Cronaca

“Aperti alla città e all’ascolto dei problemi dei baresi”

 

Desirèe Digeronimo, unica donna nella rosa dei candidati sindaci di Bari. Una proposta di programma la sua, dal titolo “Bari in 100 pagine”, che si apre alla città e all’ascolto e che mira alla rinascita del capoluogo pugliese, affinchè entri in una dimensione europea, recuperando quelle che sono le bellezze artistiche e naturali.

Dottoressa Digeronimo, quali sono stati i motivi che l’hanno spinta a candidarsi?

“Mi sono trovata a condividere un percorso insieme a persone che come me volevano ascoltare e comprendere i problemi di questa città. E così abbiamo deciso di creare una lista civica. La mia candidatura è nata in modo del tutto naturale, con il forte desiderio di dare una possibile alternativa a questa città, al di là di quelle che sono le tradizionali fazioni politiche”.

Qual è il suo programma elettorale?

“La nostra, in realtà, è una proposta di programma, perché si apre alla città e all’ascolto. E’ molto articolata e prende in considerazione una serie di aspetti relativi allo sviluppo, in discontinuità con quanto è stato fatto fino ad ora. Tra le proposte del programma c’è la semplificazione della macchina burocratica, che deve diventare un sostegno per i cittadini. Più in generale, il programma che proponiamo è caratterizzato da una serie di proposte che vogliono mettere in gioco diversi settori, da quello culturale a quello commerciale, puntando alla risoluzione dei gravosi problemi strutturali, relativi al rilancio delle infrastrutture,  della mobilità e dei trasporti e dando nuova dignità ai quartieri baresi, che non amiamo definire periferie. Quindi, nella Bari del futuro non ci sarà più il quartiere periferia, ma un quartiere che assumerà la dignità di un piccolo centro cittadino, che potrà garantire la stessa vivibilità presenta nelle zone più fortunate della città”.

Ha già qualche idea su quella che potrebbe essere la futura squadra di governo?

“Vorrei accanto menti illuminate della città, che desiderino unirsi per far rinascere Bari, in una dimensione europea, recuperando quelle che sono le bellezze artistiche e naturali di questa città. Non desidero persone che rispondono ad equilibri partitocratici, ma solo coloro che hanno a cuore il benessere e lo sviluppo del nostro territorio; persone che godano di autonomia intellettuale, che facciano crescere tutta la città, nella prospettiva di aumentare la ricchezza del territorio. Mi piace paragonare Bari ad una bella donna, ma trasandata. Infatti, Bari ha le caratteristiche di una bella città, ma mai nessuno è riuscito a valorizzarle adeguatamente”.

Se sarà eletta sindaco, sarà una delle poche donne, se non erro la seconda, a governare la nostra città. Una bella sfida, no?

“Essere donna oggi significa tutto e niente. Le donne sono protagoniste del loro tempo, lavorano, gestiscono casa, figli e marito. Sulla carta spesso però pagano il prezzo di tutte quelle incombenze che per mentalità e cultura restano sulle nostre spalle. Le donne dovrebbero avere il coraggio di raggiungere obiettivi che possono sembrare ambiziosi, ma che in realtà sono assolutamente raggiungibili. Bari, attualmente, ha bisogno di essere abbracciata ed accolta con quella sensibilità che le donne hanno. Personalmente, ho trovato grande accoglienza anche da parte degli uomini, che hanno una concezione forte e positiva delle proprie donne. E questo emerge con grande forza, quindi possiamo ritenerci una società che è in grado di innovare”.

Cosa ne pensa dei suoi avversari politici?

“Questo è un periodo particolare per la nostra città, perché il prossimo sindaco dovrà decidere quale sarà la Bari del futuro. Il mio non è un giudizio personale, ma li ritengo non utili in questo momento per la città di Bari. Non credo che un manager pubblico, quale Di Paola, molto vicino all’azione amministrativa dell’attuale classe dirigente, possa racchiudere in sé tutte quelle caratteristiche necessarie per far rinascere Bari. Non bisogna solo essere competenti, comprendere i problemi ed essere capaci di risolverli, bisogna anche avere quell’autonomia intellettuale, quella libertà d’azione che consenta, a colui che amministrerà la città, di trovare una mediazioni tra contrapposti interessi, per risolvere dei grossi nodi che ci sono e che non sono stati sciolti. Mi domando ad esempio cosa potrà fare Di Paola in merito alla questione del Petruzzelli, avendo contribuito alla Fondazione con 800mila euro; c’è un evidente conflitto di interessi. Stessa cosa penso di Decaro, il quale appare in maniera chiara come sia solo un extension di Emiliano. Ha rivestito numerosi ruoli, che però poi non ha mai portato a termine, per questo non è possibile elaborare un giudizio chiaro su di lui. In questo momento ci vuole qualcuno che abbia competenza, umiltà, capace di fare un gioco di squadra, che abbia una visione concreta del fare e soprattutto che abbia coraggio di delineare un’idea precisa per questa città. Il mio è un giudizio negativo sulla loro utilità oggi a risolvere i problemi della nostra città. La mia quindi è una valutazione politica, legata a questo momento storico”.

Nicole Cascione


Pubblicato il 28 Gennaio 2014

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