Cultura e Spettacoli

Antiche cautele da viaggio

La facilità con la quale chiunque oggi può viaggiare fa apparire addirittura eroico l’esercizio del Grand Tour. Con questo termine si intende un tipo di viaggio di studio o formativo che fra il Settecento e l’Ottocento i gentiluomini e i giovani rampolli dell’aristocrazia nord europea intraprendevano avendo come meta per lo più l’Italia (il termine turismo e più in generale il fenomeno degli odierni viaggi turistici intesi come espressione della  cultura di massa ebbero origine proprio dal Grand Tour). Venezia, Firenze, Roma e Napoli erano le città più ricercate. Non furono comunque pochi i viaggiatori che si avventurarono fin sulle sponde adriatiche e ioniche del nostro Mezzogiorno. La Puglia, per esempio, in tempi diversi conobbe visitatori celebri nelle persone di Janet Ross, Hermann von Riedesel, Ferdinand Gregorovius, Leopold Stolberg ed altri. Costoro, si è detto prima,  si ‘avventurarono’ da noi. Il termine non è fuori luogo. Suddivisa in Stati e Staterelli, fornita di una rete stradale pessima e poco ‘ricettiva’ per dirla in termini moderni, l’Italia rappresentava una sfida per il viaggiatore straniero. Occorreva innanzitutto imparare un po’ d’italiano essendo sommamente difficile nel Belpaese trovare un albergatore, un facchino o un cocchiere che sapesse di tedesco, di francese o di tedesco (ma con chi avesse studiato era possibile intendersi parlando in latino). E poi toccava munirsi di distinti passaporti per ogni regno attraversato. C’era poi il problema del denaro. Come districarsi nella giungla della diversità delle divise monetarie? Si ricorreva a fedi di credito e biglietti di cambio che i banchieri convertivano in moneta ‘locale’ previo pagamenti di commissioni inique ; le stesse commissioni diventavano scandalose se la transazione avveniva ad opera dei privati. E di denaro ne occorreva molto. In proposito concordavano tutte le guide stampate all’estero e rivolte a chi intendesse varcare le Alpi. L’Italia era costosa sopratutto a causa della tendenziale disonestà di commercianti, postiglioni, albergatori e servitori, quando in contatto con viaggiatori stranieri. E il rischio di incappare nei tanti briganti che spadroneggiavano lungo le strade? Non esisteva viaggiatore che scendesse in Italia senza una spada o una pistola da tenere costantemente a portata di mano. Da non trascurare nemmeno l’aspetto alimentare. I più previdenti, sapendo di doversi misurare con cibo ben diverso e non volendo rinunciare alle abitudini di casa, riempivano il loro bagaglio di spezie giudicate introvabili da noi. Altra buona precauzione era considerata il partire con un riserva di farmaci (nella quale precauzione si può leggere anche sfiducia nella professionalità dei nostro medici). Completava il set da viaggio il ‘serraglio da porta tascabile’, in altre parole un lucchetto con cui mettere in sicurezza la cassetta da viaggio con le cose più preziose o la porta della stanza assegnata dal locandiere.

Italo Interesse


Pubblicato il 11 Giugno 2020

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