Cultura e Spettacoli

Minima moralia (Meditazioni sulla Vita Offesa. T. Adorno) (38)

Leggo dal ”corriere della sera. it” del 22 gennaio 2020 che un tal sergio romero, bellimbusto pedatore del ”manchester united” ha distrutto una “lamborghini” da 200.mila euro. Non è la prima volta che con “gran dispitto” dantesco leggo siffatte baggianate, perpetrate da codesti ammassi di carne tatuati, barbutati, osannati dalla plebaglia mondiale. Tanto per non fare nomi, quante auto di lusso e costosissime ha fracassato tal balotelli? Per quello che accade negli stadi (ignobili cori razzisti); sui campi di gioco (sputi, manate, gomitate in faccia, cruenti fallacci, da criminali, meritevoli di arresto in flagranza di reato, tanto per la brama di lauti premi, in caso di vittoria, che fanno “buon brodo” per condurre una vita da pascià. I calciatori del passato, molto tecnici e, quindi, portati a numeri di indicibile spettacolo calcistico., tra l’altro e tra gli Altri: le uscite di pugno di Sentimenti IV, veri e propri “assist” agli attaccanti della sua squadra, le rovesciate di Parola e di Piola, il passo doppio di Biavati, le cannonate di Levratto, che laceravano le reti avversarie, i colpi di tacco di Gren, etc., etc., etc., raramente, s’infortunavano, mentre quelli di oggi, più e più volte, hanno dovuto subire gravissimi infortuni, ché producono un “calcio” violento, impegnati, con gesti da autentici avanzi di galera, più a riempire il loro conto in banca, che a far divertire lo stronzo pubblico pagante), fuori dagli stadi (risse banditesche tra “ultras” di opposte, non tifoserie, sebbene autentiche bande armate), la comunicazione cartacea, televisiva, dei ”social” dovrebbe mettere il silenziatore sul ”sistema calcio mondiale, in quanto il”calcio” non è più “Sport”, non Coltivando  i dirigenti delle società calcistiche, i mercenari mondiali che lo praticano, a suon di sesterzi, i Valori Etici, che Dovrebbero Essere alla Base di ogni Disciplina Sportiva. Cos’hanno a che fare con lo”Sport” i biechi stilemi linguistici dei peggiori mercati delle vacche, quali: mercato, investimenti, ingaggi, procuratori, prestiti, cessioni, vendite, cartellini, proprietà, etc., etc., etc.? I miliardi, che vengono sperperati per permettere a una lercia elite di senz’arte, né parte di vivere da nababbi (speculare alla “nababbite” dei calciatori è quella degli strimpellatori di musica leggera. A parte il fatto che v’è solo la Musica, “tout court”, senza aggettivazioni, come quella di Mozart e di Pochi Altri alla sua Sublime Altezza, i giullari della plebaglia, che li adora; che non Sa Cosa sia il Bello; che, a volere essere generosi, Lo scambia con i prodotti della cultura media musicale, in quanto, oltre quella, i sicofanti dell’industria pseudomusicale altro non fa ad essa ascoltare, altro ad essa non somministra, per qualche canzoncina, che raffazzonano ad orecchio (giovanotti confessò in una intervista d non sapere  scrivere e leggere uno spartito musicale) con qualche banale “giro di do”; che, poi, presentano nei loro concerti (chiamano concerti qualche oretta di strapagatissimi  ragli!)a estasiate tonnellate di carni “sine cerebro”, nella loro carriera, si fa per dire, riescono a mettere da parte, grazie agli stronzi, da essi turlupinati, consistenti gruzzoli di denaro in corso. Tal fausto tozzi, in occasione della morte della moglie, dalla quale era separato, qualche giorno fa, ha ammesso che la defunta s’era impossessata di 450.milioni di lire, da lui guadagnati, ovviamente, IO Dico, confezionando filastrocche col già cennato ”giro di di do”), potrebbero essere , più utilmente,”investiti”, aprendo scuole sulle zolle del mondo dove milioni di bambini non hanno il ”cibo” per crescere, fisicamente, e il ”Cibum”, per essere Nutriti nell’Intelletto, sì da avere l’esatta Contezza di cosa sono stati privati e della Lotta, che devono Sostenere, perché, tanto per Incominciare, a tutti i Viventi sulla”Terra” sia Riconosciuta la Possibilità di Soddisfare, ineludibilmente, i Bisogni Primari. Pertanto, o plebaglia mondiale, cambiamo canale o rete televisiva, quando trasmettono partite di”calcio”; disertiamo gli stadi e gli euro, necessari per acquistare i biglietti d’ingresso negli stadi; Devolviamoli ad un”Fondo”, che Si Occupi di milioni di Sfortunati, affamati, disperati, che la feroce avarizia di pochi al mondo ha reso tali, non la Natura, né il destino, né gli irresponsabili automatismi della “selezione naturale”, altra boiata, con l’aureola della scientificità, per coprire le malefatte del capitalismo di ieri, di oggi, e, certamente, di domani, se il pianeta”Terra” sarà, ancora, abitato dall’uomo, unico “animal” che, nonostante abbia nei millenni Sviluppato la Ragione, per   mera avarizia, irrazionalmente, sta distruggendo la casa, dall’Alma Natura  offertagli, benignamente, in comodato d’uso.

