Cultura e Spettacoli

Vincenzo, ardito ‘disperato’

C’è una piccola-grande pagina di storia italiana intermedia tra la fine della Grande Guerra e l’avvento del fascismo che merita attenzione : La Reggenza Italiana del Carnaro, proclamata il 12 agosto 1920 da D’Annunzio col sostegno di alcune migliaia di irregolari. Il colpo di mano del Vate si spiega con la mancata assegnazione di Fiume al Regno d’Italia a guerra finita. La Reggenza durò fino a Natale, quando a colpi di cannone la Regia Marina Italiana costrinse i Legionari ad abbandonare la città in forza del Trattato di Rapallo che riconosceva lo Stato Libero di Fiume (ma Fiume sarebbe divenuta italiana quattro anni più tardi per effetto del Trattato di Roma). La Reggenza del Carnaro ebbe una Costituzione, detta Carta del Carnaro. In essa venivano sanciti la “sovranità collettiva di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, razza, lingua, classe e religione”, il diritto di divorzio, l’inviolabilità del domicilio, il risarcimento dei danni in caso di errore giudiziario, la pensione di vecchiaia, l’assistenza per malattia o disoccupazione involontaria… Per il suo carattere rivoluzionario e futurista la Carta del Carnaro fu evento di portata epocale che consegnò alla Storia i 142 giorni di vita della reggenza fiumana. Eppure, a parte qualche libro, quei 142 giorni continuano a restare ignoti ai più. A porre rimedio sta provando da qualche tempo Stefano Angelucci Marino, che storico non è. L’infaticabile attore abruzzese è autore di ‘Legionari’, un testo che egli interpreta con modalità da teatro di narrazione. ‘Legionari’ è la confessione postuma di uno dei pochi Arditi abbattuti dalle cannonate fratricide. Vincenzo detto Civitella , reduce abruzzese della Grande Guerra, è un giovane inquieto. Lui la storia della ‘vittoria mutilata’ non riesce a mandarla giù, perciò tornato a casa, riparte alla volta di Fiume, dove entra a far parte de La Disperata, la compagnia speciale agli ordini di D’Annunzio. E qui comincia il racconto della sua breve ma intensissima epopea di Legionario. Angelucci Marino è credibile nei panni di un Vincenzo in grigio-verde che si manifesta autentico figlio del popolo, personaggio schietto e simpatico, un po’ brusco, anche ombroso, persino lunatico, sempre pieno di impeto, a suo modo idealista. Scurrilità da caserma condiscono una narrazione sapida che va avanti a ritmo intermittente : decelerazione, stop e rapida ripartenza… e avanti così. Questa ‘aritmia’ aiuta a centrare il personaggio, che oscilla fra rozze convinzioni e stupori da paesano inurbato. ‘Legionari’ è pure una preziosa lezione di storia che, partecipata con brusca rustichezza, torna più originale.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 3 Dicembre 2014

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