportamento intransigente dei vigili contribuisce a penalizzare i commercianti, non pochi dei quali preferiscono chiudere i negozi, con ricadute drammatiche sia occupazionali ed economiche, significa e testimonia o ottusità politica oppure difetto di memoria storica e della consapevolezza del ruolo che il commercio svolge ed ha svolto nella vita cittadina. Un minimo di flessibilità della polizia urbana, quanto chiedono appunto i commercianti, potrebbe contribuire a dare la classica boccata d’ossigeno ai loro già precari guadagni. Se poi dietro al “sacrosanto ripristino della legalità” a colpi di multe, giorno e notte, c’è solo l’intento di rimpinguare le casse comunali ,si abbia almeno il coraggio di ammetterlo pubblicamente. Continua, però, a far specie che l’armata Brancaleone , composta in ordine sparso da ciò che rimane dei consiglieri di opposizione, non abbia ancora discusso della questione in consiglio comunale,mostrando almeno l’intenzione di studiare il sistema di andare incontro alle esigenze dei martoriati commercianti. Sulle presunte omissioni della polizia locale ,che alle volte preferisce chiudere un occhio di fronte a ben altre illegalità, abbiamo già scritto innumerevoli volte , senza purtroppo avere mai avuto concreti riscontri. E’ inutile tediare ulteriormente i nostri lettori riproponendo il lungo elenco delle doglianze,ma si può almeno sperare che la maglia della indulgenza si allarghi anche a favore dei comuni cittadini.
Piero Ferrarese
Pubblicato il 8 Marzo 2017