Cultura e Spettacoli

A Otranto non furono fuochi fatui

I fuochi fatui sono fiammelle bluastre che episodicamente si manifestano al livello del terreno nei cimiteri, nelle paludi, negli stagni e nelle brughiere ; sono il prodotto della decomposizione dei resti organici, fenomeno dal quale si sviluppano due gas, metano e fosfina. Quest’ultimo gas, presentando la caratteristica di prendere fuoco a contatto con l’aria, incendia il metano e dà vita al fuoco fatuo. In passato si scambiavano i fuochi fatui per sinistre manifestazioni dei morti ammazzati. La credenza ha a lungo trovato credito a proposito della strage di Otranto del 1480. Nella circostanza, si ricorderà, ottocento otrantini, rifiutandosi di abbracciare la fede islamica, vennero decapitati. In ‘Historia della guerra di Otranto’ scritta da Michele Laggetto nel 1537 si legge : “…dopo che quelli beati corpi furono tagliati, di notte, si vedevano molti luminari accesi, quali vedevano anco li turchi da sopra le mura; e quelli barbari dicevano che le anime di quelli uccisi andavano errando per quel monte, e che li diavoli venivano con li lumi a pigliarli. E similmente, dopo che [i corpi] furono introdotti dentro la città e posti dentro la chiesa maggiore, per spazio di più lungo tempo si vedevano li detti luminari accesi; talchè una volta, stando una nave dentro il porto, li homini di quella videro sopra la chiesa un grandissimo lume e, dubitando che la chiesa non s’abbrugiasse, vennero con la barca a terra a dare l’avviso, che commosse la città tutta in rumore: corse il popolo, e non si ritrovò cosa alcuna”. L’ipotesi dei fuochi fatui ci pare inverosimile. I ‘luminari’ che dall’alto delle mura conquistate i turchi videro muoversi intorno al luogo (“quel monte”) dove avvenne la carneficina erano certamente le fiaccole o le lucerne dei parenti degli uccisi che col favore delle tenebre andavano a ricomporre i resti dei loro cari ; resti che per il fatto d’essere passate neanche ventiquattr’ore dall’eccidio non potevano essere andati in decomposizione. Quanto ai ‘luminari’ rimasti accesi dopo la deposizione delle salme dei Martiri dentro la chiesa maggiore si può pensare a comuni lumini votivi piuttosto che a fuochi fatui, i quali per svilupparsi hanno bisogno che il tessuto organico in decomposizione sia in contatto con l’acqua o col terreno . Infine, il  “grandissimo lume” visto dall’equipaggio di quella nave. Possono mai fiammelle tenui e saltuarie come quelle dei fuochi fatui diffondere un così grande chiarore da allarmare un equipaggio distante non meno di cinquecento metri? Certo, però, è curioso che un chiarore imponente potesse svilupparsi “sopra la chiesa” senza immaginare un fuoco acceso sul tetto della stessa…

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 19 Settembre 2012

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