Cultura e Spettacoli

Cariatidi e telamoni, storie diverse

Dal 2002 alla periferia di Vaste, una frazione di Poggiardo (25 km a sud di Lecce), trova posto una risorsa turistico-culturale dal nome accattivante : il Parco dei Guerrieri. Si tratta di un Museo all’aperto esteso per venti ettari su un’area archeologica corrispondente all’originale abitato messapico (il nome del Parco trova spiegazione nella presenza di suggestive sagome in lamina di ferro di guerrieri messapi realizzate dallo scultore Ferruccio Zilli). Gli scavi hanno riportato alla luce il percorso delle mura, i resti di un tempio pagano, le fondamenta di molti  edifici, una necropoli e una quantità di reperti. Una parte di questi ultimi è conservata nel centro storico di Vaste, all’interno del palazzo baronale. Il resto è sparpagliato in altri musei, anche esteri. I pezzi migliori, quattro statue femminili, sono divisi tra il Museo Castromediano di Lecce e il Museo Nazionale Archeologico di Taranto. Una scelta inspiegabile, considerata l’unicità dell’assieme. Stiamo parlando infatti delle quattro cariatidi che facevano parte di un sontuoso monumento funerario (una cariatide è Lecce, le altre tre a Taranto). Ma la tecnologia ha messo una pezza a tanta dissennatezza. Utilizzando uno scanner 3D laser è stato possibile riprodurre in scala 1:1 felici copie in poliuretano delle quattro cariatidi. Il risultato (vedi immagine) orna il portale d’ingresso del Parco dei Guerrieri. La storia delle quattro cariatidi di Vaste riporta alla mente, ma per altre ragioni, quella dei quattro telamoni che ornano l’atrio del Municipio di Bari (premesso che il telamone è l’equivalente femminile della cariatide, va precisato che le sculture di Vaste hanno almeno tremila anni, mentre quelle di Bari meno di duecento anni). Ad accomunare le due storie è il declino del buon senso. In entrambi i casi le opere sono state estrapolate dal loro contesto storico e architettonico. Quelle di Vaste, come si è visto, sono state smembrate. A Bari ciò non è accaduto. Ma tanto apparente buon senso è figlio di più macroscopica dissennatezza : il gratuito abbattimento di un meraviglioso palazzo in stile liberty del quale quei telamoni facevano parte e che sorgeva nell’allora piazza Roma, oggi piazza Moro. Chi l’ha fatta più grossa? Quel complesso di cariatidi, volendo, può essere ricomposto, mentre è impossibile riedificare il maestoso edificio barese ‘sorretto’ dai telamoni in questione. Dunque… Ma il caso-telamoni fa relativamente specie a Bari. Non è il capoluogo pugliese la città dove fu consentito di spezzare la continuità architettonica della Muraglia con l’elevazione di uno sgradevole palazzotto in vetro e cemento?

Italo Interesse

 


Pubblicato il 11 Giugno 2020

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio