Claudio Lepore è il fondatore di Barproject Accademy una società pugliese che dal 2008 si occupa con passione e professionalità della cultura del beverage a 360 gradi: formazione, ricerca, servizi catering, consulenza. Da Barproject nasce anche “Splash”, la fiera internazionale di beverage e hospitality che quest’anno avrebbe raggiunto la sua quinta edizione. Un settore, quello di Claudio, fondato sull’aggregazione, tra i più penalizzati dall’emergenza covid-19. Alla liquidità dei tempi, tuttavia, Claudio ha sempre risposto con liquidità di idee. L’ultimo risultato della sua instancabile creatività è il progetto BPLab, il laboratorio urbano nato lo scorso novembre nel cuore del quartiere Japigia.
Come nasce BPLab?
“Prima di tutto vorrei chiarire che BPLab non è solo un bar. Non si tratta solo di miscelazione, ma significa portare cultura nel mondo dell’hospitality sotto forma di beverage e non di food. Il cuore è Barproject S.r.l che investe. BPLab è un laboratorio di idee liquide, in cui cerchiamo di far vivere diverse forme di cultura, uno spazio aperto e condiviso. Lo spazio è a disposizione per chi vuole parlare, fare prove, confrontarsi, fare presentazioni aziendali, e tesserarsi consente benefit. È un posto per il sociale, fatto per chi vuole sperimentare insieme a noi. In questi mesi abbiamo fatto concerti, performance teatrali, presentazioni aziendali, mostre fotografiche, e come accademia presentiamo open day e masterclass. Eravamo partiti anche con il coworking, e continueremo appena sarà possibile. A BPLab sperimentiamo quello che la gente vorrebbe, se quello che pensiamo è giusto. È un acceleratore di menti, cerchiamo di far capire ai ragazzi come ci si crea un identità, cosa vuol dire il bar del domani. La cosa più importante del laboratorio è il roasting. Noi facciamo anche il caffè, come funzionavano gli spacci di quartiere. A BPLab ci sarà la possibilità di prendere il caffè dal roasting di quartiere.”
A che modelli ti sei ispirato?
“Ho viaggiato molto. I paesi del nord Europa mi hanno aiutato a studiare i loro concetti di ospitalità, innovazione e studio, e dall’ Africa, dove abbiamo fondato un’altra sede dal 2013, ho imparato soprattutto il concetto di slow time, il tempo da godersi. L’Italia comincia a essere all’avanguardia. I roasting bar sono l’esempio perfetto, sono uno stile di vita, ordini una tazza di caffè filtro e ti prendi il tuo tempo.”
Cosa significa per un settore come il tuo essere professionali?
“Negli anni abbiamo parlato di caffetteria, green detox, alcolici, siamo arrivati a 12 corsi. Oggi la clientela è attenta e vuole sapere sempre di più. Stiamo facendo corsi anche di accoglienza, a breve avremo un maggiordomo che insegnerà i protocollo dell’accoglienza. Questa è un esclusiva.”
Cosa vuol dire accogliere? Far sentire a casa un cliente?
“L’ospitalità si fonda su protocolli da rispettare. Confronteremo i vari standard nazionali e capiremo dove e come usare questi protocolli. Il bar è un punto di aggregazione, un luogo di incontro e vedrà non più la quantità ma la qualità. Dal 18 maggio non andrai più nei posti perché c’è gente, ma andrai nei posti perché conosci quella gente. Questa è la realtà. Bisogna essere professionisti, ora ci interessa la qualità. L’accoglienza è nei dettagli, nell’attenzione.”
Come hai scelto di investire nella fase 1?
“Abbiamo lanciato delle iniziative sui social per far divertire i nostri clienti e permettere ai nostri allievi di continuare a studiare. Innanzitutto abbiamo investito in nove webinar, i primi sei completamente gratuiti. Si tratta di appuntamenti destinati a formazione e allenamento. Proponiamo alternative su come allenarsi e studiare da casa, per chi si è formato da noi, ma anche per i curiosi. Ogni nostro trainer si mette a disposizione ogni giovedì fino a metà maggio. Dalla pagina BpinPillole abbiamo poi lanciato il contest #fattincasa: una challenge che vede la gente in casa a sperimentare liquori homemade. Il vincitore sarà premiato sulla base dei seguenti criteri: coinvolgimento di un parente, la ricerca e la territorialità del prodotto, simpatia, e visibilità. Per la fase due, nel rispetto di chi continuerà a preservarsi, ma non vuole rinunciare ai nostri servizi, ci stiamo attrezzando per originali catering a domicilio.”
Per te il legame con il territorio è imprescindibile. Come hai scelto di raccontarlo in “Visioni da Sud”?
“Visioni da Sud è l’ultima drink list di BPLab che racconta il nostro territorio: i vari percorsi della puglia, la città bianca, il lungo mare, il latte, i pomodori, i forni sociali. Puoi bere un drink alle mandorle e vedere come si coltivano, un altro drink salino in cui godere da uno scafo delle scogliere del Gargano. Il tutto grazie a dei visori di realtà aumentata (realizzati dall’agenzia Moreview) in cui si racconta la puglia, i nostri sapori, e le esperienze autoctone. Una sorta di marchio di garanzia.”
Quali sono le aziende che ti hanno fornito i prodotti locali?
“Fra gli ingredienti utilizzati ci sono i rosoli del liquirificio artigianale gravinese Amari & Rosoli, lo cherry della foggiana Cher10, il vino bianco prodotto ad Acquaviva da Pietregiovani, il kombucha della barese Fervere oltre a estratti da prodotti tipici come la carota viola di Polignano. A BPLab anche l’acqua è made in puglia ed è fornita da Orsini. La drink list è completata da prodotti di aziende leader della tradizione italiana come Bonaventura Maschio, Gamondi e T+. i drink sono stati studiati anche per chi non beve alcolici.”
Claudio è un imprenditore, ma soprattutto un pensatore liquido e un visionario. Barproject ha scelto di investire questi mesi nel gioco, nel divertimento, senza trascurare la cultura, la formazione e l’ospitalità. Claudio è consapevole delle difficoltà che il suo settore attraverserà, ma non si da per vinto. Del resto la parola “crisi”, significa scelta, e Claudio ha scelto la ricerca, la cultura e la professionalità.
Quali sono le parole chiave del futuro del bartendering e dell’hospitality?
“Le stime parlano di due anni di declino ma ci aspetta una risalita 2022. Bisognerà attrezzarsi, magari chiudendo le porte e servendo all’esterno, e confidando nel buon senso della clientela. I locali all’aperto avranno meno difficoltà. L’istruzione e la formazione, sono e saranno una leva fondamentale per riqualificarsi ed evolversi. Nuove parole entrano a far parte della nostra vita quotidiana: multitasking, smartworking, webcall. Ma secondo voi, essere multitasking potrebbe essere un successo o un regresso? Ed essere smart? Cosa significa esattamente? Velocità d’intelletto per proiettarsi al futuro o velocità d’intelletto per cogliere le opportunità di riflessione che la gente ci sta regalando oggi?”
Federica Muciaccia
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