Cultura e Spettacoli

A sud di Rubini

Raccontare il nostro Mezzogiorno nel giro di un’ora è sfida. Non che i mezzi manchino, giacché, volendo, tutte le arti possono essere chiamate in causa. Il difficile è, all’interno d’una di esse, individuare il tracciato più agile e coerente. Tirando in mezzo la letteratura, ad esempio, si può partire da Cielo d’Alcamo per arrivare a Tomasi  di Lampedusa individuando intorno a questa traiettoria una quantità spiazzante di strade alternative. Esiste perciò un itinerario descrittivo del Meridione d’Italia per ognuno dei suoi estimatori, che per fortuna sono ancora molti. Insomma, a ciascuno il suo Sud, inteso come personale sentiero di narrazione e mai secondo o primo rispetto a quello di chicchessia. Domenica scorsa la platea del Nuovo Abeliano, per la stagione di prosa dei Teatri di Bari, ha potuto apprezzare ‘Sud’ di Sergio Rubini, un viaggio-recital che comincia nel primo Novecento (Matteo Salvatore e Eduardo De Filippo), sale fino agli anni settanta (Carlo De Amicis) e si chiude sprofondando all’indietro di oltre duemila anni (Eschilo) ; nell’appendice-bis si torna ai giorni nostri con una simpatica e atipica nenia in salsa rap nella quale si elencano soprannomi grumesi raccolti da Giacomo D’Angelo. Ad accompagnare  Rubini, un trio composto da Michele Fazio al piano, Marco Loddo al contrabbasso ed Emanuele Smimmo alla batteria (belle le musiche originali composte da Fazio). ‘Sud’ è recital  pianificato con astuzia, anche nel disegno luci. Uno spettacolo di colore geometrico, visto il modo in cui si alternano musica e parole. Fa eccezione a questa geometria il frammento greco nel quale la musica entra in stretta relazione con la parola a sostegno di una palpitante cronaca di guerra (ne ‘I Persiani’ un messaggero porta nella reggia di Susa la notizia della disfatta dell’esercito di Serse ad opera dei Greci). La scelta di Eschilo lascia un po’ perplessi per via dell’estrema dilatazione storico-temporale del concetto di Sud, ma, come si diceva prima, ogni scelta va rispettata. Al contrario, e come era prevedibile, migliore accoglienza hanno incontrato due stralci dalle memorie del grande cantore di Apricena, la versione poetica di ‘De Pretore Vincenzo’ ad opera dello stesso De Filippo e un lungo estratto da ‘La guerra dei cafoni’, il testo di De Amicis edito da Minimum Fax nel 2008. Quanto a Rubini, l’artista grumese si conferma ‘personaggio’… – Prossimo appuntamento con la stagione di prosa dei Teatri di Bari, venerdì 20 e sabato 21 gennaio ancora al Nuovo Abeliano con ‘La Locandiera di Carlo Goldoni’ di Fabrizio Sinisi. Con : Giampiero Borgia, Elena Cotugno, Franco Ferrante, Giovanni Guardiano e Pio Stellaccio. Regia di Giampiero Borgia. Compagnia : Teatro dei Borgia.

Italo Interesse


Pubblicato il 18 Gennaio 2017

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