Proclamata Santa da Papa Leone XIII nel 1881, Chiara da Montefalco (1268-1308), cittadina umbra della valle spoletana, nota anche come Chiara della Croce, rientra tra le mistiche italiane del basso Medioevo, in un ambito particolare della spiritualità cristiana. L’autore, il pugliese Marino Pagano, nella sua ultima opera edita da “Fede e Cultura”, ne traccia il profilo, più che la solita biografia, mettendo in risalto questa figura mistica caratterizzata da una religiosità fortemente cristocentrica ed evidenziando la non comune capacità di saper fare cultura da parte di una claustrale medievale. Già all’età di sei anni, Chiara entrò a far parte della comunità del Reclusorio di San Leonardo, fondato dalla sorella maggiore Giovanna dopo la dipartita del consorte, dove le donne si ritiravano vivendo in assoluta austerità e pregando, ispirate dalla dottrina di Francesco d’Assisi. Nel 1290, il Vescovo di Spoleto concesse l’istituzionalizzazione del reclusorio, costituito in monastero, all’interno del quale fu introdotta la regola di Sant’Agostino. Con il nuovo monastero dedicato alla Santa Croce e a Santa Caterina d’Alessandria, vennero a fondersi due momenti della storia di queste religiose: quello della vocazione eremitica, rappresentato dall’esperienza del reclusorio, con quello della regola monastica. Alla morte della sorella Giovanna, Chiara, giovanissima, ne divenne badessa e fu per le sue suore madre, maestra e direttrice spirituale. Organizzò meglio la vita comune, imponendo a tutte anche il lavoro manuale, lasciando tuttavia molta libertà a quelle che si sentivano più inclini alla preghiera. Nella sua opera, arricchita dai doni spirituali della scienza infusa e del discernimento, capace di dialogare con uomini di chiesa e teologi che si recavano da lei in virtù della sua fama sanctitatis,difese con passione l’ortodossia della fede, contro le insidiose deviazioni ereticali. Della sua eredità spirituale non ha lasciato traccia scritta ad eccezione dei cosiddetti dicticlariani, raccolti dalle sue consorelle post mortem. Il suo corpo è sepolto nel Santuario di Montefalco e custodito dalle monache agostiniane. Dalla quarta di copertina: “Venerata in Umbria e nel Centro Italia la sua esperienza biografica e storica si inserisce nel solco del ramo femminile del monachesimo medievale, quello delle recluse innamorate di Cristo. La sua vita è stata improntata all’ascetismo, all’adorazione del Signore e alla fuga da ogni possibile peccato, e contiene perciò i caratteri del modello di perfezione degli exemplamedievali: umile e solidale con chiunque si avvicinasse al suo monastero, lottò contro l’eresia e ogni individualismo slegato da Roma. Tuttavia è possibile leggere Chiara anche in una dimensione sociale, vista la sua anticipazione del declino del proprio tempo e delle sue strutture di appartenenza. Senza dimenticare i punti di contatto con le donne mistiche e filosofe del Novecento, che legano la santa ai più grandi ambienti culturali e teologici di ogni epoca”. Con quest’opera, Marino Pagano, giornalista, ricercatore storico e stimato cultore di viaggi alla scoperta di antiche tradizioni, riconsegna alla nostra contemporaneità e ai lettori, una storia altrimenti nota solo a devoti umbri o agli esperti del settore. Un libro dal valore storico e dal taglio comunque laico, legato al metodo di ricerca e lontano da ogni vincolo prettamente agiografico che ci propone un modello, quello di Chiara figlia del suo tempo, in un’ottica storica e scevra da ottusità mitizzanti. Saggista a tema storiografico – sulla storia della spiritualità medievale o sulle dinamiche del Risorgimento e del Brigantaggio postunitario al Sud – l’autore segue la cronaca culturale italiana, in particolare quella pugliese, su diverse testate nazionali e locali. Ha fondato, con Edoardo Spagnuolo, la pubblicazione di divulgazione storica Lo Scudo e La Spada ed è direttore responsabile del semestrale Studi Bitontini.
Maria Giovanna Depalma
Pubblicato il 7 Aprile 2020
