Cronaca

Da Bari un appello al recupero delle forme di devozione popolare

Ieri mattina i vescovi delegati, partecipanti al simposio “Mediterraneo Frontiera di Pace”, promosso dalla CEI ed in corso a Bari presso il Castello Svevo, si sono confrontati in “gruppi minori” dai quali scaturirà un documento conclusivo della giornata ma dapprima hanno ascoltato la relazione della professoressa Giuseppina De Simone che ha esposto il tema “Consegnare la fede alle generazioni future.
Sfide e risorse nel contesto del Mediterraneo
”. Un aspetto di questo documento tocca particolarmente le nostre comunità locali perché tocca il delicato tema del rapporto tra evangelizzazione e pietà popolare. Questo argomento si inserisce nell’ambito del più vasto tema della trasmissione della fede alle generazioni future, soprattutto nel bacino del Mediterraneo, ma anche con una attenzione al nostro Mezzogiorno nel quale codesto sentimento è particolarmente diffuso. Infatti -nonostante i Paesi del Mediterraneo vivano una situazione religiosa molto differenziata nella quale i Paesi dell’Europa occidentale sono attraversati dalla secolarizzazione nei suoi esiti contemporanei e questa tocchi anche i Paesi dell’est capaci di custodire la presenza cristiana persino durante gli anni bui della dittatura comunista e, in forme diverse, pure le terre d’Oriente e i Paesi del Nord Africa, apparentemente immuni, per cultura e tradizione, rispetto ad ogni separazione tra ciò che è di Dio e ciò che è degli uomini- il risultato che si produce anche nel nostro Sud ove la fede religiosa di stampo tradizionale sia ancora molto viva, è quello dell’iniziare  ad avvertire “non […] propriamente l’indifferenza nei confronti della religione – anche quando ciò che dà senso alla vita è ricercato a prescindere da Dio -, e non […]neppure la totale eclissi del sacro” ma piuttosto una metamorfosi del sacro, con una profonda trasformazione rilevabile anche nel modo di vivere la fede.  Di conseguenza la relatrice  considera che “sempre più la ricerca spirituale e l’esperienza religiosa si costruiscono fuori del recinto delle istituzioni, disegnando comunità mobili in cui alla forza di coinvolgimento emotivo corrisponde spesso la labilità dei legami. È il credere senza appartenere fino in fondo, o sentendosi parte per il tempo di una emozione .” E codesti aspetti riguardano anche il nostro Sud ed in particolare la Puglia ove l’Evangelizzazione fa i conti con la secolarizzazione che segna soprattutto la vita delle giovani generazioni. In tal senso le dinamiche della secolarizzazione avanzata non appaiono in contraddizione con il recupero delle forme di devozione popolare che si registra a livello diffuso. Per giunta nelle nostre realtà locali, molto vive di tradizioni e manifestazioni religiose nei diversi periodi dell’anno, vengono coinvolti i giovani, che, però ci partecipano non consapevolmente ma in via consuetudinaria nella dimensione della ricerca e custodia del “sacro”. Le conclusioni della cattedratica, per questo aspetto della relazione, si riassumono nella considerazione che “il sacro, nella forma della devozione”, non solo resista a ogni secolarizzazione tesa a neutralizzarne la forza di incidenza, “ma negasse nelle sue forme più essenziali ogni barriera e distinzione identitaria. C’è una domanda di salvezza e c’è un’esperienza di Dio che la devozione popolare, nel suo carattere trasversale, restituisce e che sfugge ad ogni forma di razionalizzazione, spesso componendosi, tra l’altro, con pratiche di vita e competenze che si iscrivono perfettamente nell’ordine di una gestione tecnica e secolare dell’esistenza .” Perciò la De Simone inscrive il recupero delle forme di religiosità popolare nell’alveo della dimensione più ampia dell’Evangelizzazione guidata dal Magistero ecclesiale, in particolare verso le giovani generazioni, affinché il sentimento popolare rientri nelle sue forme più genuine sfuggendo a qualsiasi forma di strumentalizzazione e possa essere utile strumento per la formazione dei giovani sia in senso più ampio che nell’ottica locale. Dunque, concludendo, anche da Bari si avverte l’esigenza di come la formazione delle coscienze popolari, soprattutto giovanili, attraverso anche forme molto semplici, sia fondamentale per un fecondo cammino cristiano ed anche “laico”. Si auspica che ciò non rimanga solo “sulla carta” ma sia immediatamente operativo nelle nostre comunità.

Savio Ciciolla

 


Pubblicato il 21 Febbraio 2020

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