Cronaca

Com’è facile scappare dalle carceri: quattro evasioni da Trani in 15 giorni

Sono riusciti a scappare come avrebbe fatto un alunno discolo per rientrare in aula di nascosto, a scuola, oppure un militare ritardatario in caserma, come si faceva tanti anni fa, per non incorrere in punizioni. Ma nel nostro caso parliamo dell’evasione da un ex carcere di massima sicurezza a Trani, scavalcando il muro di cinta del penitenziario. Una «evasione annunciata», hanno già chiosato i sindacati autonomi degli agenti penitenziari. Un omicida e un rapinatore i due evasi l’altro ieri dal carcere di Trani dopo aver scavalcato, come detto, il muro di cinta del penitenziario. Daniele Arciuli, di 22 anni, era in carcere per un omicidio commesso cinque anni fa, fine pena nel novembre 2024. L’altro evaso, Giuseppantonio De Noja, rapinatore seriale, era in carcere dal 2017 col fratello, anch’egli detenuto a Trani, per una mezza dozzina di rapine compiute ai danni di gestori di distributori di carburante nei dintorni del capoluogo. Uno degli aspetti da chiarire è che i due detenuti-evasi pare girassero liberamente per il carcere grazie alla vigilanza poco marcata imposta anni fa dalla direzione di diperatimento. Il muro di cinta era sguarnito e il poliziotto della sala regia ha dato subito l’allarme, proprio mentre i due hanno scavalcato il muro, ma tanto non è bastato per acciuffare Arciuli e De Noja, tuttora latitanti. Insomma, a quanto sembra evadere dal carcere è diventato un “gioco da ragazzi”, come ha commentato Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato di Polizia Penitenziaria. “Basta seguire i copioni di uno dei tanti film prodotti sulle evasioni più celebri o spettacolari e più semplicemente scavalcare il muro di cinta”, ha calcato la mano Di Giacomo. Aggiungendo che la nuova evasione di due detenuti, questa volta dal carcere di Trani, con persone particolarmente pericolose come un omicida, “…fa salire a quattro il numero di evasi nel giro di due settimane”. Per Di Giacomo “le cause sono facilmente individuabili, o almeno per noi: il clima di delegittimazione del sistema penitenziario che di fatto favorisce i comportamenti violenti dei detenuti; la forte carenza di uomini-donne e di strumenti e strutture adeguati. Nel primo caso lo abbiamo detto già in tante occasioni. Dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere la situazione nelle carceri è profondamente cambiata e i primi ad avvertirlo e ad avvantaggiarsene sono proprio di detenuti che avvertono il senso di impunità e di buonismo nei loro confronti. Quanto al fabbisogno di personale non sono affatto sufficienti le poche centinaia di nuove assunzioni di cui parla l’Amministrazione Penitenziaria: per i rappresentanti dei lavoratori che ogni santo giorno si sacrificano nei nostri istituti di pena, servirebbero non meno di 7 mila nuovi agenti e contestualmente sarebbe non meno necessario procedere al potenziamento di strumenti in dotazione per svolgere il controllo delle carceri. Almeno se non si vuole delegarlo ai criminali. In proposito i sindacalisti delle divise grigie sono ancora in attesa di un piano di attuazione delle promesse che il premier Draghi e la Ministra Cartabia hanno fatto in occasione della visita nel carcere casertano, quando parlarono di nuovi padiglioni da costruire, di nuove assunzioni, di attività di formazione per il personale, oltre che di programmi di rieducazione dei dei detenuti. Troppe parole al vento, come sempre, ben oltre le sbarre in questo caso…

Francesco De Martino


Pubblicato il 28 Agosto 2021

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