 

Una fugace considerazione amara sulle due tornate elettorali in emilia – romagna e in calabria. Con a capo zingaretti, tutti i centrosinistri italiettini, dal volto, dal linguaggio, dal censo, dal ceto ”politicamente corretto”, che non hanno, giammai, fatto le loro campagne elettorali: “strafugando” (dal Lat. “extra fauces”) pizze, salamini, fette di prosciutto, etc., etc., etc.; usando aerei di stato, così come qualche p.m  ha ipotizzato abbia fatto un nullafacente seriale;  andando in giro per caseggiati bolognesi, abitati da oneste famiglie di extracomunitari, con lo scopo di informarsi, per mezzo citofono, se per caso avessero consanguinei spacciatori;  le umili sardine, poeticamente, dette pesce azzurro, in medicina consigliate ché, come gli sgombri, utilissime nel far decadere il colesterolo, naturalmente, a livelli accettabili, sortite, improvvisamente, alla visibilità della distratta plebaglia dei sovrani costituzionali della repubblichetta italiettina, presentandosi quali novelli operatori della di essa palingenesi, come  lo furono i sessantottini nel secolo scorso, come, saltando a piè pari nel nostro secolo,  lo sono stati i grillini (poi, abbiamo visto la fine, che entrambi hanno fatto: i primi, se non si chiamarono ”brigatisti da alberghi di stato”, s’integrarono così bene “in statu quo ante”, da chiamarsi ”forzisti”, “berlusconiani”, leghisti, bossiani e, ultimamente, deambulando col girello, renziani; i secondi, dopo essere ascesi ad “astra” col consenso immotivato di milioni di irresponsabili, ciechi, sordi votanti, sono attualmente, precipitevolissimevolmente, tra i catalogati nel novero dei “chi li ha visti?”. O Storia, pur Ti fai appellare ”Magistra Vitae”, ma incidi tanto poco nella condotta degli ominicchi,  che, in continuazione, per discolparti, non puoi fare altro che menarcela con la ”nemesi storica” o con i vichiani “corsi e ricorsi”. “Cavendum est iuvenes, cum in publicum prodeunt- Bisogna guardarsi dai giovani, quando scendono in piazza), HANNO ESULTATO per la Riconquista, centrosinistrata, della regione emilia – romagna. Stefano bonaccini l’alfiere di tanta  insperata vittoria sulla fanciulla, schermo di matteo salvini, che nella solita solitudine dei numeri primi aveva trasformato una normale sessione elettorale regionale in un “referendum” sulla sua stilnovistica personcina, schiattando nel girovagare, sperando, questa volta, a spese sue, per tutto il territorio emiliano- romagnolo, senza levarsi, mai, dal barbuto viso la maschera della lucia borgonzoni. Ma la gente s’è accorta del machiavello e entrambi ha punito, mandandoli a casa con una mano davanti e una di dietro, come, volgarmente, si dice. A  questo punto qualcuno potrebbe apostrofarMI, intimandoMI:”Quia non exsultas quoque Tu”? No, non esulto affatto, perché gli, appena, cennati sopra hanno dimenticato