Cultura e Spettacoli

Brindisi e quel braccio di mare sfortunato

Hanno ragione i marinai ad essere superstiziosi? A sentire alcuni di loro i velieri fantasma e le navi maledette sono tutt’altro che uno scherzo. Anche alcuni specchi d’acqua sarebbero senza fortuna e testimoni sempre dello stesso tipo di accidente (naufragio, speronamento, ammutinamento…). E il caso del braccio di mare antistante Brindisi? Domenica scorsa un traghetto greco, lo ‘Ierapetra L’, in navigazione verso Igoumenitsa, a venticinque miglia da Brindisi lanciava il segnale internazionale di soccorso : l’equipaggio non riusciva ad avere ragione di un incendio in sala macchine. Pronto l’intervento di tre motovedette della Guardia Costiera, poi di un rimorchiatore e di tre mercantili. Domate le fiamme, il traghetto è giunto a destinazione verso l’alba. Nessuna tragedia dunque, anche perché a bordo non c’era un passeggero. Tutto il contrario di quanto accadde il 28 agosto 1971. L’Heleanna, un traghetto in servizio sulla rotta Ancona-Patrasso e con 1174 passeggeri a bordo, mentre viaggiava verso il porto italiano prese fuoco a 25 miglia nautiche da Brindisi… Morirono venti persone, ne rimasero ferite altre 270. Soccorsi aeronavali partirono da Brindisi, Bari, Monopoli, Taranto e Grottaglie con la partecipazione spontanea di numerosi pescherecci che diedero il loro contributo alla ricerca dei dispersi in mare e al soccorso dei naufraghi (quando dopo molte ore l’incendio fu domato, il relitto della nave venne rimorchiato a Brindisi dove rimase per tre anni  prima di essere spostato ai cantieri di La Spezia dove, parzialmente demolito, fu trasformato in chiatta). Le ragioni di quella tragedia erano cominciate prima di quell’infausto 28 agosto. In origine la Heleanna era una petroliera fabbricata in Svezia che nel 1966 l’armatore greco Efthymiadis acquistò e convertì in nave passeggeri. La trasformazione comportò la disposizione di cabine tra il ponte superiore e la sala macchina. La soluzione, infelice, fu responsabile del rogo. Quando una fuga di gas nei locali delle cucine scatenò l’incendio, le fiamme raggiunsero in un attimo la vicinissima sala-macchine. A complicare le cose si mise il numero di passeggeri in sovrannumero (ben 554) e il fatto che delle dodici scialuppe di salvataggio sette avevano gli argani bloccati e non poterono essere calate in mare (peraltro, di quelle calate, una, a causa dell’affollamento, si ribaltò). La successiva inchiesta appurò le pessime condizioni dell’unità e il cattivo funzionamento dei sistemi di soccorso e degli idranti in dotazione. Il comandante della nave, Dimitrios Anthipas, poi condannato sia dalla magistratura italiana che da quella greca, trattenuto a Brindisi dalle nostre Autorità cercò la fuga il 30 agosto del 1971, ma venne arrestato un attimo prima di riuscire a imbarcarsi furtivamente, insieme alla moglie, su una nave diretta in Grecia.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 3 Dicembre 2014

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