Cultura e Spettacoli

Benedicto decimo sexto vivo celeriter habuimus novum pontificem

CI corre l’obbligo di Dire la Verità: quando alle 19 di mercoledì, 13 marzo 2013, il comignolo, posizionato sul tetto della “cappella sistina”, incominciò a diffondere al cielo la fumata bianca, segno che i cattolici giochi cardinalizi s’erano conclusi con l’elezione del nuovo sovrano assoluto dello “stato del vaticano”, eravamo, anche, NOI incollati (per dirla con gergale figuratività), come milioni di inquilini del pianeta,  davanti al televisore, come, d’altronde, migliaia di curiosi stazionavano in “piazza s.pietro” in roma. Abbiamo Detto curiosi, non fedeli in quanto il papa di santa (??) romana chiesa, da quando costantino permise ai credenti in Cristo di uscire allo scoperto dalle catacombe, è stato un’autorità, eminentemente, politica e, spesso, della peggiore specie, non religiosa, né morale. Per secoli e secoli, appellandosi i papi ad un falso documento, scoperto tale  nel 1500, con Metodo Filologico, dall’Umanista Lorenzo Valla, che Attestava di una presunta donazione di costantino di tutto l’impero romano d’occidente al papato di roma, i papi si sono comportati come sovrani assoluti, esercitando il loro dispotico potere temporale sul centro fino al limitare del settentrione  italiettino, in maniera invasiva, poi, calandosi negli affari sporchi di imperatori, principi regnanti in tutta l’europa e oltre le colonne d’ercole, quando colombo le superò in cerca di altre terre da far sfruttare ai negrieri incoronati che avevano finanziato la sua impresa e, ancora, oltre, quando la croce incominciò a pellegrinare per ogni dove davanti alle armate dei colonialisti sanguinari. Nonostante con la breccia di “porta pia” nel 1870 i papi cattolici si siano visti sottrarre roma dal nascente regno italiettino e, quindi, l’ultimo lembo del loro potere temporale, grazie a mussolini, che firmò nel 1929 con il segretario di stato vaticano, cardinale gasparri, i “patti lateranensi”, un nuovo stato fu costituito su una porzione del territorio di roma, che, però, aveva giurisdizione su tutti i palazzi di sua proprietà e  sui luoghi di culto cattolico, dislocati sulla Terra, in virtù, anche, di trattati, accordi che la diplomazia vaticana ha stipulato con gli stati di tutti i continenti. Quindi, un organismo statale di piccolissime dimensioni, sebbene con tentacoli capaci di abbracciare, d’intromettersi con millenaria arroganza nelle questioni politiche, economiche planetarie, non di rado, facendo comunella con i fautori dello ”status quo ante”, dei privilegi acquisiti attraverso il rapinare i popoli e gli stati inermi, caldeggiando le maniere forti contro coloro che attentassero all’ordine degli stati,  latinamente, non costruito sulla giustizia, sulla concordia, sull’equità. Le religioni positive sono state, ognora, il braccio spirituale(???) del potere; hanno controllato le masse in nome, per conto del potere. Come mai, infatti, uno dei valori sbandierati dalla religione cattolica, ad esempio, è stato. è la famiglia ? Perché la famiglia è la cellula ove si organizza il consenso al potere ed è stata, è la principale produttrice di carne da macello per le armate di esso. Come mai la chiesa cattolica è stata, è contraria alla regolamentazione delle nascite, blaterando che l’atto sessuale non finalizzato alla procreazione è peccato ? Perché nelle economie di sussistenza, che si vogliono eterne, di tanti “sud”  del mondo nel tempo e nello spazio, più braccia in una famiglia “producono” molto più di quanto riescano a consumare. Marx Affermava che non è la religione che fa l’uomo, ma è l’uomo che fa la religione; NOI, invero, Puntualizzeremmo che il potere fa la religione per infinocchiare i poveri di spirito con premi