che la calabria è una  regione dell’italietta e come si deve, giustamente, esultare ché una regione del nord, l’emilia – romagna (intimamente, legata al destino economico, politico, culturale delle prospere sorelle, contestualizzate nell’altrettanto prospero triangolo industriale con le funzionanti strutture del”welfare state”: scuole, ospedali, case di riposo, asili nido, centri sportivi, centri culturali, etc., etc., etc.; con le sovrastrutture: alta velocità, autostrade, porti, aeroporti etc., etc., etc.; con l’intenso reticolo di grandi aziende, supportate dall’indotto di piccole aziende), sia stata riconsegnata a un’antica  gestione di “buon governo”, Rendendone Felici gli abitanti, così devono essere versate lacrime amare, perché la regione   calabria (alla quale manca tutto ciò di cui è dotata, fornita la regione, di cui, appena, sopra ho elogiato il perché e il come della sua Beatitudine economica, politica, culturale) sia, domenica 26 gennaio 2020, passata dalla padella di malgovernatorati di centrosinistri, alla brace di un governatorato di centrodestri, con a capo la jole santulli (della quale il “ras” del suo partito, il berlusconi, non ha saputo indicare altra virtù, che quella di aver resistito, in 26 anni di rapporti amicali con lui , alle sue “avances”, e di non “avergliela, quindi, data”),così con la testa tra le nuvole, così poco informata per non dire altro di più, malevolmente, icastico, da affermare in una intervista che l’”isis” è “un’associazione internazionale contro il terrorismo”. E’ grave che due regioni meridionali, la sicilia e la calabria, di antichissima nobiltà culturale, territorialmente, la metà dell’ex “regno delle due sicilie”, oltre a fare da centri direzionali delle temibilissime associazioni criminali, la “mafia e la ndrangheta” (a tal proposito, il capo della procura di Catanzaro, Nicola  Gratteri, senza mezzi termini, ha Proclamato che la “ndrangheta” è il primo partito in calabria, controllando e spostando, a seconda dei suoi  interessi, oltre il20% dei voti; quindi centrodestri  o centrosinistri la “ndrangheta” c’entra sempre, come si diceva per andreotti), nelle ultime elezioni regionali  abbiano offerto a fascisti, razzisti, leghisti la ”stanza dei bottoni”, perché gli annosi malgoverni di esse, con la relativa infelicità dei loro abitanti, continui ad essere funzionale all’allargamento della forbice  tra la ricchezza, a livello europeo, delle regioni settentrionali e la povertà, da terzo mondo, delle regioni meridionali. Da quanto ho lamentato , ovviamente, in filigrana, non è adombrata la non giustificabile rassegnazione,” le dur desir de durer” delle popolazioni meridionali a uno stato di totale minorità rispetto alle popolazioni nordiste, fino ad aprire le natiche alla barbarie anti o pre politica, sottoculturale, tamarroide di salvini.

 

A proposito del ’68 del secolo scorso e dei suoi protagonisti. Nella puntata di sabato, 25 gennaio 2020, de ”Le parole della settimana”, Massimo Gramellini ha Intervistato paolo miele, il “maitre a penser” di tutti i ”talk show” televisivi, il due volte direttore del “Corriere della sera”, il giornale dei padroni delle ferriere, dei latifondisti, degli agrari italiettini che, per  vendicarsi, negli anni venti del secolo scorso, delle occupazioni delle fabbriche da parte degli operai e delle terre da parte dei braccianti, dei contadini, al grido:”la terra a chi la lavora”, delegarono a mussolini il compito di reprimere con le sue squadracce fasciste qualsiasi moto di ribellione da parte di coloro che li avevano così , prepotentemente, umiliati. Il”Corriere della sera”, il giornale degli agnelli, fortemente, mentori di mussolini, il quale, dal suo scranno di direttore de “Il popolo d’Italia” perorò la partecipazione dell’italietta” alla prima guerra mondiale, che avrebbe permesso ad essi e alle loro intraprese, grazie alle commesse di stato, di passare dai 15 milioni di capitale, interamente, versato “ante” guerra ai 200 milioni di capitale, interamente, versato, a guerra finita.  Il”Corriere della sera”, giornale degli agnelli, ancora fortemente, mentori di quel mussolini, che dal balcone di “piazza venezia” nunziò a una folla, stoltamente, osannante, che aveva preso la decisione di portare l’italietta e gli italiettini ai disastri  della seconda guerra mondiale. Disastri, ovviamente,  che per gli agnelli sarebbero stati lautissimi guadagni, grazie a nuove e strapagatissime commesse di stato. Il “Corriere della sera”, il giornale di gianni agnelli,  dalle cui pagine si versava un annacquato veleno sui “figli di papà”, che nel’68 del secolo scorso per noia, per “radicalchichismo” s’erano messi a capo, s’erano autoproclamati guida di milioni di studentelli, provenienti dalle classi popolari, delle cui sofferenze, delle cui ingiustizie, da tempo sopportate, della cui ansia di tempi nuovi, si facevano,non convinta, eco. Codesti immaturi avevano colto l’occasione di bisbocciare per giorni e per mesi lontani dagli studi! Al casino, messo in atto dai  capetti della rivoluzione sessantottina  e dalle pecorelle al loro guinzaglio, si associarono, stupidamente,  molti comitati di base operaia delle grandi aziende italiettine e nel ’69 si ebbe l’”autunno caldo”, nel quale frange di idioti sessantottini,  per la gran parteparti di famiglie operaie e piccolo – borghesi, covarono la tragica strategia della lotta armata contro lo stato borghese. Sappiamo tutti come il carnevale della stagione impolitica sessantottina s’è concluso, cioè, nemmeno col classico topolino concepito dalla montagna di tanto sangue scodellato e di tanti stupidi imitatori del cubano guevara, lettori fanatici del solo ” libretto di mao”, forse, ancora, a marcire nelle patrie galere. Mentre i”figli di papa”, finita la cuccagna, con la testa inseminata di cenere, a “mo’ di pentimento”, passarono “statim” all’incasso,  ché erano stati capaci di portare sul binario morto di false utopie, impossibili palingenesi  convogli di richieste di “buon governo” delle istituzioni italiettine, di giustizia sociale, rimaste disattese e deluse dai governi dell’italietta unita. E il nepotismo, da sempre nel “dna” dei rapporti, delle relazioni interpersonali italiettine, più aggressivo che mai: se il padre del capetto rivoluzionario x era ed è un professorucolo universitario,  il bebé non poteva e non può non seguire le orme, tracciate dal padre; se il padre del capetto rivoluzionario y era ed è un noto giornalista o, addirittura, direttore di noti giornali, il fantolo non poteva e non può non seguire le orme dal padre tracciate. Insomma, una corsa dei “figli di papa” a farsi riservare le prebende dei padri, magari, talvolta o spesso, meritatamente, perché i “figli di papà”, a bortello giornaliero consumato (a differenza delle pecorelle, provenienti dalle classi popolari che, finite la manifestazioni  quotidiane, liberate le aule scolastiche o universitarie dalle loro occupazioni, stanchi, aspiravano al meritato riposo nei lettini lindi e puliti e caldi , dalle loro premurose genitrici approntati, o andavano ad affollare “pub et similia” a “caraffare” litri di birra), rientravano a casa  a studiare, sotto la guida di “tutor”, foraggiati dai loro solerti parenti, ciò che non avevano studiato a scuola o all’università, malamente, marinate. Dopo il sessantotto, i  rampolli delle classi popolari non hanno più preso l’ascensore sociale ché, ecco il topolino partorito dalla montagna, unico, hanno essi goduto dell’agio di entrare negli istituti scolastici, ma, essendo loro  stata concessa la facoltà di fare o non fare, spesso, lezione, per premiarli della libera(???) scelta di rimanere ignoranti, furono loro elargite,”a gratis”, promozioni e allori “a gogò,”utili, solo, ad essere, grazie a siffatti pezzi di carta, mansionati da operatori ecologici o  ad andare a morire in afganistan, raccomandati per la bisogna da qualche grecato militare. Ebbene, paolo mieli, figlio di un comunista, direttore del giornale del pci, l’”Unità”, non poté non essere un extraparlamentare di sinistra,da giovane, e, da adulto, non poté non rientrare nei ranghi della classe-casta di provenienza, sino a diventare assistente del più fascista biografo di mussolini, il renzo de felice; non poté, poi, non essere direttore del quotidiano più “filo” dei malgoverni italiettini, fascisti, democattolici, centrosinistri e, infine, ospite dei salotti televisivi, maestro del”NULLA”, che è l”hic manemus atque  manebimus optime”.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

 

 

 

 


Pubblicato il 30 Gennaio 2020

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