Cronaca

Come si uccidono le lame a nord e sud di Bari

Un habitat territoriale, quello che attornia il capoluogo pugliese a pochi chilometri di distanza, che rischia di essere irrimediabilmente compromesso per sempre. Tanto per essere precisi parliamo di quello ricompresso tra le campagne di Conversano e Mola di Bari, giù giù fino a Cozze, ex ridente frazione balneare dove il colore del mare sta già cambiando da quello azzurro, limpido e cristallino, in quel marroncino melmoso. Un mutamento che non promette niente di buono. Anzi, un vero e proprio disastro ambientale che peggiora di giorno in giorno nella ignobile e totale indifferenza di amministratori più impegnati a mettere le mani sui contributi miliardari, come furono quelli del Piano Urban per rifare il lungomare coi progetti degli architetti di grido, che occuparsi di ambiente e territorio. Eppure i piani idrogeologici e di recupero ambientale avviati da regioni e province si sprecano con montagne di mappe e grafici chiusi a chiave nei cassetti e armadi degli uffici tecnici, mentre sindaci e presidenti a capo delle varie giunte si mostrano sempre più incapaci di rimettere in funzione un depuratore. Continuando a scaricare su altri le colpe (come fossero venefici liquami) dei mancati interventi d’emergenza per bloccare almeno il deflusso della melma a mare. E intanto dove c’erano forme di vegetazione, flora e fauna marina, ora ci sono fiumiciattoli di melma, detriti e carcasse che conducono il loro carico di morte direttamente a mare. Dove sono i sindaci e i consiglieri che hanno fatto della tutela dell’ambiente e della salute dei loro concittadini i loro vecchi e decrepiti cavalli di battaglia? E gli ecologisti del Wwf e Legambiente? Possibile che nessuno s’è accorto di nulla a Mola e Conversano, oppure il loro grido d’allarme è stato così flebile che nessuno l’ha sentito? Nessuno se accorto di niente da sette mesi a questa parte? C’è voluto il segretario di un piccolo, ma battagliero, movimento politico barese per informare enti e istituzioni del compimento di possibili, gravissimi reati ambientali. Reati che il Parlamento sta decidendo addirittura di introdurre nel Codice Penale, con pene severissime. E non basta. Forse gli amministratori locali non lo sanno, o fingono di non saperlo, ma in una delle tante, magnifiche gravine che attraversano le campagne di Conversano, all’altezza della Torre del Monsignore, ci sono contadini che per allargare i confini dei loro appezzamenti di terreno, stanno sversando quintali e quintali di materiali inerti. Suoli abusivi creati artificiosamente che, una volta raggiunto il livello giusto, verranno ricoperti e quindi coltivati, nascondendo per sempre antiche gravine sotto tutela ambientale, morte sotto il peso di detriti e materiali di risulta.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 2 Marzo 2013

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