virtuali nell’ ”al di là” , se sono fedeli ad esso, con castighi reali nell’”al di qua”, se sono ad esso infedeli. Non a caso “fidelis” nella Lingua Latina (Ahi, la parola che si fa con l’uso strumento di persuasione, di rassegnazione dell’uomo in una situazione di oggetto nell’altrui possessione) era lo schiavo che si alienava nell’essere cosa nelle mani del padrone; ”infidelis”era lo schiavo che problematizzava, tentava di mettere tra parentesi la, testé menzionata, alienazione, reclamando di essere soggetto della sua storia e, per quanto gli fosse, singolarmente, possibile, della Storia oltre la sua. Quindi, milioni si scristianizzati (Machiavelli individuò nel comportamento della gerarchia cattolica l’indifferenza verso la religione degli italiettini, che furono e sono cattolici all’anagrafe; verso i canoni morali che essa elaborava ed elabora ma che al di sopra di essi riteneva e ritiene di posizionarsi. La “vox populi”, pertanto, immagina che i preti cattolici raccomandino ai destinatari delle loro sillabe: ”Fate ciò che vi diciamo, non fate ciò che facciamo”) ad aspettare che il camerlengo di santa (??) romana chiesa desse l’annunzio del “gaudium magnum”. Ed esso giunse: il prescelto (da una congrega di 115 vecchie carambane che, dopo oltre duemila anni, pretendeva, ancora, di affidare il pilotaggio spirituale, diciamo, di un miliardo di uomini ad una sola persona a cui si dava la facoltà di parlare, di agire in nome di tutti) era l’argentino, di padre piemontese e madre argentina, mario bergoglio, arcivescovo di buenos aires, “qui sibi imposuit nomen franciscum”. “Iterum”, non possiamo EsimerCI dal Dire la Verità: l’apparire sulla “loggia delle benedizioni” della basilica di s.pietro di questo uomo di bianco vestito, senza la mozzetta, foderata d’ermellino, cara a ratzinger, che, invece, di, ipocritamente, recitare la parte dell’umile operaio ratzingeriano nella vigna del signore, alla folla festante (tutte le folle sono nelle piazze, che hanno “la dimensione del mondo”, acriticamente, follemente, festanti all’apparire di qualsiasi uomo sui balconi), a tutti gli “incollati”, sparsi nel pianeta, al televisore, augura un’ amichevole  “buona sera”, una “buona domenica”, un “buon riposo”, un “buon pranzo”, anche a NOI, irrevocabilmente, non credenti ma, soprattutto, lontani da qualsiasi concessione di credibilità nei confronti di chi nei millenni non ha Evangelizzato le masse, ma con le glosse al Vangelo, adattandolo alle esigenze del potere, lo ha diffuso tra esse, snaturandolo di quel poco di contenuto rivoluzionario, che esso contiene, ha fatto un’impressione positiva che CI ha per alcuni secondi Emozionati, nei quali siamo Riandati a Francesco d’Assisi il quale Vedeva nel Dialogo tra due Uomini dal Pensare contrastante la Convergenza di due “Metanoie”, cioè il possibile Superamento vicendevole delle opposte posizioni intellettuali, culturali, politiche, religiose. Non vittoria di uno dei dialoganti sull’altro, né resa di uno dei dialoganti all’altro, ma Disponibilità all’ eventuale Mutare di Pensiero da parte di ambedue, rispettando le diverse storie, le diverse identità dalle quali doveva Sortire la nuova Umanità di essi, attraverso il sereno Dialogare. In questa luce va letto, anche, il tentato Dialogo di Francesco con l’Islam. Ma fu di breve durata la fascinazione dello spettacolo (ché tutto è spettacolo nelle manifestazioni della chiesa cattolica, specie in san pietro: le coreografie degli attori della liturgia, i costumi sfarzosi di essi, gli ori e gli argenti degli oggetti che nel corso di esse vengono usati, le Musiche di Grandi Autori Cantate dalla Cappella di Angeliche “Voci Bianche”, i luoghi grandiosi, maestosi che fanno ad esse da sfondo e da “location”) della