Cronaca

Annata disastrosa per le uve da tavola in Puglia, non solo per fattori climatici

Annata disastrosa, quella appena trascorsa in Puglia per le uve da tavola, sia “bianche” che “rosse”. Ad affermarlo è la Coldiretti-Puglia, sostenendo che “il clima estivo aveva inizialmente fatto ben sperare e la produzione si presentava ottima per qualità e quantità”. Però, “successivamente bombe d’acqua e nubifragi hanno arrecato danni ad oltre il 65% dell’uva, che in molti casi non è stata neppure raccolta”.  Situazione resa poi ancor più difficile dal particolare momento congiunturale del commercio internazionale con lo stop arrecato alle esportazioni italiane nel settore a causa della  Brexit e dell’embargo russo che hanno fatto il resto dei danni ai produttori ed esportatori pugliesi di uva da tavola. “Le uve rosse soprattutto senza semi, molto richieste dai mercati russo ed inglese, – ha affermato in una nota il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – non sono state ritirate e il clima impazzito le ha irrimediabilmente rovinate”. Invece, “le ‘bianche’, – ha spiegato lo stesso Cantele – perlomeno quello che è stato salvato dalla violenza di piogge e attacchi di muffe, sono pagate € 0,40 al chilogrammo contro gli €0,80 dell’anno scorso” ed aggiungendo che “i nostri agricoltori sono in seria difficoltà” e per questo Coldiretti ha chiesto “alla Regione Puglia un tavolo urgente per verificare la possibilità – anche sfruttando il protocollo d’intesa tra l’Assessorato regionale all’Agricoltura e l’Abi (ndr – l’Associazione delle banche italiane) – di profilare una moratoria di mutui e finanziamenti in essere per il consolidamento delle passività”. Da non dimenticare al riguardo che la Puglia è il primo produttore in Italia di uva da tavola, con il 74% della produzione nazionale e, grazie all’enorme contributo pugliese, l’Italia è il primo produttore al mondo, con il 16% sulla produzione globale, per cui i problemi in cui sono incorsi i produttori pugliesi di uva da tavola nell’annata appena trascorsa non sono affatto sottovalutabili. Invece, il direttore pugliese di Coldiretti, Angelo Corsetti, ha ricordato che “il Regno Unito è al settimo posto tra i partner della Puglia per le esportazioni” che, sempre secondo lo stesso Corsetti, ammonterebbe a “più di 369 milioni il valore dell’export pugliese verso questo Paese”. Ed aggiunge: “La Brexit sta avendo un effetto negativo sugli scambi commerciali dell’agroalimentare pugliese. Così come dal 2013, anno che ha preceduto l’embargo russo, ad oggi è stato registrato il crollo dell’export agroalimentare pugliese fino anche al 63%”. E tutto ciò – rileva ancora Corsetti – è avvenuto proprio quando sono stati ingenti gli sforzi degli agricoltori pugliesi che hanno orientato la produzione su cultivar che per qualità fisiche e organolettiche riuscissero a soddisfare positivamente il mercato internazionale. “Oggi – ha concluso il direttore di Coldiretti Puglia – va incentivata la ricerca scientifica, adeguandola alle reali necessità del settore, con attenzione particolare al miglioramento genetico per l’ottenimento di nuove cultivar e al risanamento del materiale di propagazione introducendo anche innovazioni tecnologiche di processo e di prodotto ”. Oltre alla richiesta urgente alla Regione Puglia di un tavolo tecnico con l’Abi, Coldiretti Puglia ha ribadito la necessità di intensificare i controlli per verificare l’indicazione obbligatoria dell’origine del prodotto agricolo in etichetta e rilancia l’importanza degli studi condotti in campo agroalimentare riguardanti la definizione dell’impronta digitale dell’uva da tavola pugliese mediante l’analisi metabolomica, al fine di evitare che uve da tavola straniere possano continuare ad essere spacciate con il marchio del ‘made in Puglia’. Infatti, secondo Coldiretti Puglia, i primi risultati tangibili di tali studi consentono la discriminazione delle uve in base alle varietà, all’origine geografica e alle tecniche agronomiche impiegate per la loro produzione. In un’altra nota, sempre della Coldiretti, si rileva che “i continui sbalzi termici non giovano certamente al settore agricolo”, per cui le imprese agricole “si trovano ad affrontare fenomeni controversi, dove in poche ore si alternano eccezionali ondate di maltempo a caldo fuori stagione”. Situazioni, queste, imprevedibili per cui diventa sempre più importante, secondo il presidente pugliese di Coldiretti, “far ricorso all’assicurazione quale strumento per la migliore gestione del rischio” oltre che provvedere ad una “necessaria rivisitazione delle provvidenze da riconoscere (ndr – al settore agricolo) in caso di calamità naturali”. Infatti, le  calamità naturali, dovute all’impazzimento climatico, ogni anno rischiano ormai di condizionare pesantemente l’andamento economico del comparto agricolo pugliese, per cui occorre che le istituzioni di governo del comparto (Regione e Governo nazionale) quanto prima facciano la loro parte, adottando le necessarie misure atte a sostenere di vota in volta il reddito delle aziende agricole danneggiate da fattori imprevedibili ed indipendenti dalla volontà di coloro che lavorano ed operano in agricoltura ed, in particolare, nei settori colpiti da eventi naturali o, paradossalmente, a volte anche dalla politica estera dello Stato di appartenenza.  

 

Giuseppe Palella

   


Pubblicato il 15 Novembre 2016

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