Cultura e Spettacoli

Alla tonnara i marinai come indemoniati

Il recente sequestro di 780 kg di tonno rosso (specie ittica soggetta a protezione comunitaria) avvenuto nelle acque di Savelletri nella notte di martedì scorso risolleva un vecchio interrogativo : Quanti esemplari di questa pregiata specie pelagica oggi rara nuotavano nei mari della nostra regione? E’ difficile fare stime mancando rilievi numerici affidabili relativamente al passato. Possiamo però parlare di un numero considerevole. A farcelo pensare è il fatto che in Puglia esistevano le tonnare ; tutte erano attive solo lungo la costa jonica, certamente a causa della presenza di fondali profondi. In un’opera  pubblicata a Napoli nel 1818, il Briganti sostiene che la pesca “errante” del tonno era praticata dagli Japigi col sistema dei gripj, pali di legno posti a sostegno di un reticolato nel quale le prede venivano instradate. Risalgono agli Angioini notizie più sicure. Esse consentono di circoscrivere l’azione delle tonnare pugliesi da Porto Cesareo a Torre del Pizzo. In quest’ultima località veniva ‘calata’ l’omonima tonnara. Ben più importante era la tonnara di Gallipoli (era così pescosa  da catturare anche balenottere e foche monache). Risalendo, troviamo la tonnara di Santa Caterina ; fu al centro di vivaci contenziosi con quella di Gallipoli per una antica faccenda di diritti circa lo sfruttamento delle comuni acque. Infine la tonnara di Porto Cesareo ; documenti ne attestano l’esistenza dal 1791 ; della sua memoria resta traccia nella topografia cittadina.  Ma a Porto Cesareo, ancora negli anni cinquanta, la pesca del tonno, almeno ‘errante’, era praticata. In ‘Itinerari salentini’, un’opera del 1959, Dino Ascalone parla di barche ad hoc ; il “colonito, una specie di chiatta a bordi alti”  e ‘l’usciere’. “La pesca con la tonnara si pratica stendendo una lunghissima rete sulla via dei tonni sollevata ai lati fino al pelo dell’acqua ; la rete trasforma il tratto dove giace in canale al cui termine il colonito sbarra l’uscita”. “L’uscire avanzava inesorabilmente” verso “un ribollio di schiume mentre pinne e code emergevano, sventagliando rabbiose… una massa viva di pesci d’ogni taglia affiorò dalla sacca sollevata ; fu tutto un contorcersi, fremere, sbattere tremendo che ci investì d’acqua e di schiume ammollandoci”. Viene il momento dei marinai : “chi reggeva la rete, chi armatosi di apposito arnese, ramponava, agganciava, sollevava le prede, rovesciandole entro bordo aiutato dai compagni, quando si trattava di esemplari troppo pesanti. Lo spettacolo incrudelì, dalle ferite dei grossi tonni disarpionatisi, prese a uscire copiosissimo sangue denso e rosso, lento a sciogliersi nel liquido salino; corse il massacro”. Un lavoro stremante anche per uomini già adusi alla dura fatica del mare, eppure “la mattanza strappava loro di dosso ogni stanchezza, indemoniandoli”.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 15 Giugno 2013

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio