Cultura e Spettacoli

Ah, Checchella, la buona somarella

Cineasta ligure, Elio Piccon (1925 – 1988) trovò in Puglia le condizioni ideali per dare il meglio di sé. Innamoratosi a prima vista del Gargano e della sua gente, il che avvenne nei primi anni sessanta, Piccon vi girò una decina di cortometraggi a torto dimenticati, nonostante uno di questi, ‘L’Antimiracolo’, meritasse nel 1965 la Targa Leone San Marco alla XVI Mostra Internazionale del Film Documentario della Biennale di Venezia. Quattro anni dopo il meritato riconoscimento Piccon mise mano a ‘Checchella’, un corto a colori della durata di tredici minuti prodotto da Corona Cinematografica. Girato in un innominato paesetto della costiera garganica, come si percepisce dalla cadenza degli attori impegnati (tutti non professionisti), ‘Checchella’ racconta l’affetto che lega l’anziano compare Lorenzo ad un’asina, unica compagna alla sua solitudine. Piccon fugge ogni virtuosismo e, memore della lezione del neorealismo, confeziona un prodotto scarno, ma accorato, che tocca e fa perdonare ogni ingenuità. Soggetto e sviluppo hanno colore verghiano, ma avrebbero potuto ispirare anche il Pirandello di ‘Novelle per un anno’ (ed entusiasmare Pasolini). L’ambientazione è quella di un Mezzogiorno innocente e arcaico, che appare come cristallizzato. Ciò conferisce una dimensione epica alla ruvidezza paesana che avvolge questa storia d’amore. Lorenzo, che con Checchella divide un monolocale-stalla, ha per ‘lei’ attenzioni da ‘compagno’. Le parla, la lava, l’accudisce… La mansuetudine di Checchella è la più eloquente espressione di gratitudine per tanta fedeltà e premura. Ma la vita è crudele. Checchella cade da un dirupo e si spezza le zampe e raglia disperatamente di dolore. Non ha speranze. Meglio sopprimerla sul posto, i compaesani provano a convincere Lorenzo il quale invece non ci sta: Checchella deve morire “per natura” e a casa sua! La povera asinella viene caricata su un carretto a mano e trasportata in paese (una delle scene più forti). Una volta giunti a destinazione, però, Lorenzo caccia via tutti, spranga la porta, ‘ché non vuole saperne di colpi di fucile liberatori. La sofferenza di Checchella cresce, i suoi ragli strappano l’anima al vicinato. La gente ora preme contro l’ingresso. Che Lorenzo apra e consenta di mettere fine a tanto strazio! Invano il vecchio si oppone con le stanche, residue forze. Alla fine gli ‘invasori’ irrompono. Lorenzo crolla a terra e resta lì, passivo e impotente come la sua Checchella, in attesa di un colpo di fucile che sembra destinato ad entrambi. Dopo una lunga esitazione, in un silenzio esasperato, il boia di turno, un vicino di casa, preme il grilletto. La casa si svuota, restano Lorenzo e Checchella.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 30 Gennaio 2020

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