Cultura e Spettacoli

Attenzione a dove si mettono i piedi

Poche cose sono più belle del camminare per un bosco. I nostri, quelli dell’Alta Murgia, promettono suggestioni ad ogni passo. Attenzione però ai branchi di cani inselvatichiti e ai branchi di cinghiali, i primi conseguenza della crudele pratica dell’abbandono, i secondi frutto di una politica demenziale in fatto di ripopolamento. In assenza di branchi, attenzione a dove si mettono i piedi. Può succedere di incappare in cocci di vetro abbandonati dal solito incivile, in una vipera o in un ordigno inesploso dell’ultima guerra (chi volesse saperne di più a quest’ultimo proposito consulti il blog di Giovanni Lafirenze, ‘Biografia di una bomba’). E attenzione alle malefatte dei bracconieri. Per via del divieto di caccia in vigore in tutto il grande Parco pugliese, questi galantuomini adesso pongono in essere sistemi di caccia silenziosi e non convenzionali che, a ragione dell’impiego di mezzi vietati, possono rivelarsi pericolosi anche per escursionisti, salutisti, campeggiatori, raccoglitori di funghi. In altre parole, i bracconieri sono tornati a fare uso di tagliole e lacci di ferro (quante di queste trappole letali sono state individuate dalla Forestale nel territorio di Ruvo). La tagliola consiste in una morsa metallica con orlatura a denti di sega che, azionata da una molla, scatta appena la zampa della preda fa abbassare una piastra a cui è collegato l’arco di percussione. Facilmente occultabile con erba e terriccio, una tagliola può sfuggire anche all’occhio del più esperto escursionista. Basta incappare in un tagliola pensata per intrappolare un cinghiale perché un adulto non riesca più a muoversi (questa trappole sono sempre incatenate ad un tronco). Un po’ più difficile (ma non per i bambini) è incappare nelle trappole col cappio in tensione, che si costruiscono forzando verso il basso un ramo alla cui punta sia attaccato un cappio. Appena la preda tocca l’esca (posizionata in modo tale  che la preda debba prima infilare il capo nel cappio), il movimento impresso al ramo sgancia il cappio dall’aggancio artificiale. Il ramo torna allora bruscamente in posizione tirando il cappio verso l’alto. Così, in una frazione di secondo, la preda si ritrova irrimediabilmente ‘impiccata’. Quanto meno, in questo caso, la sofferenza dell’animale è molto limitata. Con la tagliola, invece, l’agonia può durare anche tre giorni. In Rete gira un video in cui un giovane e tracotante cacciatore dopo aver dimostrato come si posiziona, si ‘arma’ e si occulta una trappola per volpi, a causa di un dislivello del terreno perde l’equilibrio e casca sulla tagliola che lo ‘azzanna’ alle natiche… Un incauto fortunato visto che l’amico video maker molla il cellulare e lo soccorre. Ma un cane, un gatto, una volpe, un lupo, un cinghiale, un orso non hanno a chi chiedere aiuto.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 21 Maggio 2016

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