sobrietà, semplicità di comunicazione del bergoglio ché, immantinente, CI Sovvenne che nel periodo della dittatura di videla, cioè dal 1976 al 1983, il nostro era generale dei gesuiti di argentina di stanza a buenos aires dalla quale ogni mercoledì partiva un aereo con decine di detenuti politici che venivano gettati in mare dall’altezza di viaggio del medesimo. Bergoglio non poteva non sapere, aveva una posizione di spicco, se avesse tuonato la sua disapprovazione nei confronti del regime, come ha saputo, voluto fare con la politica dei Kirchner (Nestor e Cristina), rei di aver legalizzato, sotto la loro presidenza, i matrimoni dei gay, accusandoli di distruggere il progetto di dio e di favorire quello del demonio, molte Vite sarebbero state Salvate. Nella considerazione di gran parte degli argentini verso bergoglio si va: da complice degli assassini, a condiscendente, a distratto, a neutrale. Le mamme e le nonne di “Plaza de Mayo” ritengono che nella migliore delle ipotesi bergoglio ha taciuto sulle responsabilità dei torturatori. Caduta la dittatura, i vescovi argentini, tra cui bergoglio, composero una preghiera, chiedendo perdono a dio per essere stati indulgenti verso le posizioni totalitarie, che avevano violato le libertà democratiche ”che scaturiscono dalla dignità umana”. Bergoglio è stato, anche, accusato di essersi opposto a qualsiasi tentativo di innovazione nell’ambito della chiesa cattolica e, tra l’altro, alla “Teologia della Liberazione”, per la quale, secondo padre Gutierrez, il Mèntore di essa, “la salvezza è nella liberazione che inizia nella storia e va al di là di essa e si oppone alla dominazione”. C’è nella “Teologia della Liberazione” la valorizzazione della Teologia, come Riflessione Critica della prassi, e del ruolo dei poveri, dei fedeli, come soggetti destinatari della salvezza nella storia, nella chiesa, nella teologia. Infine, è stato insinuato che, considerate le ombre addensatesi sulla vita di bergoglio, non tutte diradate; preso atto del suo conservatorismo dei princìpi e dottrinale, non è il Francesco Storico il suo Punto di Riferimento, quando ha scelto il nome Francesco per il suo “cursus” papale,”sed” qualcun altro non, facilmente, congetturabile.  Gaspare da Patrignano ci riferisce che Francesco Si Copriva con un sacco di iuta: ma non Gli bastava ché Egli voleva Vivere secondo le Forme del Vangelo; ai suoi Confratelli Ripeteva le Raccomandazioni di Cristo ai suoi Discepoli: ” Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io facciate voi (GV.13.15)” e Continuava : ”Io ho fatto la mia parte: quanto spetta a voi, ve lo insegna Cristo”. Direttamente, senza la mediazione delle croste ermeneutiche che la tradizione aveva accumulato sulle Scritture. Francesco anticipò di parecchi secoli il “sacerdozio Universale” di Lutero ché, senza mai prendere i voti, Pretese di Predicare la Buona Novella del Vangelo, pur se, Figlio “Vedente” di una chiesa “non vedente”, ad essa richiese l’ ”imprimatur” alla sua “Regola” Dice Auerbach: ”La paupertas unisce Francesco con Cristo, stabilisce la posizione del santo, quale “imitator Christi”. Bergoglio in quei palazzi che gli permetteranno di vivere come un principe rinascimentale, visitato, omaggiato dai potenti che soli potranno incontrarlo, avvicinarlo, leccato da cortigiani, timorosamente, ossequiosi, potrà, a torto, presumere di essere il vicario di Cristo, giammai  l’ ”alter Christus”, come il Poverello d’Assisi, che, per Formazione Culturale, per Divina Coerenza con il Verbo, che in Lui “Caro factum est”, non potrà, altrettanto giammai, essere il suo Modello.

Pietro Aretino, già Detto Avena Gaetano

pietroaretino68@virgilio.it     


Pubblicato il 20 Marzo 2013

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