Cultura e Spettacoli

“Cattedrale di luce”, torna l’appuntamento col solstizio d’estate

E’ attesa domenica 21 giugno giorno del solstizio d’estate, come ogni anno nella Cattedrale di Bari, la magia dell’evento naturale creato da un fascio di luce solare che filtrando dal rosone della facciata si proietta perfettamente sul rosone musivo posto ai piedi dell’altare. Un fenomeno che scaturisce dalla posizione in cui fu costruita la Chiesa, tra il XII e il XIII secolo, con la facciata rivolta a Occidente. Per l’occasione il Maestro Miro Abbaticchio autore di “Microm Project”, in collaborazione con il fotografo Nicola Amato, pubblicherà uno spettacolo di musica per immagini intitolato “Cattedrale di Luce”.

 

Come nasce l’idea di musicare le immagini della Cattedrale nel giorno in cui la luce trionfa sull’oscurità?

 

“Dopo anni di collaborazione audiovisiva con il fotografo barese Nicola Amato, l’idea di musicare un evento astronomico così importante è nata spontaneamente. Nicola mi ha fornito le immagini sulle quali ho costruito letteralmente il tessuto audio e strumentale. Ho iniziato con dei cluster orchestrali che si intersecano a frammenti di canto gregoriano vocalizzato da un contraltista, il tutto collocato in una struttura sonora che ricorda ambientazioni mediorientali. Questo perché Bari rappresenta il perfetto connubio di città latina e araba nello stesso tempo. Il pianoforte evoca silenzio, acque tranquille, mare e notti stellate. Il punto focale del video si concentra sulle figure che si radunano a mo’ di cavalieri templari intorno al rosone posto sul pavimento antistante l’altare della Cattedrale. La musica diventa quasi guerriera, pagana, che sottolinea un rituale in corso di svolgimento nell’attimo preciso in cui l’ombra del rosone sulla facciata della chiesa, combacia perfettamente con quello sottostante. L’organo a canne sottolinea la bellezza dell’evento, incutendo contemporaneamente un timore verso ciò che è nascosto”.

 

Il culto del solstizio generalmente è associato al paganesimo mentre la cattedrale è un simbolo tipico del cristianesimo. Come può l’arte, nelle sue più svariate forme, trasformare questo dualismo in sintesi perfetta tra sacro e profano?

 

“Perché il sole, in tutte le religioni, specialmente in quelle pagane, è sinonimo di luce, di vita. La Cattedrale è, per eccellenza, il luogo in cui si celebra la vita eterna, nella luce del Cristo risorto dalle tenebre e l’arte, come forma di bellezza coniuga perfettamente il sacro ed il profano. Le chiese diventano spazi in cui produrre musica, non solo sacra, luoghi in cui la pittura, la fotografia, la scultura si inseriscono agevolmente nel grembo che le accoglie”.

 

Lo spettacolo “Cattedrale di luce” è molto suggestivo: i suoni rievocano musiche antiche e le immagini ci consegnano la bellezza architettonica del romanico pugliese. C’è una corrispondenza d’amorosi sensi tra l’arte visiva e quella musicale e quanto essa incide nella scelta dei suoni?

 

“Come ho già sottolineato, le immagini mi hanno sempre ispirato percorsi musicali, un inseguimento di idee che si formano nella mente per poi divenire forme intangibili, come i suoni di cui sono composte. L’archeologia, la paleontologia, la natura, stimolano la mente nel comporre eventi sonori, pertanto la collaborazione con Nicola Amato, maestro nell’arte della luce (perché “fotografia” etimologicamente significa studio della luce) ed esperto nel racconto fotografico di chiese, monumenti, paesaggi rupestri, bellezze naturali, non poteva che convergere con il mio percepire musicale. I suoni che utilizzo, spesso evocano il mondo antico dal quale noi tutti discendiamo, fa parte del nostro corredo genetico che viene da lontano, dalla Magna Grecia, dalla Roma imperiale, dalle incursioni spagnole e quant’altro. Magicamente, tutto questo magma sonoro-visivo in divenire, pur provenendo da due punti di vista molto lontani (musica e immagini), si sincronizza in modo perfetto durante la fase di montaggio. Le due arti convivono in un rapporto intrinseco. Le immagini evocano suoni, la musica evoca immagini”.

 

Un famoso aforisma di Dostoevskij recita “La bellezza salverà il mondo”. In questo periodo drammatico l’umanità ha bisogno di ritrovare la fede e la fiducia nel futuro, è possibile che l’arte si faccia portavoce di un messaggio di speranza?

 

“L’arte, in tutte le sue forme, rappresenta sempre un messaggio di speranza, poiché finché essa vive e si rinnova, significa che l’umanità è qui. Noi siamo ancora qui ed inseguiamo e sempre inseguiremo la bellezza dovunque essa si nasconda”.

 

Maria Giovanna Depalma

 


Pubblicato il 19 Giugno 2020

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