Cultura e Spettacoli

Da Fiume a Brindisi i lingotti della Banca d’Italia

A sei miglia nautiche da Torre Inserraglio, una vecchia fortificazione che svetta sulla costa ionica tra Porto Cesareo e Gallipoli, ad una profondità di 106 m. giace una piccolissima nave. La vicenda del Lancillotto Padre è emblematica dei sacrifici, per giunta improduttivi, che durante la guerra mondiale la Regia Marina impose alla flotta mercantile. Non bastando le unità da combattimento, si arrivò in quegli anni ad armare persino i piroscafi, poi ribattezzati incrociatori ausiliari. In questo clima da straccioni, la povertà di mezzi spinse una Patria sgangherata a requisire persino i mezzi da pesca. Fu questo il caso del Lancillotto Padre, un peschereccio d’altura costruito nel 1921 dall’armatore genovese Lancillotto Saltamerenda. Sua funzione non era ingaggiare combattimento (a parte due mitragliatrici pesanti, era pressoché disarmato) bensì pattugliare le coste contro tentativi di sbarco nemico. Un lavoro oscuro, consumato ai margini del teatro di guerra. Ma nei giorni convulsi dell’Armistizio la sorte volle strappare il Lancillotto Padre all’anonimato regalandogli l’occasione di iscrivere il proprio nome nella Storia. Era il 10 settembre 1943 quando il comandante del peschereccio, in quel momento a Fiume, riceveva l’ordine di unirsi ad un convoglio composto da tutte le unità presenti in porto in partenza “in direzione sud”. Il convoglio era composto da 14 motopescherecci, i sommergibili Ametista, Otaria e Ruggero Settimo, la nave appoggio sommergibili Quarnerolo, l’incrociatore ausiliario Moncenigo e sei piroscafi. Uno di questi piroscafi, lo Iadera, avrebbe navigato al centro della formazione e coperto sui fianchi da altre unità. La misura precauzionale era dettata dalla necessità di difendere il carico dello Iadera : i fondi della Banca d’Italia, un carico imprecisato di lingotti d’oro. Una missione ad altissimo rischio per la presenza di alcuni u-boot tedeschi in Adriatico e la minaccia costante della Luftwaffe : l’ordine da Berlino era attaccare qualunque convoglio battente bandiera italiana diretto a Sud. La buona sorte difese il convoglio che due giorni dopo raggiunse Brindisi, allora in mano agli Alleati e già sede del Regno del Sud. Quell’oro venne consegnato al fuggitivo Savoia?… Il silenzio delle fonti anche a proposito dell’entità di quel tesoro è inspiegabile. Terminata la missione il Lancillotto Padre dovette ricevere l’ordine di raggiungere il porto di Taranto. Lo si arguisce dal fatto che quattro giorni dopo, alle 10:00 del 16 settembre, il motopeschereccio incappava in una mina all’altezza di Torre Inserraglio e si inabissava. Consumato il suo breve momento di gloria (aver contribuito ad evitare che quel tesoro cadesse nelle mani dei tedeschi) il Lancillotto Padre spariva subito dalla Storia.

Italo Interesse


Pubblicato il 18 Gennaio 2017

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